Correva l’anno 2005. Un anno difficile, anche se la crisi
doveva ancora soffiare il proprio veleno sul Belpaese.
E così il Parlamento, nel varare la finanziaria 2006, decise
di tagliare le indennità di funzione … si ma non quelle degli onorevoli. Non
sia mai! Si sforbiciarono quelle degli amministratori comunali, per un 10%.
I “salari” dei politici nostrani sono stati determinati con
una tabella ministeriale del 2000: espressi in lire e mai più aggiornati,
seppur convertiti in euro.
Gli amministratori dell’inizio degli anni 2000 non solo
guadagnavano di più di quelli attuali in forza dell’inflazione, ma potevano
cumulare – come hanno fatto, anche a Legnago – detta indennità con gli
emolumenti di incarichi pubblici dirigenziali e amministrativi di vertice in società
partecipate e negli altri enti, istituti, consorzi, aziende, sui quali l’ente
locale di appartenenza esercitasse il controllo o la vigilanza.
La “pacchia” è definitivamente terminata nel 2012, con la
determinazione di nuove incompatibilità; tant’è che malgrado il tanto
vituperato aumento dello stipendio, il Sindaco Rettondini percepiva circa la
metà dell’indennità di funzione del suo predecessore Gandini, non potendo
cumulare altri incarichi retribuiti e, poi, neppure gratuiti.
I miei pochi lettori sanno quanto scarsa sia la simpatia che
nutro per l’antipolitica. Soprattutto quando questa si rifocilla con falsi miti
quali quello della Casta che non c’è.
Nel 2014, tuttavia, in omaggio alla crescente sfiducia per
le istituzioni - del tutto legittimamente e volontariamente - l’amministrazione
Scapin toglieva ai propri amministratori comunali un ulteriore 10% dell’indennità,
facendo confluire i risparmi in un fondo per aiutare i bisognosi.
La nuova amministrazione ha ritenuto di non ripetere, almeno
per i componenti della Giunta (e di riflesso per la carica di Presidente del
Consiglio Comunale, la cui indennità è parificata a quella di un assessore) il
taglio in parola, pur mantenendo ai minimi tabellari le indennità e applicando
la riduzione del 10% prevista dalla finanziaria 2006.
Era possibile per il Comune di Legnago aumentare le
indennità dei propri politici nella misura massima prevista dalla tabella ministeriale.
Ma ciò non è stato fatto.
Per questo il titolo del quotidiano L’Arena “Sindaco e
assessori si aumentano lo stipendio” nonché il trafiletto vergato “Cangrande”,
nella prima pagina del medesimo giornale, risultano provocatori.
Alcuni gruppi dell’opposizione, com’era prevedibile e
naturale, hanno polemizzato sul presunto aumento (meglio sarebbe dire: sulla
mancata riduzione) delle indennità.
Quale unico Presidente del Consiglio comunale del Triveneto
non invitato alle riunioni di Giunta, ho appreso anch’io, solo con la notifica
delle delibere giuntali ai capi – gruppo, della mancata conferma del taglio alle
indennità.
Poiché vale il principio che uno dei propri denari possa
fare ciò che vuole ho tosto comunicato al Sindaco e agli Uffici la mia decisione di decurtare la mia indennità non del 10%, non del 20% ma del 21%.
Ora risulto essere, dunque, il Presidente del Consiglio comunale più a buon
mercato della storia amministrativa legnaghese.
A voler dar retta a certe tesi, dunque, costando meno di
tutti i miei predecessori, dovrei essere anche il più bravo...
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