Mario Crocco ha lasciato la vita terrena.
Grande Ufficiale, Commendatore e Cavaliere della Repubblica ,
per molti, forse per tutti, semplicemente Mario; già perché l’affetto che
Legnago riversava su di lui – pienamente ricambiato e con gli interessi –
ne usciva più vivido nella familiarità.
Proprio per questo vorrei ricordare il mio CenteMario, come
spesso lo chiamavo, nell’introspezione della nostra amicizia.
Mario aveva – anche superati i cent’anni – una incredibile
voglia di vivere e di donarsi al prossimo, mettendosi in gioco, pure per gioco.
Fu così che accettò di buon grado di entrare nella “compagnia
poco stabile” (in tutti i sensi) che si esibisce al Teatro Salus nelle commedie
ideate da Margherita Ferrari per riportare ai fasti storie dimenticate della
nostra cittadina.
Mario si divertiva tantissimo nella veste di attore; ad ogni
prova improvvisava una battuta nuova. Troppo grande, lui, per restare incollato
ad un copione, troppi ricordi e tante cose da trasmettere per non aggiungere
del suo.
L’anno scorso, per omaggiarlo, storpiammo il titolo della Pièce
ne “Il Croccodillo della Bragadina”, con Mario che si fingeva ammalato per poi
comparire sul finale – nel tripudio del pubblico – a rappresentare la coscienza
di Legnago giunta ad ammonire, dal palco, “gli avari e i creduloni, i pigri e
gli intraprendenti” sull’importanza della chiesetta di San Salvaro, un tesoro
da preservare con la sua dote di preghiere, sospiri, lacrime e sorrisi.
Le stesse lacrime, miste ad un sorriso di profonda riconoscenza,
che ho versato dopo essere andato a trovarlo, con Bebo, nei giorni scorsi.
Il nostro era bloccato a letto, nella Casa di Riposo che l’aveva
visto presidente, ormai privo di forza fisica ma ancora lucido e, in un certo
senso, forte: con la poca energia rimasta mi ha chiamato per nome e mi ha
tenuto la mano.
Caro Mario, da lassù veglia sui tuoi cari e sulla tua amata
città. Ciao!
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