In molti nella Bassa lo conoscono come il “vecchio pazzo”. E
questo potrebbe bastare – a una persona dotata di buon senso e/o carità – per discostarsi
dalla corale di prefiche che sta dilagando su facebook in ordine alle
esternazioni certamente poco urbane del signor Roberto “Nano” Pasquin.
Ad ogni modo, anche a non voler essere clementi, va detto
che al Nano è stata garantita una sorta di immunità proprio da Renzi & C.,
ovvero dagli alfieri dei suoi contestati contestatori.
Bannato a più riprese dai social (che raggiungeva grazie al
suo amatissimo Tablet), Nano non può più pubblicamente salutare il sole che
sorge, spiegarvi cosa mangia e cosa tifa, prendersela, infine, per le ragioni
più astruse con Tizio o Caio (chi scrive è stata una delle prime vittime
legnaghesi dell’ira funesta del nostro).
Se ne ricava che non gli sarà più ascrivibile la
diffamazione a mezzo stampa.
Ora, il Nano, per esternare i suoi contorti pensieri, si
scaglia, in carne ed ossa, contro la sua vittima.
Essendo presente l’offeso, questo può dire addio all’azione
per diffamazione.
Non può, tuttavia, neppure denunciarlo penalmente per
ingiuria, visto che il reato è stato depenalizzato (l’articolo 594 c.p. è stato
abrogato dall'art. 1, 1° co., lett. c, D.Lgs. 15.1.2016, n. 7, a decorrere dal
6 febbraio 2016).
Se provate a fargli scucire pecunia in sede civile non gli
farete neppure il solletico, visto che è nullatenente (casa ipotecata da
Equitalia) e vive con un assegno di sussistenza non pignorabile.
Fabula docet ut: stretta la foglia, larga la via, non
prendertela con un vecchio pazzo e mettitela via!
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