Piero Frattini ha lasciato la sua Legnago.
Non credo di poter essere smentito nel
sostenere che fosse il più celebre tra i legnaghesi illustri
viventi.
Conobbi Piero nel 2001. Quando tornò
ad avere una rubrica fissa sulla carta stampata.
Non erano più “Le frattinate” su
L'Arena ma “Il salotto di Piero Frattini” su Il Nuovo Giornale.
Nel piccolo e magico mondo in cui mi
aveva inserito il buon Giuliano Lunardi, titolare del periodico,
l'arrivo di Piero in redazione segnava uno dei momenti più
particolari.
Piero arrivava a piedi in Via Marchesi,
allungava il suo pezzo battuto a macchina in segreteria; talvolta io
e Giuliano andavamo – non ricordo il perché e il percome – fino
a Casette per far di un foglio un file e poter pubblicare “Il
salotto” sul quindicinale.
In quella rubrica c'era ancora un po'
di stiletto ma che si accompagnava, e spesso cedeva il passo, a
bonari e malinconici ricordi di gioventù.
E quante cose aveva Piero da
raccontare.
Io gli avrò sentito narrare mille e
mille volte la storia dei suoi pochi esami di giurisprudenza o quella
della “Garda Cola”. Quando lo interrompevo per anticipargli il
resto del racconto rideva sornione.
Era un grande onore stare in sua
compagnia, guardare le partite della nostra Juve al centro scommesse
di Via XX Settembre e accompagnarlo in macchina alla cena natalizia
de Il Nuovo Giornale.
Il mio “Salotto” preferito si
intitolava “Quei quattro quarei smarzi” ed era dedicato alla
scoperta dei ruderi di Porta Mantova.
Era un pezzo piuttosto cattivo perché
quello era l'umore della vulgata legnaghese, piuttosto refrattaria
alle novità, conservatrice per beffa della novità impegnata.
Penso che Piero – pur essendo
profondo conoscitore della vita politica legnaghese – sentisse il
dovere di offrire un qualche rilievo alla chiacchera da bar, che come
la leggenda ha sempre un fondo di verità.
Tempo fa mi capitò per le mani un suo
libercolo che raccoglieva le sue vecchie “frattinate” pubblicate
su l'Arena: tra le sue chicche rammento la capacità di pigliare in
giro l'Intelligencija legnaghese dopo un buon
successo della sinistra in una prova elettorale. Piero affermava che
sarebbe stato necessario declinare tutti i nomi in cirillico; il
tutto per far trasformare Renzo Massaron in Renzo Makkaron.
Era anche un grande esperto di calcio e
in particolare delle sue regole. Avrebbe potuto insegnarle agli
arbitri.
A noi legnaghesi ha provato a insegnare
l'importanza di sorridere, anche di noi stessi. Che non è poco.
Ciao Piero.
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