È andato avanti –
come avrebbe scritto lui, sulla sua rivista “Duri..!” - il Capitano Vittorio
Giusti.
Vittorio ha trascorso
una vita alla guida degli alpini legnagnesi, al punto da essere il capogruppo ANA
più anziano d’Italia.
Posato lo zaino ebbe tanti
e troppi dissidi con le penne nere; si dimise addirittura dall’Associazione Nazionale Alpini, alla quale era iscritto dal ’51; il suo successore era spesso
da lui apostrofato come “gidiemme”, genio del male. E tanti altri epiteti poco
generosi li riservava a coloro che gli intralciavano il cammino.
I motivi? I più disparati.
Perché Vittorio, alias capitan Tojo, Vigi, El Petola – così si firmava nei
pezzulli della sua citata rivista – era un tipo particolare: tanto generoso
quanto burbero e non incline al compromesso.
Vittorio ha
rappresentato un pezzo di storia legnaghese. D’altro canto, dei legnaghesi illustri
ritratti nei tondi del Piccolo Salieri, molti li ha conosciuti personalmente.
Amavo ascoltare le
sue storie quando, giovane consigliere comunale con in tasca la tessera di “amico
degli alpini”, sedevo alla tavolata delle penne nere e, imbracciando qualche “libro
giornale” del passato, gli chiedevo conto di un
episodio di cronaca o di una leggenda locale.
Talvolta mi raccontava della generosità di Maria Fioroni, alla quale - lui bambino - consegnò un fucile giocattolo in legno, rinvenuto tra qualche scavo, ottenendone un piccolo compenso.
Il più delle occasioni,
però, tra un bicchiere di vino e una tazza di caffè degli alpini (solo per
stomaci forti) lo sentivo lanciare strali all’indirizzo di qualche politico e
di una burocrazia ottusa che non riusciva a comprendere il suo mondo.
Già perché il mondo
del Capitano era quello dei patti siglati con una stretta di mano, dove la
sostanza contava più della forma.
E se oggi noi
legnaghesi possiamo fregiarci del magnifico complesso dell’ex macello comunale
lo dobbiamo principalmente a lui che, col suo manipolo di penne nere, ad inizio
anni Novanta, senza badare troppo alla burocrazia, provvide al primo stralcio del
restauro.
Da ultimo non va
dimenticato il suo impegno nell’associazione donatori di sangue, sciolta di
recente dopo incomprensioni - innaffiate dai soliti articoli al curaro su “Duri..!” - con l’azienda ospedaliera di Verona.
Da questa vicenda il
buon Vittorio rimediò una denuncia per la quale mi chiese di intervenire a sua
difesa.
L’ultima volta che lo
vidi in centro lo rassicurai sul buon esito della causa.
Mors omnia solvit, dicevano gli antichi: la morte scioglie tutto.
Di certo sono disperse e perite le stolte controversie forzate contro un
povero anziano.
Non, diversamente, il forte legame che il Capitano ha intrecciato,
nella sua lunga vita, con la nostra Legnago.
Onore a te, Capitano Vittorio Giusti. Duri!!!!!!!!!!!!
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