Oggi se n’è andata Adriana Tavella.
Nel Comune di Legnago Adriana – se la memoria non mi inganna
- era la responsabile della segreteria degli organi istituzionali.
Potrei anche sbagliarmi perché, in realtà, per tutti noi che
abbiamo avuto la fortuna o la sventura di frequentare la politica di Palazzo De
Stefani, Adriana non aveva un ruolo ben definito: era semplicemente il Faro.
La confidenza con lei te la guadagnavi sul campo. Adriana seguiva
i Consigli comunali per stendere poi i verbali delle sedute. E sapeva se e quanto
ti impegnavi per la tua e sua comunità.
In Aula potevi anche non essere uno splendido oratore. Ma di
sicuro lei avrebbe saputo trasporre nero su bianco il tuo pensiero, cogliendone
il significato, anche se le sarebbe costato riascoltare la tua voce un’infinità
di volte attraverso un antiquato mangianastri.
Era sempre gentile e disponibile con tutti. Quando bussavi
alla sua porta i suoi meravigliosi occhi sbucavano tra le montagne di carte che
si accatastavano sulla sua scrivania e ti prestava ascolto. E anche se per
sbaglio - o piuttosto per pigrizia - componevi il suo numero per reperire un’informazione
si faceva in quattro per aiutarti.
Aveva una predilezione per i più giovani per i quali rappresentava,
oltre che il Faro istituzionale, una “chioccia”.
Se i più esperti, i marpioni del Consiglio, ti infierivano
una lezione, la mattina dopo Adriana ti chiamava e ti consolava.
Quante volte mi è capitato, durante i miei primi anni di consigliatura,
di ricevere l’abbraccio affettuoso di Adriana dopo una “serata no”. Mi pare ancora
di sentirla minimizzare le mie figuracce ed anzi, tentare addirittura di
elogiarmi.
L’ultimo abbraccio che ho restituito ad Adriana credo sia stato
in occasione del mio forzato passaggio di consegne dall’assessorato.
Poi qualche telefonata. Troppo poco. Non mi do pace per non
essere mai andato a trovarla; malgrado glielo avessi promesso, l’ultima volta
nei primi giorni dell’anno.
La sua voce era un po’ sbiadita per un male feroce che non perdona
e che lei ha accettato. Consapevole.
Ma era sempre gentile e rassicurante. Quasi che fosse lei a
preoccuparsi per me. Perché non avrebbe potuto mettersi in ghingheri per
ricevermi.
Una cosa però per fortuna ad Adriana sono riuscito a dirla: “ti
voglio bene, Adri”.
È strano come la banalità del bene esca solo in certe maledette
situazioni. Ma forse lei, anche questa cosa, al pari di certi discorsi d’aula troppo
intricati, era già riuscita a decifrarla.
Ciao Adri!
1 commento:
E' di persone come queste che ha bisogno l'amministrazione di una Patria civile. Giovanni Dalla-Valle
Posta un commento