venerdì 30 settembre 2011

IL GRAN RIFIUTO DI MAZZOCCO E LA SALVEZZA DI BISIGHIN

“I BOLGIA”

Dal settembre 2011 su Sky Cinema 2 trasmettono la serie televisiva di produzione franco tedesca I Borgia, dedicata alla famiglia che, con i propri intrighi spesso definiti torbidi, dominò la scena italiana a cavallo tra il XV e il XVI secolo, grazie anche allo sfrenato nepotismo di papa Alessandro VI, che cercò di favorire con ogni mezzo i propri figli. Numerosi episodi oscuri caratterizzarono il pontificato di Alessandro, fornendo materiale per una sterminata letteratura nei secoli a venire.

Nella speranza che qualche regista voglia trarne un B movie, si riportano qui, per puntate – non seguendo un filo cronologico - tutti gli intrighi o, meglio, le disgrazie, della politica legnaghese.



Le trame di Agostino Rossini prevedevano, in un primo momento, non solo lo svilimento del ruolo politico di Loris Bisighin – con perdita della fascia di vicesindaco in favore di Alessio Bariani – ma la sua totale destituzione.
Si narra che Agostino si sia recato dal capogruppo degli Alpini, l’amico Maurizio Mazzocco, a proporgli la carica di vicesindaco: “Sai – gli avrebbe detto il dentista – avevamo pensato a Laura Maron – ma poi la bruciavamo per l’incarico in commissione edilizia”.
Premesso che essere scelto come ripiego non deve certo suscitare orgoglio in nessun essere umano, Maurizio rifiutò per la salvaguardare la propria grande Dignità e l’amicizia nei confronti di Loris.
Deve comunque far pensare questo rincorrersi di trame tra referenti che, sul territorio legnaghese, fanno tutti capo allo stesso consigliere regionale, il quale ha pure il suo bel da fare per smentire il suo diretto coinvolgimento in queste oscure vicende.
Poiché è la “cadrega” la cartina di tornasole più chiara per indagare sui peccati dei politici nostrani, la prova del nove l’avremo a breve, quando verrà a rinnovarsi la commissione edilizia. E vedremo quali saranno i commissari indicati dalla maggioranza

La “Rosa 2” spacca il centrosinistra

Ciò che chiamiamo rosa anche con un altro nome conserva sempre il suo profumo.



Radio Scarpa Ro(s)sa annuncia: a breve la presentazione di un nuovo progetto politico. Ne faranno parte per ora l’ex Presidente del Consiglio comunale Mauro Saldi, con larga parte della sezione legnaghese dell’UDC, e un nutrito crogiuolo di consiglieri comunali di minoranza: dal Cardinale Damiano Ambrosini, a Diego Porfido, da Tommaso Casari a Matteo Limoni.
Dalle botteghe oscure di Via Minghetti – sede del partito Democratico – fanno sapere di non averla presa molto bene.
Lo stesso dicasi per i più grandicelli sostenitori di Nuova Città, i quali – se venisse formato un nuovo gruppo consiliare – vedrebbero sancito il totale scollegamento con il loro candidato e unico consigliere comunale.
Un commento? Non è facile uscire dai soliti schemi e questa è senz'altro una novità interessante. Anche se le similitudini con la prima "Rosa" sono forse un po' troppe.

mercoledì 28 settembre 2011

Porto. In Piazza Costituzione in arrivo la panca lignea

È prossima all’installazione la grande panca a doghe lignee presso Piazza Costituzione.
E così verrà completato il restyling dell’agorà di Porto, costato 365mila euro, 273mila dei quali coperti da un finanziamento regionale su proposta dell’Assessore Massimo Giorgetti.
La piazza, che prima dell’intervento si segnalava per essere una delle più brutte e rovinate della pianura veronese, era già stata inaugurata il 6 luglio scorso con una festa protrattasi sino a notte fonda e molto partecipata.
L’ispirazione del modello di grande panca lignea mi è giunta visitando Piazza Mazzini a Jesolo laddove questo elemento di arredo, nella sua semplicità è riuscito a conferire al centro nuova eleganza e accoglienza.

LUNA DI FIELE.



IL RITORNO DI VENTURATO APRE NUOVI SCENARI NELLA SPARTIZIONE DELLE CADREGHE


È tornato Venturato. Lega e congiurati del PDL hanno approfittato della sua assenza per mettere a segno con un blitz uno dei rimpasti più vergognosi della storia politica di Legnago.
Prima di partire, Massimo, in una col consigliere Stefano Zamperlin, aveva inviato alla segreteria provinciale del PDL una nota in cui chiedeva lumi in ordine alla possibile staffetta in giunta paventata nel maggio scorso da Aldo Brancher. Ricevuta l’indicazione di attendere, un po’ per spirito di appartenenza un po’ per l’incombenza del viaggio di nozze, nessuna sortita è provenuta dal suo gruppo che, come anticipato, è stato lasciato fuori dalla spartizione del bottino di guerra.
In attesa che si compia la beata speranza dell’espulsione dei congiurati dal PDL, Venturato sostiene che l’unico interlocutore istituzionale del partito di Alfano in Legnago sia proprio il suo fidato consigliere Zamperlin.
È con lui e con Bertacco che la segreteria del Carroccio dovrebbe trattare.
Ma Radio Scarpa Padana ha diffuso un’ultima rivelazione: la Lega, per garantirsi la pace armata in Consiglio comunale di Stefano Zamperlin - una sorta di luna di fiele - è disposta ad offrire a Massimo Venturato una poltrona nel cda di Le.Se s.p.a., un posto spettante alla componente giorgettiana e lasciato libero da Claudio Persona su richiesta di Massimo Giorgetti proprio per favorire, col passo indietro del suo fidato, una pacificazione nel PDL che pure non c’è mai stata.
Quindi caduto il tabù del “non leverò mai un mio assessore”, Rettondini potrebbe essere costretto dai nuovi notabili di Legnago, a rimangiarsi anche il veto nei confronti di Massimo Venturato.
Occorre capire due cose: 1) se il gatto di Porto sia intenzionato ad accontentarsi di una poltrona – pur ben remunerata - nell’ente da lui sempre criticato per la manovra Amia, quindi sotterrando l’ascia di guerra per un pugno di dollari; 2) se Stefano Zamperlin sia comunque prono ad accettare un compromesso al ribasso in cui trovare un buon fine politico per Rialzati LegnaGO sarebbe cosa dura anche per un retore di grande lignaggio come Massimo Venturato.

Morto il compagno Bepi Fu primo sindaco del Pci

Legnago. È scomparso a 75 anni Giuseppe Masin, che nel 1979 portò i comunisti in municipio

Stefano Nicoli

Aveva esordito in consiglio nel 1958 dopo essere stato sindacalista Fu funzionario del partito a cui fece causa nel 1988 per i contributi



Da L'Arena, Mercoledì 28 Settembre 2011, pagina 28

Un comunista tutto d'un pezzo, caparbio e risoluto come può esserlo solo un autodidatta che si è fatto da sè difendendo con onestà e a volte con durezza i suoi ideali a suon di memorabili battaglie politiche, di scontri consiliari e di lotte sindacali in difesa dei lavoratori della Bassa. Tanto da non esitare a voltare radicalmente pagina quando si sentì tradito dai compagni di quel Pci al quale aveva dedicato tutta la sua gioventù prima di spezzare nel 1979 decenni di incontrastato dominio democristiano diventando il primo sindaco «rosso» di Legnago.
Con Giuseppe «Bepi» Masin - morto ieri mattina all'età di 75 anni all'ospedale «Mater salutis» dov'era ricoverato da venti giorni - se ne va un altro pezzo di quella storia cittadina in cui, come sostiene l'ex deputato Dc Gabriella Zanferrari, «ideali e desideri personali erano ancora un tutt'uno e lui era la sintesi di quello che deve essere la vera politica». Una pagina, salutata ieri da un cordoglio trasversale in attesa dei funerali fissati domani alle 15 in duomo, che iniziò nel 1954 da un lutto, la morte del padre, che costrinse il compagno Bepi a lasciare Milano dove stava facendosi le ossa in uno studio di stampa e montaggio per aiutare la mamma. Fu così che prese il posto del capo famiglia nella «Cooperativa facchini» alle dipendenze delle Cartiere in cui divenne poi caporeparto e dove, con passione sanguigna e ore di studio rubate al sonno dopo i turni in fabbrica, difese i diritti dei lavoratori prima di timbrare il cartellino allo zuccherificio.
Il grande salto Masin, comunista-cattolico che si battè per strappare alla demolizione la chiesetta dell'Assunta malgrado la «scomunica» di Papa Pio XII gli avesse impedito qualche decennio prima di convolare a nozze davanti all'altare con la mamma dei suoi due figli Luigi e Lorella, risale al 1958. «In quell'anno, in cui il Pci era a Legnago al 13 per cento e c'era gente che, visto il clima, arrivava alle riunioni di partito con la pistola», racconta l'ex consigliere Mario Crocco, amico e compagno di tante battaglie dell'ex sindaco, «Bepi venne eletto per la prima volta consigliere. E subito ingaggiò degli scontri epici con il senatore Dc Dino Limoni facendosi apprezzare perchè era un politico di razza, una persona schietta e generosa, capace di grandi slanci».
Passano gli anni e il compagno Bepi, assistito fino all'ultimo dalla compagna Dina che gli aveva ridato la felicità dopo la scomparsa nel 1996 della moglie Regina, diventa funzionario di partito. Quel Pci da cui divorziò a suon di carte bollate nel 1988 quando intentò una causa che sfociò nella vendita della storica sezione di via Gramsci per risarcirlo. E tutto perchè la federazione, dopo 17 anni di attività, non gli aveva versato correttamente i contributi. Un epilogo doloroso che gli costò l'espulsione e che lo fece approdare in Rifondazione comunista con la quale svolse il suo ultimo mandato consiliare, dal 1999 al 2004. Ma che non cancellò i bei ricordi di un risultato memorabile: quello ottenuto alle elezioni del 15-16 gennaio 1979, che gli permise di infilarsi la fascia tricolore alla testa di una Giunta Pci-Psi.
«Grazie all'astensione di un socialdemocratico», ricorda Giorgio Soffiati, assessore in quell'esecutivo, «si superò l'impasse dell'anno prima quando il pareggio portò al commissariamento. E così Masin divenne sindaco facendo conoscere alla città una nuova primavera dopo anni di paralisi». Tant'è che nella tornata elettorale del 1983 il compagno Bepi raccolse un grande successo personale mentre il partito si fermò a 11 consiglieri malgrado l'avanzata proporzionale. In quell'occasione i comunisti finirono all'opposizione cedendo il passò ad una Giunta pentapartito guidata dal socialista Rino Ferrari. Da lì la clamorosa rottura interna, che nel 1984 spinse Masin a rassegnare addirittura le dimissioni sentendosi tradito dai suoi.




COMMENTO
Sono andato a trovare Bepi l'anno scorso insieme ad un altro grande della storia politica legnaghese, Renzo Massaron.
Malgrado le notevoli differenze politiche, tra noi c'era grande affetto.
Mi parlava di quanto si sentisse ancora deluso da quei giovani del PCI (di trent'anni fa) - "intelligentissimi, facevano gli esami senza studiare", ripeteva - che lui amava come figli e che alla prima occasione lo scaricarono.
A distanza di tanti e tanti anni, nel 2004, un dirigente del centrosinistra locale sembra che se ne sia uscito in questo modo per troncare ogni possibilità di accordo tra la civica di Gandini e Legnago democratica: "dite a Masin che va bene per la casa di riposo, ci può andare... Ma da paziente!"
Se hai il cuore buono, caro Bepi, può capitarti di tutto. Anche di essere tradito e maltrattato. Ma hai la consapevolezza dell'affetto della gente per bene. Che non ti dimentica, malgrado gli sforzi di qualcuno.

martedì 27 settembre 2011

RAGANA' E BARIANI... CHE AUTOGOAL!

Leggendo su l'Arena le dichiarazioni di Raganà e Bariani, laddove
questi giustificano la mia cacciata nonché l'indebolimento politico dell'amico Loris
Bisighin in forza della mancanza di condivisione da parte nostra degli
obiettivi strategici dei rispettivi assessorati, vorrei semplicemente
ricordare che sia Raganà sia i due Bariani avevano sottoscritto, in data
28.4.11, un documento nel quale evidenziavano la molteplicità delle
occasioni di incontri programmatici, biasimando per l'assenza
ad essi tanto il loro nuovo sodale Alessandro Rettondini quanto Stefano Zamperlin, definendo pretestuose le loro critiche e quelle dei loro referenti Rossini e Venturato.
Insomma, la poltronite nuoce gravemente anche alla
memoria, oltre che alla dignità politica.

venerdì 23 settembre 2011

Ecco la lettera letta ieri sera in consiglio comunale a Legnago dall'assessore Bisighin: «Così il sindaco è stato ricattato politicamente»

Da Primoweb

Venerdì 23 Settembre 2011

«Cari colleghi, cari cittadini,voglio esprimere alcune considerazioni sugli ultimi sviluppi interni a questa amministrazione, avvenuti, non certo per volontà del popolo, della maggioranza né tanto meno del sindaco, ma causati da tre consiglieri del Pdl, che hanno posto l’amministrazione ed il sindaco di fronte ad un bivio: o rimettere il mandato agli elettori o subire il loro ricatto revocando la nomina ad un collega, che oltre a rappresentare l’espressione della volontà popolare, tanto ha dato per la sua città; e svilendo il sottoscritto togliendoli la delega di vicesindaco. Purtroppo vivo questa situazione per la seconda volta; La prima durante il mandato del sindaco Flangini: compatti ed unanimi nella decisione di non sottostare a meschini ricatti, gli allora assessori e consiglieri, compreso il sottoscritto, hanno rimesso il mandato agli elettori, bloccando di fatto l’attività amministrativa fino a nuove elezioni. Ora, nuovamente tre consiglieri decidono le sorti a loro discrezione, pretendendo di modificare l’assetto voluto dal popolo con le ultime elezioni e avvallato dalle segreterie. I tre consiglieri di maggioranza hanno fatto valere la “regola della giungla”, cioè del più forte, scordando che, nella giungla, e non solo, vale la “legge del branco” e chi non vi appartiene è destinato a morire, e loro, politicamente lo sono già. Ricordo che nella precedente amministrazione, quando appartenevo alla minoranza, io, l’amico Paolo Longhi ed alcuni colleghi presenti indossammo una maglietta che riportava lo slogan “Legnago a chi la ama”: Noi l’abbiamo dimostrato con i fatti e con il cuore. Invito i cittadini ,quando finirà questo mandato che mi auguro resista sino alla sua naturale conclusione, a giudicare non solo gli obiettivi raggiunti da questa amministrazione, ma a riflettere circa il comportamento politico ed amministrativo dei singoli uomini. Caro sindaco e colleghi Anche se d’impulso sarei portato ad abbandonare completamente, la mia razionalità e professionalità, nonché l’amore per la mia città mi impongono di rimanere e, anche se ferito, rimarrò fino al termine del mio mandato o fintanto che mi sarà permesso di restare, continuando ad operare con lealtà ed impegno.

IL MIO "TESTAMENTO SPIRITUALE" 2004 - 2011. 7 ANNI DI POLITICA E PASSIONE














Di seguito il testo letto ieri sera in Consiglio comunale dall'amico e consigliere Diego Porfido; in realtà l'avevo affidato anzitempo al consigliere Lucio Martinelli il quale, tuttavia, non se l'è sentita di darne lettura









Caro Diego,
svolgo per iscritto alcune considerazioni che ti chiedo di leggere dal momento che,
sovvertendo la decisione del popolo,
qualcuno ha deciso
che io non possa più parlare nell’ aula consiliare.

In primo luogo
ricorda a quei pochi che mi vogliono bene
– e che sono e saranno da me ricambiati nell’affetto –
che sono sereno.

In questi anni ho messo a disposizione dei miei elettori e di tutti i legnaghesi
le mie poche qualità.
Ma l'ho fatto con tutto il mio cuore;
come consigliere comunale prima,
come assessore poi.

In Municipio ho vissuto gioie e delusioni.
Com’è normale nelle cose della vita.

Quanto fastidio ho provato per coloro che, disertata
ogni riunione, si lagnavano poi per la mancanza di confronto con me ed altri assessori.

Se solo accennassi a certi episodi e atteggiamenti si farebbero impallidire
i più grandi trasformisti della storia;

ma non serbo rancore per i meschini che
hanno venduto la propria già scarsa dignità pur di ottenere
un tornaconto personale.

Immagino che il giudizio della
gente,
prima ancora che quello del Padreterno,
basterà da solo a garantire il meritato compenso.

Del resto, chi misura la politica nella quantità di
poltrone che può accaparrarsi o mantenere,
sacrificando coerenza, amicizia, passione e coraggio,
non si accorge di aver perduto le uniche cose che rendono la vita veramente degna di
essere vissuta.

Fare politica per me non ha mai significato
fare incetta di cariche con le quali inseguire sogni di potere e ricchezza.


Per questo, venuto meno il mio ruolo in giunta, il mio impegno politico non cessa.

Nessuno,
infatti,
nemmeno i nuovi notabili di Palazzo De Stefani,
potrà cancellare la mia dignità
e l'ambizione di
poter restituire Legnago
a chi, veramente,
la ama!

In fede
Paolo Longhi

Il Consiglio fa quadrato per salvare il tribunale

LEGNAGO. Approvato un ordine del giorno per prevenire la chiusura

La presa di posizione condensata in un documento è legata ai ventilati tagli anticrisi delle sedi staccate

Da L'Arena, Venerdì 23 Settembre 2011, pagina 32

«Giù le mani dal nostro tribunale». Non poteva avere titolo più eloquente l'ordine del giorno, sottoscritto da tutti i capigruppo e votato all'unanimità martedì scorso dal Consiglio comunale al termine di una seduta arroventata dal contestato rimpasto di Giunta, con il quale il Comune di Legnago ha espresso «la sua netta contrarietà alla soppressione dei presidi di giustizia cittadini». Vale a dire la sede distaccata del tribunale di Verona ospitata in piazza San Martino, che già un anno fa aveva corso il rischio di perdere la sezione penale, e l'ufficio dei giudici di pace di via XXIV Maggio. Sebbene non ci sia ancora nulla di certo e si tratti al momento soltanto di una scure virtuale, maggioranza ed opposizione hanno ritenuto comunque opportuno agire per tempo di fronte ad un'eventualità già diventata protesta: quella emersa tra le misure vagliate dal Governo in occasione della recente manovra per la riduzione della spesa pubblica, che vedrebbe penalizzate le sedi periferiche con l'accentramento delle funzioni di giustizia nei capoluoghi di distretto.
Da qui la volontà dell'intero Consiglio di dare man forte alla dura presa di posizione che dai primi di settembre vede impegnati, con un documento ed una raccolta di firme coordinata dall'avvocato Lelio Limoni e dall'ex assessore Paolo Longhi, i legali del Foro di Legnago, poco propensi a rinunciare ad una realtà che ha competenza su 27 Comuni. L'assemblea ha quindi votato un'istanza, predisposta da Longhi prima della sua uscita forzata dalla Giunta, che verrà inviata ora al ministero, ai parlamentari veronesi, al presidente del tribunale scaligero Gianfranco Gilardi e a quello dell'Ordine degli avvocati Bruno Piazzola. «Faremo di tutto», ha assicurato il sindaco, «per scongiurare la perdita di un servizio irrinunciabile per il territorio. Il taglio delle nostre corti di giustizia costituirebbe infatti non solo un sacrificio per i professionisti e i lavoratori del settore ma anche un enorme danno per i cittadini della pianura costretti a spostarsi a Verona con relativi costi e disagi». S.N.

Accademia degli avvocati a convegno

Da L'Arena, Venerdì 23 Settembre 2011 PROVINCIA, pagina 32

Verrà presentato in anteprima regionale a Legnago il nuovo commentario al Piano Casa realizzato dallo studio Barel Malvestio di Treviso. L'occasione per illustrare ad amministratori, tecnici e legali le norme esplicative dello strumento urbanistico è offerta dal convegno «Il nuovo Piano Casa del Veneto e i suoi rapporti col decreto sviluppo» promosso, oggi alle 15.30 nella sala orientale del museo Fioroni, dall'Accademia degli avvocati di Verona e valido per il conseguimento di tre crediti formativi. L'iniziativa, che avrà come relatori l'avvocato Emilio Caucci dello studio trevisano e l'ex assessore ai Lavori pubblici Paolo Longhi segretario dell'Accademia, permetterà di approfondire le modifiche entrate in vigore a luglio. «Una delle novità più importanti», anticipa Longhi, «sta nella possibilità di consentire premi volumetrici anche nei centri storici: un'opportunità per abbellire i vecchi palazzi cittadini privi di protezione». S.N.

giovedì 22 settembre 2011

Bagarre in Consiglio Contestato il rimpasto




LEGNAGO. Vivaci proteste dei sostenitori dell'ex assessore Longhi contro chi l'ha defenestrato

Stefano Nicoli








































Cori, insulti, manifesti e persino annunci funebri contro Pdl e Giunta

Da L'Arena, Giovedì 22 Settembre 2011, pagina 27

Venghino, siore e siori, in Consiglio comunale lo spettacolo inizia. E che spettacolo hanno improvvisato, l'altra sera in municipio dove ha esordito la nuova Giunta post-rimpasto, gli adrenalinici sostenitori dell'ex assessore ai Lavori pubblici Paolo Longhi, vittima dell'ultima faida pidiellina che ha costretto il sindaco a togliere le deleghe al più votato del Pdl e a revocare la fascia di vice a Loris Bisighin pur di non ritornare alle urne: grida, fischi, cori da stadio e manifesti al curaro. Con tanto di magliette inneggianti al golden boy del centrodestra epurato dal fuoco amico e decine di epigrafi sbandierate in aula sino a notte fonda per annunciare la dipartita dell'amministrazione al grido di «dimissioni, dimissioni, dimissioni».
Una bagarre senza precedenti a Legnago, tenuta a freno da uno spiegamento di carabinieri e vigili urbani, che per tre ore filate ha avuto come principali bersagli di sfottò e slogan da curva sud i protagonisti del discusso golpe intestino avallato dal Carroccio: il presidente del Consiglio Maurizio Raganà, il consigliere Alessandro Rettondini, il capogruppo del Pdl Alessio Bariani e suo fratello Riccardo, delegato esterno al Bilancio subentrato al ridimensionato Bisighin. Oltre ad Agostino Rossini, referente del neo assessore Moreno Nalin, che ha ottenuto la contropartita elettorale inseguita da mesi non appena Massimo Venturato, capofila dell'altra corrente «scissionista» messa così all'angolo, è partito per la luna di miele. La serata dai lunghi coltelli, che ha visto agitarsi tra un pubblico delle grandi occasioni anche i consiglieri comunali di Verona Ciro Maschio ed Elena Traverso arrivati a portare solidarietà a Longhi, è iniziata con un primo colpo di scena: alle 20.45, complice anche l'assenza di Stefano Zamperlin, uomo di Venturato, mancava infatti il numero legale. Dopo un'attesa di 15 minuti i banchi del centrodestra si sono riempiti e a quel punto l'imbarazzante debutto dell'esecutivo scacciacrisi è stato tutto un crescendo rossiniano di contestazioni e pesanti insulti contro i «cecchini» del Pdl. Con l'opposizione pronta a rigirare il coltello nella piaga con due istanze urgenti sui contestati avvicendamenti in Giunta rigettate entrambe dalla maggioranza.
Le forche caudine dei supporter dell'assessore defenestrato non hanno risparmiato nemmeno il sindaco. Rettondini è stato infatti investito da un'infilata di «buu, vergogna, dimettiti» e applausi sarcastici non appena è passato a comunicare revoche e nuove nomine motivate «dalla necessità di assicurare all'amministrazione la stabilità necessaria per il realizzare il programma premiato dagli elettori». «Personalmente», ha dichiarato il sindaco, «ho avuto molta difficoltà a proseguire su questa strada e finchè i numeri me l'hanno consentito ho sempre difeso le scelte dell'amico Paolo al quale faccio i migliori auguri».
Nemmeno il tempo di terminare il discorso che in aula è comparso a sorpresa proprio Longhi, accolto da una standing ovation al grido di «Paolo sindaco» che preannuncia rotoli di filo spinato per chi gli ha dato il benservito gettando alle ortiche il suo record di voti.

mercoledì 21 settembre 2011

Si apre la resa dei conti nel Pdl

CRISI POLITICA. Il commissario Bertacco chiederà l'allontanamento dei tre consiglieri e Rossini «Espulsione per i responsabili»

Il rimpasto di Giunta ha tenuto banco nel coordinamento provinciale

Da L'Arena, Mercoledì 21 Settembre 2011, pagina 28

Il rimpasto di Giunta, deciso autonomamente da tre consiglieri del Pdl legnaghese ad insaputa dei vertici del partito, è finito lunedì sera sul tavolo del coordinamento provinciale del Popolo della libertà riunito nella sede di via del Perlar. E, in un vertice al fulmicotone dove sono volate parole grosse ed il «golpe» dei pidiellini è stato aspramente condannato dal coordinatore Aldo Brancher e dagli altri componenti del direttivo, si è aperta la resa dei conti nei confronti del presidente del Consiglio Maurizio Raganà, del consigliere Alessandro Rettondini e del capogruppo Riccardo Bariani: i tre responsabili del siluramento dell'assessore ai Lavori pubblici Paolo Longhi e della revoca della fascia di vice sindaco a Loris Bisighin - i più votati dalla lista Pdl nel 2009 - che è stato assecondato dagli alleati leghisti pur di non lasciare a metà il mandato. E, stando a quanto emerso, non la passerà liscia nemmeno Agostino Rossini, referente politico di Moreno Nalin, sostituto di Longhi in Giunta.
«La cosa non finirà qui perchè il comportamento scandaloso di questi personaggi, che non hanno avuto il minimo scrupolo a sovvertire la volontà popolare per tornaconto personale scavalcando la segreteria, è inaccettabile e non va biasimato», assicura Stefano Bertacco, vice coordinatore e commissario del Pdl di Legnago, che ha ripercorso nella riunione le tappe della crisi di governo in corso da 18 mesi. «Quindi», annuncia, «concluderò la relazione su questa brutta pagina di politica locale, che consegnerò fra due settimane a Brancher, chiedendo l'espulsione dal partito dei tre consiglieri e di Rossini. E mi auguro che il procedimento disciplinare non finisca in una bolla di sapone anche perchè stavamo lavorando da mesi per evitare forzature ed arrivare ad una soluzione condivisa in grado di rilanciare il partito e l'azione amministrativa». Quindi il commissario replica al sindaco: «Longhi non è stato abbandonato dal partito, semmai è stato vittima di una logica ricattatoria, che terrà in ostaggio l'amministrazione ogni qualvolta qualcuno accamperà pretese per placare i suoi appetiti».
Bertacco e come lui Brancher non sono disposti perciò a far passare in cavalleria il «regolamento di conti» intestino. E sulla stessa lunghezza d'onda si trova anche Roland Tedesco, presidente provinciale di Giovane Italia, che nel direttivo di lunedì ha formalizzato la richiesta di epurazione per i tre firmatari e Rossini. Ma i consiglieri in odore di cacciata non hanno nulla da rimproverarsi. «Siamo stati costretti ad agire così per garantire la governabilità della città di fronte all'immobilismo del commissario e della segreteria sollecitati più volte ad intervenire per risolvere la crisi», dichiara Raganà. S.N.

martedì 20 settembre 2011

Il rimpasto ora è cosa fatta Via Longhi, al suo posto Nalin

LEGNAGO. Il sindaco ha ritirato le deleghe all'assessore del Pdl silurato dai colleghi di partito

Stefano Nicoli

Il sostituto è un architetto indicato dalla corrente Rossini-Bendinelli L'altra novità riguarda il vicesindaco: Bariani subentra a Bisighin

Da L'Arena, Martedì 20 Settembre 2011, pagina 28

Alla fine, la fumata bianca è arrivata e per l'assessore ai Lavori pubblici Paolo Longhi, recordman di preferenze del Pdl alle ultime elezioni, è arrivato il giorno di lasciare la Giunta dove era entrato nel 2009 con un bottino di 358 preferenze. A prendere il suo posto sarà l'architetto Moreno Nalin: tecnico esterno, in quota alla corrente pidiellina Rossini-Bendinelli rappresentata in Consiglio da Alessandro Rettondini, indicato agli alleati leghisti dai tre consiglieri del Popolo della libertà che giovedì scorso, con una forzatura fai da te, avevano preteso la «testa» dell'enfant prodige del centrodestra legnaghese. Con l'intento «di dare stabilità e nuovo slancio all'attività amministrativa garantendo alla maggioranza i numeri per archiviare una crisi politica che si trascina da 18 mesi».
Mentre il vento delle polemiche per l'improvvisa destituzione dell'esponente di punta dei giorgettiani in città continua ad ingrossarsi, anche ultimo tassello burocratico è andato a posto. Ieri pomeriggio, il sindaco Roberto Rettondini, dopo aver atteso invano che Longhi rassegnasse quelle dimissioni che l'avrebbero liberato sicuramente da un grande imbarazzo politico e personale, ha infatti ritirato le deleghe all'acchiappavoti del Pdl. Per poi passare, subito dopo, a firmare il provvedimento che consentirà a Nalin di prendere possesso, già da questa mattina, dell'ufficio sgombrato a forza da Longhi.
«Sono sinceramente dispiaciuto per l'amico Paolo che in questi due anni si è dimostrato sempre all'altezza dell'incarico ricevuto svolgendolo con correttezza, competenza e grande disponibilità», ha dichiarato Rettondini. «Tuttavia», ha aggiunto il sindaco, «non avevo altra scelta di fronte al perentorio altolà degli alleati e ho dato perciò corso alle indicazioni della segreteria per portare a termine il mandato. Comunque sia, Longhi è stato lasciato solo ed affondato dai suoi: io e la Lega lo abbiamo infatti difeso e sostenuto in molte occasioni». Il «licenziamento» di Longhi non è stato però l'unico atto ufficializzato ieri dal «doge» del Carroccio. Il sindaco ha infatti messo nero su bianco anche la seconda richiesta avanzata dal presidente del Consiglio Maurizio Raganà, dal consigliere Rettondini e dal capogruppo del Pdl Riccardo Bariani per non mandare a carte quarantotto la Giunta. Ed ha quindi revocato l'incarico di vicesindaco a Loris Bisighin, l'altro pidiellino finito nella lista nera dei colleghi che, anziché silurarlo com'era nei piani iniziali, si sono limitati a ridimensionarne il ruolo. D'ora in avanti, il braccio destro del sindaco sarà Alessio Bariani, l'assessore esterno al Bilancio subentrato lo scorso marzo nell'esecutivo alla dimissionaria Anna Maria Torelli, prima vittima della faida interna al Pdl.
Con questa secondo cambio di rotta il rimpasto lampo, da cui esce vincitrice l'ala «ribelle» capeggiata da Agostino Rossini, è completato. Ora, iniziano le ripercussioni per un impallinamento maldigerito soprattutto da Giovane Italia, il movimento giovanile del Pdl di cui fa parte lo stesso Longhi. Che, per voce del suo presidente provinciale Roland Tedesco, ieri ha chiesto al direttivo provinciale l'esplusione dei tre consiglieri e di Rossini.

sabato 17 settembre 2011

Cresce l'aeroporto cittadino Verrà costruito il terzo hangar

LEGNAGO. Domani sarà posata la prima pietra della nuova struttura nello scalo di Vangadizza, gestito da Volo Legnago

Stefano Nicoli

L'aviorimessa sorgerà a nord-est su terreni di proprietà comunale con una spesa di 90mila euro coperta dai 100 soci del sodalizio

Sabato 17 Settembre 2011 PROVINCIA, pagina 37

Un nuovo hangar per l'aeroporto di Vangadizza gestito dall'associazione «Volo Legnago». È occorsa una lunga trafila tecnica e burocratica per ampliare quello che nel corso degli anni è diventato, con le sue due aviorimesse in grado di accogliere 11 velivoli ed una pista in erba lunga 610 metri provvista di servizio antincendio omologato, uno scalo di riferimento per una cinquantina di soci piloti ed altrettanti simpatizzanti di varie province. Ma alla fine, complice un'accelerata dell'amministrazione ed il via libera della Giunta, il sodalizio presieduto da Fabio Crivellente, ha centrato un traguardo importante per riuscire a soddisfare le rinnovate esigenze del «club dell'aria», che ospita tra le varie attività anche una scuola VDS (Volo Diporto Sportivo) per piloti di ultraleggeri.
Tant'è che domani mattina, l'assessore ai Lavori pubblici Paolo Longhi, alla sua ultima uscita pubblica in attesa di cessare lunedì il mandato con il ritiro delle deleghe da parte del sindaco, poserà con i soci la prima pietra del terzo hangar: una struttura di circa 250 metri quadrati progettata dall'ingegner Ermanno Cottarelli, che sorgerà entro pochi mesi sul lato nord-est, sempre sui terreni dati in concessione dal Comune in località Rosta all'associazione sportiva. Il tutto a fronte di un investimento che si aggira sui 90mila euro. «E grazie anche», sottolinea Longhi, «al Piano casa che ha permesso ai gestori, al quale va riconosciuto un attivismo superiore a quanto pattuito negli accordi per la gestione dell'aeroporto, di scavalcare i limiti dettati dal piano paesaggistico veneto e relativi alla caratterizzazione di zona archeologica dell'area».
A questo punto, Volo Legnago può guardare avanti con la soddisfazione, tra l'altro, di aver appena ottenuto l'autorizzazione per corsi di VDS avanzato. «A pochi mesi dall'asfaltatura di via Boara realizzata con il sostegno del Comune dopo decenni di attesa», assicura Giovanni D'Andrea, vice presidente del sodalizio, «con il completamento dell'iter per la costruzione del terzo ricovero per velivoli abbiamo vinto ora un'altra sfida ambiziosa, che ci darà la possibilità di aumentare gli spazi di hangaraggio, di ospitare altri cinque aerei leggeri e di attirare nuovi soci». Il prossimo passo sarà la sistemazione dei fabbricati a nord della pista.

Caso Longhi, la Lega nega attacco a Giorgetti

LEGNAGO. De Lorenzi smentisce disegni nascosti del Carroccio per colpire il referente politico dell'assessore silurato

Lunedì il sindaco toglierà la delega ai Lavori pubblici al recordman di voti del Pdl cacciato dai suoi colleghi

Sabato 17 Settembre 2011 PROVINCIA, pagina 37

Resterà al suo posto per altri due giorni l'assessore pidiellino ai Lavori pubblici Paolo Longhi, vittima del fuoco amico di tre consiglieri del suo stesso partito che hanno chiesto alla Lega di estrometterlo dalla Giunta per evitare che la maggioranza vada a casa. Lunedì mattina, fedele agli ordini ricevuti dalla segreteria leghista, sarà infatti il sindaco Roberto Rettondini a revocargli le deleghe. Anche perchè, dopo essere stato messo alla porta malgrado sia il recordman di preferenze del Pdl oltre che l'uomo di riferimento dell'assessore regionale Massimo Giorgetti, l'avvocato ex An vuole mettere di fronte alle loro responsabilità i suoi cecchini. «Il mio», dichiara Longhi, «non è attaccamento bramoso alla poltrona affidatami da 358 legnaghesi. Ma non intendo affatto rendermi complice dell'attacco ricattatorio fatto al sindaco e del palese oltraggio della volontà popolare».
Mentre il quasi ex assessore sta incassando la solidarietà di moltissimi cittadini con oltre un centinaio di attestati di stima apparsi solo ieri sulla sua bacheca Facebook - tra questi anche quello del commissario del Pdl Stefano Bertacco «sconvolto per la pochezza politica e la totale aridità di pochi sconcertanti personaggi» - la segreteria del Carroccio si tira fuori dall'ultima faida pidiellina. E nega che dietro il rimpasto forzato ci sia la sua regia. «In questa vicenda», assicura Maurizio De Lorenzi, segretario circoscrizionale, «non ci sono disegni sotterranei né guerre politiche tra segreterie per colpire Giorgetti. Non c'entriamo noi così come non c'entrano Verona e Tosi: ci siamo limitati semplicemente a prendere atto della richiesta dei consiglieri del Pdl e ad attuarla per la stabilità dell'amministrazione».
Che sia stato sganciato o meno un siluro nei suoi confronti, Giorgetti non ha comunque gradito l'impallinamento del suo assessore. «Innanzitutto», sbotta, «trovo inaccettabile che dei consiglieri facciano un'operazione di questo tipo contro un loro collega che ha ampiamente contribuito al successo della lista e della coalizione al contrario di qualche assessore esterno». «In secondo luogo», aggiunge Giorgetti, «mi rammarico che a Legnago ci sia un sindaco sotto tutela, che revocando il mandato a Longhi dimostra di avere un potere limitato ed una miopia politica che apre un clamoroso precedente di cui altri potrebbero presto fare le spese».S.N

venerdì 16 settembre 2011

Il Pdl silura l'assessore Longhi e chiede la sua testa alla Lega


LEGNAGO. La richiesta avanzata ieri agli alleati leghisti dal presidente Raganà e dai consiglieri Bariani e Rettondini


Stefano Nicoli

Il rimpasto voluto dai pidiellini per superare la crisi di governo con l'appoggio dell'ala Rossini L'interessato: «Non mi dimetto»


Venerdì 16 Settembre 2011, pagina 32


La «testa» dell'assessore pidiellino ai Lavori pubblici Paolo Longhi, chiesta agli alleati della Lega dai suoi stessi compagni di partito, in cambio di una stabilità amministrativa che consentirebbe alla Giunta del «doge» Roberto Rettondini di veleggiare senza ulteriori scossoni sino a fine mandato. Complice un rimpasto lampo nell'esecutivo di Palazzo de' Stefani che, massimo entro lunedì, vedrebbe accomodarsi sulla poltrona, liberata a forza dal recordman di preferenze del Popolo della libertà votato nel 2009 da 358 legnaghesi, l'architetto 39enne Moreno Nalin. Con l'effetto, accolto come un balsamo provvidenziale dal Carroccio nostrano, di condurre alla resa la corrente di Agostino Rossini rappresentata in Consiglio da Alessandro Rettondini, che da mesi tiene in scacco il governo della città in tandem con quella capeggiata Massimo Venturato, referente dell'ex capogruppo Stefano Zamperlin.
La crisi politica, che ormai da un anno costringe la maggioranza ad amministrare col defibrillatore in tasca tra numeri risicati, consigli saltati ed un assessore esterno già impallinato sempre per guerre interne al Pdl (la delegata al Bilancio Anna Maria Torelli dimessasi ai primi di marzo e sostituita da Alessio Bariani ndr) , sembrerebbe arrivata al capolinea. E a togliere le castagne dal fuoco alla Lega, che aveva ormai perso le speranze di uscire dal tunnel di fronte all'immobilismo della segreteria provinciale dei pidiellini, ci hanno pensato ieri mattina il presidente del Consiglio Maurizio Raganà, il capogruppo Riccardo Bariani ed il consigliere Rettondini. I quali, con una lettera a sorpresa, hanno sollecitato ufficialmente la segreteria della Lega, e quindi il sindaco, a silurare, togliendogli seduta stante le deleghe, il loro compagno di partito, uomo di punta a Legnago dell'assessore regionale Massimo Giorgetti. Prendendo il pretesto dalla mozione di sfiducia proposta a maggio in Consiglio dai «ribelli» Rettondini e Zamperlin, e passata col puntello dell'opposizione, per dare il benservito all'ex aennino.
«Non potendo aspettare oltre per il bene di Legnago», hanno dichiarato i tre consiglieri pidiellini, «il gruppo consiliare ha chiesto agli alleati di effettuare immediatamente una verifica per dare stabilità e rilancio all'attività amministrativa, che dovrà avvenire con la massima collegialità affinchè si possa giungere al termine del mandato conferitoci da 3.197 cittadini». «Questa decisione», hanno poi precisato, «ci è stata suggerita, oltre che dalla sfiducia votata dall'assemblea, da un'attività consiliare legata sempre ad incertezze e dal fatto che il commissario Stefano Bertacco non ha adottato finora alcun provvedimento per far amministrare in modo costruttivo il Comune». La patata bollente è già passata nelle mani del segretario circoscrizionale della Lega, l'assessore Maurizio De Lorenzi, e di quello cittadino, Daniele Masin, i quali si sono limitati «a prendere atto della volontà del Pdl, che apre una schiarita attesa da mesi mettendoci nelle condizioni di amministrare compatti e di realizzare il programma nell'interesse dei cittadini». Tant'è che hanno preso subito la palla al balzo affidando al sindaco lo scomodo ruolo di cecchino. «Io devo rimettermi alle decisioni della mia segreteria e, seppur con grande dispiacere personale, ho già prospettato la situazione a Longhi che dovrà ora dimettersi altrimenti sarò costretto a togliergli le deleghe» confida Rettondini.
Ma il delegato ai Lavori pubblici non ha alcuna intenzione di levare il disturbo come fece a suo tempo la Torelli. «Il sindaco», dichiara amareggiato ma sereno Longhi, «mi ha chiesto di dimettermi magari per trovarmi un posto in qualche Cda. Ma preferisco che sia lui a destituirmi accollandosene la responsabilità. I cittadini di Legnago mi hanno eletto con il maggior numero di preferenze di tutta la coalizione ed interpreterò perciò il mio ruolo per la città con impegno e senso del dovere sino in fondo». «Anche perchè», aggiunge, «non ho nulla da rimprovermi se non di aver fatto il mio dovere con onestà e trasparenza»

mercoledì 14 settembre 2011

SAN PIETRO. In Giunta Approvato il terzo stralcio della zona artigianale

Da L'Arena, Mercoledì 14 Settembre 2011, pagina 32

Via libera all'ampliamento della zona artigianale «San Pietro 3» approvata dal Consiglio nel 2003 ed in parte già lottizzata. A tre mesi dall'adozione del progetto definitivo del secondo e terzo stralcio per un importo di 6,9 milioni di euro, la Giunta ha approvato il progetto esecutivo delle opere di urbanizzazione di una prima tranche dell'ampliamento per la quale investirà 440mila euro: 310mila destinati all'esproprio dei terreni situati sul lato sud prospiciente la Transpolesana, 72.400 per i lavori a base d'asta e la somma rimanente a disposizione dell'amministrazione per spese tecniche ed appalti minori. Il tutto sulla scorta del bonario accordo raggiunto dall'amministrazione per l'acquisto delle aree.
«Per favorire la crescita della zona produttiva», spiega Paolo Longhi, assessore ai Lavori pubblici, «si è deciso di procedere per gradi in base alla domanda per finanziare i costi con la cessione dei lotti. Quindi si è dato corso a questo primo intervento avendo ricevuto una precisa richiesta di assegnazione da parte di una ditta che ha urgente bisogno di nuovi spazi». Ditta che, in base agli impegni del Comune, potrà accedere al lotto già a fine settembre attraverso un nuovo tratto di strada. S.N.

giovedì 8 settembre 2011

Padana Inferiore a pagamento? Il Comune dice no.

Il nuovo tratto di strada di circa 23 Km per collegare in sicurezza e con maggior fluidità di traffico Legnago al padovano, con l’ammodernamento di parte del tracciato esistente, costa 250milioni di euro. E né lo Stato né la Regione – quest’ultima comunque investirà ulteriori 36,5 milioni di euro - pur ritenendo l’opera strategica, hanno denaro a sufficienza.
Da qui la determinazione della Regione Veneto, di Veneto Strade, e delle Province di Verona e Padova a ricercare capitali da privati che troveranno necessariamente un rientro tramite i pedaggi.
Ma se la via dell’affidamento in concessione pare essere l’unica percorribile per dare il via in tempi relativamente rapidi al completamento della progettazione ed ai cantieri, i Comuni veronesi interessati ed in particolar modo la Città di Legnago dovranno fare i conti con possibili pesanti sacrifici.
La Regione infatti, intende affidare all’aggiudicatario non solo la gestione del nuovo tratto di strada da realizzare, anche tratte esistenti, per complessivi 41,5 km.
Legnago, che nel gennaio 2010 aveva visto partire i lavori – oggi a qualche mese dal termine – della cosiddetta “variantina di san Vito”, costata 13milioni di euro, vedrà applicato il pedaggio anche ai 2,5 km della nuova arteria e così pure per il tratto di Padana Inferiore Est con innesti da Via Limoni, all’uscita della Transolesana, e da Via Paina.
Vero è che la gara per l’affidamento in gestione avrà quale punto cardine l’esenzione dal pedaggio per i residenti dei Comuni territorialmente interessati, ma ciò nell’ambito di un chilometraggio e di un arco temporale ancora da definire.
E così i Comuni di Legnago, Minerbe e Bevilacqua, l'altro ieri di visita a Venezia, per incontrare i funzionari regionali del settore infrastrutture e mobilità, hanno evidenziato le loro perplessità.

A mio giudizio la stessa storia della Padana Inferiore insegna che ad aspettare gli interventi statali non si fa, letteralmente, molta strada; di contro di un collegamento più sicuro e veloce con Padova ne abbiamo bisogno urgente da sempre. Ci svegliamo però da un sogno, quello in cui immaginavamo che la nostra variantina a San Vito non sarebbe stata soggetta a pagamento nemmeno tra trent’anni. Questo, a malincuore, possiamo accettarlo: il traffico pesante comunque se ne andrà dall’abitato. Non possiamo tollerare invece di ritrovarci in un incubo, ovvero l’asservimento al privato, con pagamento di pedaggio, per tratti di Padana Inferiore già esistenti e per la cui realizzazione i nostri concittadini hanno già contribuito economicamente.

venerdì 2 settembre 2011

GIÙ LE MANI DAL NOSTRO TRIBUNALE

Proposta di ordine del giorno per salvaguardare i nostri presidi di giustizia


Nell’ambito delle misure al vaglio del Governo per la riduzione della spesa pubblica si rinviene anche quella riguardante la soppressione, pare indiscriminata, delle sezioni distaccate di tribunale e di taluni uffici del giudice di pace.
Nel contesto di essa, anche la città di Legnago, e il vasto territorio della Pianura Veronese che ad essa tradizionalmente fa capo, potrebbe vedere cancellata l’amministrazione della giustizia di prossimità, sradicandosi da essa l’esercizio di quella fondamentale funzione istituzionale che da sempre ne ha regolato la vita civile.
La datata e storica presenza in Legnago delle corti di giustizia era, e deve costituire tuttora, il doveroso apprezzamento della necessità della sua popolazione d’essere amministrata sul posto; ciò per la lontananza dai capoluoghi di provincia - ove si vorrebbe accentrare tutto - e, soprattutto, per i suoi numerosi abitanti che identificavano, e tuttora vedono, nell’edificio di Piazza San Martino la sede del proprio giudice.
Non si ignorano i tempi che corrono e le infelici condizioni della economia nazionale. Non di meno però la misura della chiusura in Legnago delle sedi di giustizia, o anche di una sola di esse, col conseguente trasferimento nel capoluogo veronese, appare essere di mera facciata: perché toglie la spesa in un posto per aggiungerla ad un altro e non per eliminarla; perché sarebbe adottata senza una doverosa disamina economica, comprendente anche la produttività locale, che è superiore a quella circondariale, al solo scopo di rappresentare “tagli”, anche inesistenti o di ridotta portata, che dovrebbero incontrare l’emotivo gradimento degli amministrati.
Questo taglio costituirebbe invece un sacrificio patito non solo dai professionisti che prestano la loro opera per l’amministrazione della giustizia, ma soprattutto, ed è quel che conta, da tutti gli amministrati abitanti nella Pianura Veronese, ai quali il ricorso alla giustizia diventerebbe più oneroso e disagevole.
L’indebitamento nazionale dovrebbe comunque evitare di far venir meno l’erogazione dei servizi civili fondamentali e tra questi l’ amministrazione della giustizia dalla quale pure si traggono risorse economiche.
La rivisitazione della geografia giudiziaria, con scorpori e aggregazioni territoriali e della popolazione anche prescindendo dagli obsoleti confini provinciali, può risultare peraltro utile ove però non si proceda con iniziative radicali adottate ciecamente, senza indagini scrupolose sulla efficacia ed efficienza, e senza l’esame, appunto, del territorio e della popolazione.
Ogni diversa forma d’agire che si sostanzi nel taglio della scure costituisce un’offesa alla dignità stessa dei cittadini. Ed è questa dignità che questa amministrazione intende tutelare in modo fermo chiedendo che non si tolga a Legnago e alla Pianura Veronese nessuna delle sue corti di giustizia, sezione distaccata di tribunale e giudice di pace, tradizionalmente bene operanti a presidio, sul posto, della legalità.
Tutto ciò esposto
IL CONSIGLIO COMUNALE
Esprime netta contrarietà alla soppressione dei presidi di giustizia in Legnago ed invita l’Amministrazione ad inviare detto ordine del giorno al Ministro della Giustizia, ai parlamentari veronesi, al Presidente del Tribunale di Verona e al Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Verona