venerdì 24 aprile 2015

L'ultima lezione di Gigi

Questo pomeriggio, in sala civica, l’Amico Luigi Manfrin, rettore dell’Università del Tempo Libero, ha presentato la sua ultima lezione.
Gigi non si è speso in commiati formali e parole di circostanza col suo pubblico di affezionati; anzi, non ha detto nulla.
Con un semplice sorriso – forse appena lambito dall’amarezza - ha infilato i suoi libri di storia dell’arte nella borsa. Per l’ultima volta. Dopo dieci anni.
Grazie, caro Gigi per la generosità, la passione e la tenacia con le quali ti sei speso: l’amore e la vera sapienza vincono sempre. A lungo andare anche sugli asini e sui loro titoli di studio.

giovedì 9 aprile 2015

Onore a Te, Capitano Vittorio Giusti!


È andato avanti – come avrebbe scritto lui, sulla sua rivista “Duri..!” - il Capitano Vittorio Giusti.
Vittorio ha trascorso una vita alla guida degli alpini legnagnesi, al punto da essere il capogruppo ANA più anziano d’Italia.
Posato lo zaino ebbe tanti e troppi dissidi con le penne nere; si dimise addirittura dall’Associazione Nazionale Alpini, alla quale era iscritto dal ’51; il suo successore era spesso da lui apostrofato come “gidiemme”, genio del male. E tanti altri epiteti poco generosi li riservava a coloro che gli intralciavano il cammino.
I motivi? I più disparati. Perché Vittorio, alias capitan Tojo, Vigi, El Petola – così si firmava nei pezzulli della sua citata rivista – era un tipo particolare: tanto generoso quanto burbero e non incline al compromesso.
Vittorio ha rappresentato un pezzo di storia legnaghese. D’altro canto, dei legnaghesi illustri ritratti nei tondi del Piccolo Salieri, molti li ha conosciuti personalmente.
Amavo ascoltare le sue storie quando, giovane consigliere comunale con in tasca la tessera di “amico degli alpini”, sedevo alla tavolata delle penne nere e, imbracciando qualche “libro giornale” del passato, gli chiedevo conto di un


episodio di cronaca o di una leggenda locale.
Talvolta mi raccontava della generosità di Maria Fioroni, alla quale - lui bambino - consegnò un fucile giocattolo in legno, rinvenuto tra qualche scavo, ottenendone un piccolo compenso.
Il più delle occasioni, però, tra un bicchiere di vino e una tazza di caffè degli alpini (solo per stomaci forti) lo sentivo lanciare strali all’indirizzo di qualche politico e di una burocrazia ottusa che non riusciva a comprendere il suo mondo.
Già perché il mondo del Capitano era quello dei patti siglati con una stretta di mano, dove la sostanza contava più della forma.
E se oggi noi legnaghesi possiamo fregiarci del magnifico complesso dell’ex macello comunale lo dobbiamo principalmente a lui che, col suo manipolo di penne nere, ad inizio anni Novanta, senza badare troppo alla burocrazia, provvide al primo stralcio del restauro.
Da ultimo non va dimenticato il suo impegno nell’associazione donatori di sangue, sciolta di recente dopo incomprensioni - innaffiate dai soliti articoli al curaro su “Duri..!” - con l’azienda ospedaliera di Verona.
Da questa vicenda il buon Vittorio rimediò una denuncia per la quale mi chiese di intervenire a sua difesa.
L’ultima volta che lo vidi in centro lo rassicurai sul buon esito della causa.
Mors omnia solvit, dicevano gli antichi: la morte scioglie tutto.
Di certo sono disperse e perite le stolte controversie forzate contro un povero anziano.
Non, diversamente, il forte legame che il Capitano ha intrecciato, nella sua lunga vita, con la nostra Legnago.

Onore a te, Capitano Vittorio Giusti. Duri!!!!!!!!!!!!