Lucio Ferrari, per lunghi anni il factotum del borgo di Canove,
se n’è andato in quest’ottobre strano, crepuscolo d’estate.
Provato da una malattia che non gli ha risparmiato un’ingiusta
sofferenza,
quel volto un tempo pacioccone e rubizzo s’era fatto asciutto e
persino scavato.
Rimanevano gli occhi. Gli stessi di sempre: buoni e veri.
E da quegli occhi, nel nostro ultimo incontro, non scese una
lacrima.
“Ormai non posso far molto ma una mano te la voglio dare” mi
aveva anticipato al telefono.
Così venne da me a prendersi un po’ di "santini elettorali" da
distribuire agli amici di Canove.
Lucio mi sorrise; con un filo di voce mi parlò dei suoi
problemi di salute per poi concludere, con un realismo che non avrebbe dedicato
a nessun’altro che a sé stesso: “forse questa è l’ultima volta che ci vediamo”.
Lo abbracciai forte, cercando di rincuorarlo con quelle
frasi di circostanza che non si sa mai se è il caso di dirle o starsene in
silenzio.
Fu lui, che andava incontro al tramonto della vita, a
consolarmi.
Si, perché Lucio era questo. Era generoso e leale. Si faceva
in quattro per aiutare tutti, cercando nel prossimo le trame della social
catena che ci dovrebbe consentire di vivere meglio la nostra vita.
Non sempre veniva ricambiato e capito. Anzi.
Eppure, nel salutare idealmente il buon Lucio, a me - e a
molti, ritengo - viene facile tratteggiare un bilancio assai positivo della sua breve
vicenda umana.
Se oggi Canove è ancora vitale, nel segno delle iniziative
paesane del Comitato Sant’Agostino, lo dobbiamo anche al suo slancio e alla sua
determinazione.
Credo sia giusto che la Città di Legnago possa
omaggiare, con una targa o con altre forme condivise con i
famigliari, la memoria di quest’Uomo degnissimo.
Fai buon viaggio, amico mio. E, come sempre, grazie
di
tutto!
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