Legnaghesi a tutti i costi, anche dopo l'ennesimo sgombero
Blitz della
polizia locale nel paraboloide di Via Mantova.
Gli agenti
trovano e “forse” sloggiano – dopo opportuna denuncia – volti
noti dei bassifondi legnaghesi.
Sono qui da
anni. La loro routine è scandita da precisi momenti.
Alla
mattina la questua in ospedale; a pranzo in Via Frattini alla
Caritas; poi bivacco al prospiciente distributore automatico e da
qui al Torrione, fino a tarda sera in un crescendo di schiamazzi,
sudiciume abbandonato a terra, spaccio e molestie varie (domenica
sera hanno malmenato un ragazzo solo perché aveva osato implorare un
po' di silenzio).
Il centro
storico è il nuovo bronx.
Nell'accampamento
di fronte al Duomo spezza la becera monotonia - da un bottiglione di
vino all'altro – il passaggio di una donna da inseguire e
molestare e l'andirivieni di biciclette che percorrono Legnago a
velocità che manco Bartali le teneva.
Dicono
siano i corrieri dello spaccio e qui hanno trovato dimora.
A
proposito, ogni tanto la casa la cambiano. Passano – di sgombero in
sgombero - dalla sponda destra a quella sinistra dell'argine
dell'Adige; dalla casa azzurra in Via Mantova al vicino paraboloide
(in ogni caso lasciano sempre tonnellate di rifiuti; in particolare a
Porto di Legnago vennero trovate decine di batterie di auto ed
elettrodomestici).
A Legnago –
città senza lavoro, dalle troppe tasse e dalle saracinesche chiuse – loro ci vogliono
stare. Non sono come i nostri giovani che guardano alla grande città
o, addirittura, all'estero per cercare un futuro.
Anche col
nuovo sgombero non cambierà nulla.
Scommettiamo
nel perpetuarsi del loro trantran.
Con le nostre leggi non c'è nulla di più scontato.
A
questo punto diamogli la cittadinanza
onoraria.