mercoledì 29 settembre 2010

RICOGNIZIONE SULLO STATO DI ATTUAZIONE DEI PROGRAMMI



In sette giorni Dio creò il mondo. Ed è un’offesa a Dio, un peccato mortale, che Rettondini & Co. questo mondo non siano riusciti a cambiarlo in poco più di un anno di tempo.
Ciò si legge tra le righe delle critiche mosse alla maggioranza dal Cardinal Ambrosini e dai suoi accoliti del centrosinistra.
Colonna sonora del predicozzo notturno la vecchia canzone di Gian Pieretti, Pietre. Rinnovata e legnaghesizzata:
Se facciamo lavori e diamo servizi, magari cofinanziando, continuando o implementando quelli improntati dalla sinistra
Ci tirano le pietre
Se facciamo cose nuove, in discontinuità con il pregresso
Ci tirano le pietre
Grazie alla sinistra abbiamo accumulato tanta di quella pietra da far invidia alle cave della Maremma.
Ma è una pietra con cui non si costruisce nulla di buono e utile per Legnago.
Prendete alcuni interventi dei nostri oppositori.
Marconi si è lagnato perché si sarebbe atteso da questo centrodestra un qualcosa di innovativo rispetto alle cose fatte dal suo centrosinistra. Casari (da segnalarsi suo endorsement a favore della sepoltura di Porta Mantova, subito censurato da Gandini) ha invece criticato la diversa via eletta nel caso India. Ambrosini ha poi rimproverato la maggioranza perché la caserma dei carabinieri ancora non c’è (sic!).
Il centrodestra non deve certo badare a ciò. E non cerchi di essere conciliante con questa sinistra. Se lo facesse incarnerebbe la figura di quel tale – per dirla con Churchill – che dà da mangiare a un coccodrillo sperando che questo lo mangi per ultimo.

Le istanze ferali di Lucio Martinelli


Ad aprire la lunga lista di interpellanze nella seduta consiliare di ieri sera è stato un inacidito Lucio Martinelli che, ancora una volta, si è cimentato su temi ferali.
Lucio auspica la posa in tutte le frazioni di bacheche per la pubblicazione degli annunci funebri con il giusto intento di evitare affissioni su muri e palizzate. Altresì richiede che le epigrafi vengano regolamentate nelle caratteristiche, non vengano più incollate ma appese “esclusivamente con le apposite graffe munite di molle in dotazione alla bacheca. Infine, per evitare il distacco della necrologia cartacea, vorrebbe imporne alle pompe funebri il ritiro nel giorno stesso delle esequie.
Ho incaricato il consigliere delegato Nicola Scapini di occuparsi della vicenda. Il giovane è stato in grado di assicurarsi tre nuove bacheche. Anche per la frazione di Vangadizza. Da sempre attenzionata con amore dall’ex leghista.
Dati i trascorsi, la scelta di delegare un altro mi è parsa vincente… O quantomeno salvifica.
In questo trascorso amministrativo Lucio ha cercato sempre di coinvolgermi in tutte le questioni afferenti Vangadizza.
Mi si faceva notare in una velina “tecnica”:
“Il consigliere Matrinelli l’ha interessata sui problemi della farmacia di Vangadizza. E Lei, assessore, si è messo nei panni di un malato.
L’ha poi ammonita sulla questione delle buche di Vangadizza. E Lei, assessore, si è messo nei panni di chi inciampa. Ancora Martinelli ha voluto evidenziarle il tema dei lampioni di Vangadizza. E lei, assessore, si è messo nei panni di chi rimane al buio.
Non vorrei che insoddisfatto delle sue risposte il consigliere Martinelli desiderasse, con queste funebri istanze, che lei vestisse i panni di un morto”.

lunedì 27 settembre 2010

TRACCE DI CENTURIAZIONE ROMANA


Le tracce di centuriazione in località Ponzina e Paganina sono state finalmente valorizzate attraverso la posa di cartellonistica.
Un grazie a THUTMOSE CO. S.P.A che si è fatta carico dei costi, alla vice direttrice del Museo Fioroni, Dott.ssa Laura Tognetti, per le ricerche e la relazione descrittiva, all'amico Avvocato Antonio Tonetti, vero promotore dell'idea.

domenica 26 settembre 2010

RITROVATA LA SCULTURA LIGNEA DELL'OASI

Dopo la "poltrona", la scultura lignea rubata - con clamorosa tempestività - durante il periodo elettorale, un'altra opera in legno era scomparsa dal parco dell'Adige.
Ebbene, complice la notizia apparsa sul quotidiano L'Arena e la particolare attenzione che i nostri vigili ed i nostri carabinieri stanno attribuendo a questo meraviglioso spazio naturalistico, la statuetta è stata ritrovata al suo posto.
MEGLIO TARDI CHE MAI.
Nel frattempo, anche oggi, dalle 14, ritornano i "pattugliamenti" ambientalisti operati dai volontari de La Verbena lungo la riva dell'Adige. Chiunque volesse offrire il proprio contributo è pregato di contattare gli organizzatori a mezzo del sito www.laverbenadelladige.org

lunedì 20 settembre 2010

DIFENDI IL TERRITORIO, ENTRA NELLA VERBENA




Ecco alcuni volontari de la verbena dell'Adige, da ieri impegnati a "pattugliare" le nostre golene oggetto in queste settimane di terribili atti vandalici.
E' possibile partecipare a queste "ronde" offrendo la propria disponibilità sul sito www.laverbenadelladige.org

NUOVA STRADA PER LA PISTA



FESTA DELL’AEROPORTO. Novità alla manifestazione annuale


Acrobazie, piloti e turismo

Domenica 19 Settembre 2010,pagina 38

Un sogno coltivato per quasi trent’anni ed ora diventato realtà. Dopo una serie infinita di richieste e tratti di selciato sistemati anche a spese dell’associazione Volo Legnago, via Boara - la strada che in località Rosta di Vangadizza porta all’aeroporto - è stata finalmente completamente asfaltata con un intervento messo a punto dall’assessorato comunale ai Lavori pubblici. La notizia, arrivata proprio in coincidenza dell’annuale «Festa dell’aeroporto» organizzata dall’associazione, farà felici sia il centinaio di soci e simpatizzanti del piccolo aeroporto ma anche le tante persone che ogni anno, a metà settembre, raggiungono la pista di volo per ammirare le acrobazie dei velivoli o per provare in prima persona l’emozione di volare. La manifestazione - che si aprirà oggi, alle 9.30, con l’arrivo degli equipaggi e proseguirà all 11.30 con la messa al campo - vedrà la partecipazione di aerei e piloti provenienti sia da tutta la provincia che da altre città del Nord Italia. Tra le esibizioni - che inizieranno verso le 15.30 - una delle più attese è quella del milanese Francesco Fornabaio, punta di diamante dell’acrobazia aerea nazionale ed internazionale, con oltre 2mila ore di volo, di cui più di mille di acrobatico.
Ad attendere piloti e ospiti ci sarà tutto il direttivo di Volo Legnago: il presidente Fabio Crivellente, il vice Giovanni D’Andrea, i consiglieri Gino Bianchi, Luca Barbieri e Paolo Mora. I quali saranno a disposizione per visite guidate dell’aeroporto. I voli turistici vanno prenotati. Sono previste anche le esibizioni di aeromodellismo.E.P.

sabato 18 settembre 2010

I VANDALI DELL'OASI HANNO LE ORE CONTATE

Da L'Arena, Sabato 18 Settembre 2010,pagina 38

Potrebbero avere le ore contate i vandali che, domenica scorsa, hanno incendiato le attrezzature collocate nella golena dell’Adige, alle spalle dell’ospedale di Legnago. Mentre i volontari de «La Verbena» - l’associazione ambientalista capeggiata da Maurizio Antoniazzi che ha in gestione l’oasi naturalistica racchiusa tra ponte Limoni e Villa Bartolomea - si sono già rimboccati le maniche per riparare i danni subìti, è spuntato infatti un testimone in possesso di elementi in grado di dare una svolta alle indagini. E quindi di consentire l’identificazione della comitiva, formata da una decina di ragazzi stranieri, che ha concluso il picnic festivo dando fuoco agli arredi e seminando rifiuti ovunque.
Un ex consigliere comunale di Vigo, che quel giorno passeggiava nel percorso a filo d’acqua, vedendo quel gruppo di giovani attorno ad Antoniazzi, impegnato con un altro volontario a riordinare la golena, si era insospettito. Anche perchè, a fine agosto, il presidente de «La Verbena» era stato aggredito con pugni e calci da un «branco» di ragazzini suppergiù nello stesso punto. E così l’ex amministratore aveva annotato, per precauzione, la targa di una Golf di colore verde scuro. Ossia una delle due auto - l’altra era una Audi A3 blu - con cui la compagnia di amici era arrivata sul posto per fare quel barbecue, autorizzato tra l’altro dallo stesso Antoniazzi, culminato nell’ennesimo raid vandalico.
«A questo punto», annuncia Paolo Longhi, assessore ai Lavori pubblici, che ha raccolto la segnalazione, «presenteremo una denuncia alla polizia locale indicando il nome del testimone, che verrà poi sentito dai vigili. I quali, una volta risaliti all’intestatario della Golf, lo convocheranno al comando». «Confidiamo», conclude, «di individuare gli autori dell’incendio, che meritano una bella lezione: è inammissibile veder continuamente distrutta la golena». S.N.

giovedì 16 settembre 2010

ALLA VIGILIA DEL MATRIMONIO, IL CAPOREDATTORE DI LIBERO, GIULIANO ZULIN, RICORDA IL SUO BORGO NATALE


Canove-Milano. Solo andata. Settecento abitanti scarsi con
tro un milione e mezzo di persone. La campagna e la città. Da una parte si parla dialetto. Sempre. Dall’altra si comunica in italiano. Un po’ terronizzato, ma con le “e” aperte. A Canove le lasagne sono la tagliatelle di Milano. A Milano le lasagne sono il pasticcio di Canove. A Canove ci si conosce tutti. Casa per casa. Pregi e difetti. A Milano non sai nemmeno chi siano i vicini di pianerottolo.
A Milano esci di casa con la testa impegnata. Non guardi niente. Sei concentrato su cosa devi fare. Ti ripassi mentalmente gli appuntamenti. Hai il telefonino che squilla spesso. Gente che ti chiama… “dott. …come sta? La disturbo? Sono in una riunione, mi chiami dopo…” e via con incontri, comunicati, mail, feste, inviti.
A Canove non ti chiama nessuno. Vai direttamente a casa di chi t’interessa. Suoni il campanello, ma più spesso è il cane che avvisa dell’ospite. Abbaiando. Si va direttamente al sodo. Non si dice “come stai?”. Piuttosto “viento drento?…voto un goto?…Beito calcosa?”.
Gli orari e gli appuntamenti sono fissi a Canove. Durante la settimana ci si alza intorno alle 6.30-7.00. Colazione non abbondante (caffélatte col panbiscotto), abbigliamento casual e in macchina si va al lavoro. Nessuno prende i mezzi pubblici. Solo gli studenti. A Porto c’è sempre coda prima delle 8. Si perdono cinque minuti e la gente si lamenta perché i vigili sono lenti. Fanno passare sulle striscie chiunque: “Potrebbero raggruppare un po’ di gente prima di fermare il traffico…”. A mezzogiorno stesso ritornello. Si scappa a casa per mangiare. E poi si ritorna al lavoro. Fino alle 17 o 18. Alcuni si fermano in palestra, raramente si va all’aperitivo. Cena a casa. E alla sera si esce poco. Se pensi di cambiar vita ti sbagli di grosso. Al massimo puoi spostarti a Porto o a Legnago. E già è un passo.
Milano? Non ci sono orari. Quelli del lavoro sono lunghi, perché flessibili. Non sai mai cosa potrebbe capitarti. Le novità sono spesso dietro l’angolo. Stringi mani, vedi gente. E’ difficile orientarsi, all’inizio. I viali sembrano simili. E poi i semafori: appena appare il verde, scatta il cambio. Prima, seconda, terza. In tre secondi tre sei già oltre l’incrocio. A Legnago dopo il verde passano anche tre secondi prima che il primo della fila parta. Che lento. Ti viene il nervoso se sei abituato a Milano. Mangi in giro per i bar che ti propongono piatti pre-confezionati. Alla sera giri per locali e ristoranti. Ne scopri sempre di nuovi, ma quando entri in confidenza con qualche gestore ti sembra di tornare in provincia. Spettacolo. Ti sposti in macchina o con i mezzi perché il parcheggio a volte è un miracolo. E quando lo trovi rischi otto volte su dieci di prendere la multa. Quindi metro, tram, autobus, trenino. Su e giù per le rampe. Di corsa. Perché la gente ti aspetta ma non troppo. Una cosa bella di Milano? Sai che se ti impegni e non molli c’è sempre qualcosa da fare e non resterai mai disoccupato o con le mani in mano. Tutto si può fare. Per chi viene dalla provincia l’importante è mantenere la mentalità da campagnolo: la semplicità dei rapporti è la chiave per conoscere gente e trovare nuovi amici. Se ti milanesizzi perdi te stesso e diventi un ibrido. Né carne né pesce. Insipido.
La sfida non è comunque facile. Per stare a Milano serve coraggio e costanza. Ricordo la mia prima settimana. Il primo giorno di lavoro. Sono partito in treno da Legnago quasi all’alba. Verona e poi Milano centrale. Metro, la verde, fino a Cernusco, dove un amico mi offrì un letto. Sì, ma dalla metro a casa c’erano due chilometri. Tutti a piedi. Metto giù il borsone. Riesco e ritorno alla metro. Altri due chilometri. A piedi. Ancora la verde fino a Loreto. Cambio con la rossa. Fermata Rovereto. Lì c’era il primo Libero. Erano le undici, ma io ero già ubriaco. Dal lavoro sono uscito alle dieci di sera. In metro, mentre tornavo a Cernusco vedevo gente che parlava, rideva, scherzava. Parlavano di vedersi la sera dopo, di calcio, di amici comuni. Mi è scesa la malinconia. Appena uscito dalla metro sono scoppiato a piangere. Volevo tornare a casa. La mattina dopo ho chiamato mio papà, l’unico punto fermo della mia vita. Mi ha detto semplicemente: “proa un par de setimane e se proprio non te ghe la fe, te torni indrio”. Appunto “proa”. Go proà. E non sono più tornato indietro. Sono invece andato avanti. Molto. Grazie a tante persone. La famiglia, gli amici di sempre. Eddy e Pavel. Pavel, l’assessore, veniva spesso a Verona a prendermi in stazione al sabato sera. A mezzanotte e sette minuti. Tornavo sempre nella Bassa. Lui e mio papà si alternavano. Quando li vedevo tornavo a parlare in veneto e in un secondo le tensioni del lavoro, i piccoli-grandi problemi scomparivano. Una liberazione che durava poco. Un giorno. La domenica. Ma mi dava la carica per tutta la settimana. In treno, da Lambrate, si trovava di tutto. Una fauna incredbile. Puttane, discotecari, gente senza un perché e io, che mi leggevo i giornali del giorno prima per farmela passare. Pavel mi ha visto crescere professionalmente. Gli raccontavo tutto. Retroscena, dubbi, problemi, possibilità. Un Amico. Così come Eddy, più avanti.
Con loro ho incominciato a tralasciare un po’ Canove, anche se nel cuore ci sarà sempre spazio per questo piccolo paese che mi ha dato tanto pur non avendo niente da offrire. La piazza, il ponte, i giardini, il campetto da calcio. Gli amici: Alberto, Diego, Andrea, Elia, Stefano, i Fava, Tepa, Bibo, Muna, Nena (che sabato el me sposa), Zanca e tanti altri. I giri in motorin a vuoto, tanto per fare qualcosa. Gli scherzi, le bravate. La base di partenza per fare tutto. Alla sera potevi andare ovunque, ma prima di tornare a casa si passava sempre dalla piazza. E lì arrivavano tutti. Iniziava un’altra serata alle tre di notte. Il bar, Bepo, ha chiuso quando entrammo nel duemila. Non aspettò l’arrivo dell’euro. Non aveva più voglia. Ma fino ad allora quante risate, quante serate. L’amichevole scortesia di Bepo era inimitabile. Un must. E i clienti? Personaggi da film, uno di quelli di Pupi Avati. Che bello, che bei ricordi. Ridevi sul niente. Su un’espressione strana che usciva dalla bocca di un settatenne. Uno spettacolo. Con i ragazzi si stava in piazza fino all’una per decidere dove andare. Ma alla fine si sapeva che si andava al Principe e dopo un’ora e mezza si tornava a Canove. Niente di che. Serate in fotocopia. Ma ogni sera c’era un qualcosa, una battuta, che colorava la notte. La sagra. Un evento. Risotto dopo i foghi, al martedì. Succedeva sempre una rissa. Valeva la pena esserci. Una volta, nel ’94, arrivò un temporale con tromba d’aria e violenta grandinata. Noi sotto il tendone a tenerlo fermo. Gente che urlava, bestemmiava e il prete che invitava tutti alla calma. Poi in chiesa, con gli asciugamani. Cose da raccontare ai nipoti. Cose che non torneranno più. Come la bottega di Romano. Con la Luciana e Michele. Quante volte sono andato in negozio a parlare di tutto: calcio soprattutto, ma anche vita, politica, economia. Prospettive, qualche sogno.
In piazza a Canove non avrei mai immaginato che sarei andato a Milano. Che avrei lasciato tutto per vivere in città. Fissavi le auto, quando passavano, parlavi, giocavi a calcio anche alle due di notte. Sì, studiavo, liceo e università. Non sapevo cosa avrei fatto da grande. Né obiettivi, ma nemmeno limiti. A Canove però ho capito cosa non bisognava fare. Mai mollare e andare sempre avanti. Grazie Canove, il mio cuore batte sempre per te.

martedì 14 settembre 2010

Golena dell’Adige sotto tiro Vandali danno fuoco all’oasi

LEGNAGO. Dopo l’aggressione ai soci de «La verbena», sono state incendiate le attrezzature gestite dal sodalizio


L’incendio appiccato domenica, dopo un picnic, da una comitiva di amici stranieri I giovani avevano chiesto il permesso di fermarsi al presidente Maurizio Antoniazzi

da L'Arena, Martedì 14 Settembre 2010 (Stefano Nicoli)


Non c’è proprio pace per l’oasi naturalistica gestita in riva all’Adige dai volontari de «La verbena». Nemmeno il tempo di formalizzare la denuncia contro il «branco» di ragazzini che a fine agosto aveva aggredito con pugni e bastonate il presidente Maurizio Antoniazzi ed altri tre operatori dell’associazione ambientalista, che domenica scorsa il percorso a filo d’acqua ricavato nella golena del fiume è finito nuovamente nel mirino dei vandali. I quali, questa volta, con tutta probabilità in preda ai fumi dell’alcol, hanno avuto la malsana idea di concludere il loro picnic festivo incendiando uno dei tavoli a disposizione degli appassionati di scampagnate e barbecue. Non prima però di aver abbandonato nello spiazzo devastato dal fuoco una trentina di lattine di birra ed alcune bottiglie di liquore, naturalmente vuote.
Ad accorgersi dell’ennesimo scempio perpetrato ai danni dell’area golonale racchiusa tra ponte Limoni e Villa Bartolomea è stato un passante che, intorno alle 18.30 mentre passeggiava sull’argine sovrastante, ha visto una colonna di fumo e fiamme levarsi da uno slargo attiguo all’orto botanico inaugurato due anni fa dal sodalizio alle spalle dell’ospedale. L’uomo, nel timore che si trattasse di una rappresaglia dopo la denuncia sporta contro gli autori dell’agguato di due settimane fa, ha quindi avvisato Antoniazzi. Il quale, in un primo momento, ha persino tranquillizzato il testimone assicurandolo che era in corso una grigliata tra amici. A trarre in inganno l’erborista di Casette, che il 28 agosto era stato assalito suppergiù nello stesso punto dal «branco» formato in prevalenza da minorenni solo per aver chiesto ragione di un cestino sfasciato, è stato l’incontro fatto poche ore prima lungo il sentiero dove si è sviluppato poi l’incendio.
«Dopo pranzo», racconta Antoniazzi, «ero sceso con un altro socio nell’oasi proprio per sistemare il contenitore danneggiato che aveva scatenato la violenta reazione nei nostri confronti. Mentre stavamo lavorando sono arrivate una Golf nera ed un’altra macchina scura dalle quali sono scesi dieci ragazzi e ragazze tra i 20 e i 25 anni con accento dell’Est, forse romeni». Inizialmente la comitiva non si è mossa probabilmente nell’attesa che l’erborista e l’amico se ne andassero. «Vedendo che continuavamo a lavorare», prosegue il presidente, «i giovani hanno preso coraggio chiedendoci il permesso di fare un barbecue, che hanno ottenuto senza problemi con l’invito però a spostare le auto».
Tanta cortesia e fiducia non sono stati però ripagati con la stessa moneta dal gruppo di stranieri, che ha allungato la catena di danni arrecati negli ultimi mesi all’area golenale dove a luglio era stata impallinata la bacheca della Lav dopo che a gennaio erano state tranciate una tabella e la sbarra d’accesso. «Di fronte a tanta inciviltà verrebbe proprio la voglia di gettare la spugna ma sarebbe la vittoria dei teppisti e degli maleducati che deturpano l’oasi: perciò non molleremo», promette Antoniazzi.

lunedì 13 settembre 2010

Risanata la tribuna est, il «Sandrini» è agibile

Stefano Nicoli

Per omologare l’impianto la società ha fatto lavori per altri 71mila euro Domani l’esordio in casa

Sabato 11 Settembre 2010,pagina 31

Comune e Legnago Salus hanno vinto la corsa contro il tempo per omologare lo stadio «Sandrini» alle partite del nuovo campionato in serie D dei biancoazzurri. A distanza di cinque anni dalla chiusura al pubblico, la tribuna scoperta, meglio conosciuta come «millefoglie» a causa del progressivo sfaldamento degli spalti in cemento armato inaugurati il 5 settembre 1999, è ritornata agibile.
E così domani pomeriggio i ragazzi di mister Andrea Orecchia, reduci dalla vittoria centrata nel debutto di domenica scorsa sul campo dell’Olginate (Lecco), potranno esordire al Comunale ospitando i bergamaschi dell’Alzano. Sempre che questa mattina il fiduciario della Lega nazionale dilettanti (Lnd) della Figc, atteso alle 11 nell’impianto di Casette per una verifica tecnica sulle prescrizioni fissate nel sopralluogo del 31 maggio, non sollevi obiezioni sulla regolarità della struttura.
Un’eventualità a cui Mario Preto, direttore generale del Legnago, non vuole nemmeno pensare: «Abbiamo sudato sette camicie per riuscire a mettere a norma lo stadio malgrado i tempi stretti, le lungaggini burocratiche ed una spesa imprevista per la società». «Fortunatamente», aggiunge il dirigente, «grazie ad una convenzione siglata con il Comune, che si è impegnato a rimborsarci in tre anni i 71mila euro investiti per l’occasione, ce l’abbiamo fatta, seppur al fotofinish, a realizzare i lavori aggiuntivi imposti dalla Lnd per l’idoneità del Sandrini. Compresa la recinzione di 110 metri necessaria a dividere il campo principale da quello sussidiario».
Oltre alla società calcistica, anche l’amministrazione ha fatto la sua parte stanziando 90mila euro per evitare antipatiche trasferte ai biancoazzurri. La conferma arriva dalla ristrutturazione lampo della tribuna est omologata per 712 spettatori - 568 seduti e 144 in piedi - che era stata sbarrata nel 2006 dopo che erano emersi gli inconvenienti strutturali al centro di un contenzioso con l’impresa costruttrice. «Malgrado un’estate piovosa che ha rallentato il cantiere», afferma Paolo Longhi, assessore ai Lavori pubblici, «è stato possibile completare in tempo per il fischio d’inizio la sistemazione degli spalti scoperti destinati alle tifoserie ospiti con infiltrazioni consolidanti di cemento armato. Tant’è che è già stato rilasciato alla società il certificato di agibilità e di collaudo».

Pontili e percorsi sull’Adige Il progetto incassa il primo sì

LEGNAGO. La Provincia ha selezionato l’intervento presentato dalla Giunta con Terrazzo, Angiari e Villa Bartolomea

Stefano Nicoli

I 4 centri potranno concorrere al bando regionale per finanziare la costruzione di aule didattiche, porticcioli e strutture mobili

Venerdì 10 Settembre 2010PROVINCIA,pagina 32

In canoa sull’Adige: il progetto selezionato pensa anche a chi pratica questo sport

L’anno scorso il Comune di Legnago l’aveva presa nei denti vedendosi cassare dalla Provincia il progetto di riqualificazione del centro di San Pietro. Ora potrà invece concorrere alla ripartizione di appositi fondi regionali per la costruzione in riva all’Adige di attracchi ed altre strutture finalizzati a valorizzare, sotto il profilo naturalistico, sportivo e turistico, quello che tre anni fa è stato riconosciuto sito di importanza comunitaria (Sic). Con il vantaggio, tra l’altro, di allestire contestualmente i cantieri in altri tre dei 27 centri raggruppati nell’Intesa programmatica d’area del Basso Veronese e del Colognese (Ipa).
A distanza di 12 mesi da una maldigerita bocciatura, al centro allora di scontri politici ed attriti istituzionali, il capoluogo della Bassa - questa volta assieme alle amministrazioni di Angiari, Terrazzo e Villa Bartolomea con le quali il 17 agosto ha sottoscritto un accordo di programma - è uscito infatti vincitore dal tavolo di concertazione conclusosi questa settimana nei Palazzi Scaligeri per selezionare i nuovi interventi, che potranno spartirsi gli 11,4 milioni di euro stanziati dalla Regione per il bando 2010.
E così, grazie alla concertazione territoriale premiata dal coordinamento presieduto dall’assessore alle Attività produttive Fausto Sachetto, per i quattro Comuni della Bassa si apre l’opportunità di riqualificare il tratto di fiume che li attraversa mediante la realizzazione di attrezzature e percorsi volti a trasformare il corso d’acqua e le zone arginali non solo in un’attrattiva ma anche in una grande risorsa. «Il sole, il papavero e l’acqua» - così è stato battezzato, prendendo a prestito i versi di Pablo Neruda, il progetto da 335mila euro che ha avuto la meglio in Provincia sulla pista ciclo-pedonale Tione-Tartaro-Frescà di Gazzo e sulla ciclabile lungo la provinciale 44/a di Oppeano, classificatesi rispettivamente al secondo e al terzo posto - prevede, innanzitutto, la creazione sulle rive dei quattro Comuni interessati di altrettanti pontili galleggianti con relative passerelle di collegamento per l’ormeggio di canoe e piccole imbarcazioni. L’opera è poi completata da un impianto di illuminazione, da un’aula didattica all’aperto nel tratto di golena gestito dall’associazione «La Verbena» e da un edificio mobile in legno collocato nei pressi della «spiaggetta della mutua» di Legnago a servizio dei 120 soci de «L’Incontro», il circolo socio-culturale per la terza età costretto lo scorso ottobre a smantellare l’oasi sorta abusivamente alle spalle di via XXIV Maggio.
«Il nostro obiettivo, condiviso anche dagli amministratori dei tre centri limitrofi», sottolinea Paolo Longhi, assessore ai Lavori pubblici del Comune di Legnago, capofila del progetto, «è quello di sfruttare le potenzialità del passaggio dell’Adige per migliorare la qualità di vita dei nostri cittadini che possono già contare su golene attrezzate e su una pista ciclabile sulla banca destra. Inoltre, puntiamo ad ampliare l’offerta sportiva e ad implementare l’indotto per i locali affacciati sul fiume».
Tutti obiettivi ambiziosi che, proprio per scongiurare un altro smacco e riuscire a farsi staccare dalla Regione un assegno da 250mila euro, ha convinto la Giunta Rettondini a mettere in piedi una cordata con Terrazzo, Villa Bartolomea ed Angiari. I quali, in base all’accordo con Legnago pronto a cofinanziare l’intervento con 28.735 euro, copriranno l’importo mancante scucendo 18.754 euro ciascuno.

sabato 4 settembre 2010

Né col cuore né col cervello. La gang dei ragazzini non chiede scusa alla Verbena


Purtroppo l’offerta di perdono manifestata a mezzo stampa dal Presidente de la Verbena, Maurizio Antoniazzi, non ha ancora fatto breccia nella coscienza dei ragazzini che hanno usato violenza contro di lui e contro gli altri volontari del sodalizio ambientalista.
Eppure il messaggio, per giorni diffuso su quotidiani come L’Arena e Il Corriere di Verona e veicolato anche attraverso internet è arrivato.
I ragazzini, perlopiù di etnia sinta e ai quali assai probabilmente vanno ricondotti i graffiti apparsi su numerosi edifici recanti la buffa dicitura “Gang Legnago City”, grazie all’aiuto di alcuni insegnanti sono stati riconosciuti tramite face book.
E proprio le foto e i nomi degli aggressori, reperiti attraverso il social network, sono oggetto in questi giorni di repentini cambiamenti: mutano i nomi - magari anche di una sola consonante, e vengono modificate le fotografie, cancellando quelle che ritraggono l’intero branco.
Quanta fatica, quanta fatica per nulla. Oramai le Forze dell’Ordine hanno nomi, cognomi e indirizzi… E domandare scusa, darsi da fare per riparare ai propri errori, se non è una mossa dettata dal cuore dovrebbe essere almeno la via scelta responsabilmente da chi vuole evitare guai peggiori.
La società attende…

mercoledì 1 settembre 2010

INDIVIDUATO IL BRANCO I CARABINIERI INDAGANO

LEGNAGO. Hanno un volto i ragazzini che sabato hanno preso a bastonate quattro volontari


Daniela Andreis

Quasi tutti minori, del Legnaghese, verranno presto identificati Si erano già resi protagonisti di gesti di inciviltà compiuti in città

Da L'Arena Mercoledì 01 Settembre 2010

Già individuati i giovani del «branco» che hanno aggredito sabato, a bastonate e pugni, i quattro volontari de «La Verbena» dell’Adige.
Le indagini non sono concluse ma i carabinieri di Legnago hanno in mano una decina di nomi dei ragazzini presenti quel pomeriggio sul sentiero golenale e che hanno partecipato, o assistito, al pestaggio. Ora inizierà la delicata fase dell’identificazione vera e propria dei giovani e dell’attribuzione delle singole responsabilità. Ma è questione di ore. Il gruppo, a quanto pare, è composto soprattutto da minorenni, come avevano sospettato i volontari che si prendono cura del sentiero naturalistico lungo l’Adige, vivono quasi tutti a Legnago e, purtroppo, si erano già resi protagonisti di altri atti vandalici e di inciviltà in città. Fino ad ora, però, non erano mai arrivati a tanto: pestare con dei bastoni delle persone. Ma sabato è successo, forse perché - ma questo uscirà dal confronto con le forze dell’ordine - alterati dall’alcool: a quanto testimoniato da Maurizio Antoniazzi, presidente de l’associazione «La Verbena», sul tavolo attorno al quale si erano ritrovati i giovani, vi erano anche delle bottiglie di superalcolici. Bottiglie che poi sono sparite.
La brutta vicenda successa in pieno giorno in un percorso naturalistico attrezzato lascerà dunque strascichi piuttosto pesanti. Ai giovanissimi, infatti, potrebbero essere attribuiti i reati di lesioni aggravate, rissa, danneggiamenti aggravati.
Tutto è nato da un sopralluogo dei volontari de «La Verbena» sul sentiero golenale, come ne vengono fatti quotidianamente. Sabato, con il presidente Antoniazzi, c’erano due volontari e una persona che proveniva da un progetto di inserimento del centro diurno «Il Tulipano» dell’Ulss 21. I quattro dovevano ripulire e decespugliare il sentiero golenale, in alcuni punti poco percorribile a causa della presenza di erbe infestanti.
Quando sono arrivati al punto di sosta dove vi sono un tavolo di legno, due panchine e un cestino - arredi praticamente nuovi - hanno notato che il contenitore per le immondizie era sfasciato. La mattina era integro, e così Antoniazzi ha chiesto ragione al gruppo di ragazzi lì presenti delle condizioni del cestino. Costoro hanno detto che non erano responsabili della rottura del contenitore. Ma alle successive domande di Antoniazzi, uno di loro si è fatto sotto con piglio minaccioso. Un altro ragazzino, intanto, sferrava un pugno in faccia al responsabile dell’associazione. Gli altri tre volontari a quel punto sono accorsi, ma per tutta risposta hanno ricevuto delle legnate: alcuni giovani, infatti, avevano già brandito delle stecche del cestino rotto e con quelle hanno picchiato gli uomini. Una specie di «guerriglia», insomma. Armata.