La giunta Scapin non cadrà.
A meno di clamorosi colpi di scena, i registi della crisi
troveranno la quadratura del cerchio.
E intanto fervono le trattative sul prezzo della pace.
Al mercato delle vacche c’è chi offre e c’è chi compra: chi
vuole tanto pagando poco, chi intende cedere poco incassando tanto.
Ed ecco tornare in auge delazioni e trucchetti;
taluni particolarmente datati; di questo non c'è da stupirsi: a Legnago, son sempre quelli, perlopiù, che comandano.
Immaginiamo per un momento che i “samurai” raccontino in
giro che giammai scenderanno a compromessi. Ergo, il prezzo della pace si alza.
Quale migliore strategia di risposta, allora, del disinteresse?
Basterebbe avanzare l’ipotesi di una stampella politica da
parte della minoranza per ricondurre le trattative a un punto di caduta
accettabile.
In un modo o nell’altro, a prescindere dalla scuola di Vigo,
dal campo di Casette, dalle giostre – per dire - in Piazza Garibaldi, qualcuno,
ad un tratto, sospinto dal bonario ricordo della trasmissione di Iva Zanicchi
certificherà: Ok il prezzo è giusto!
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