Il termine letteralmente si traduce con "tempesta di cacca",
quella che si è abbattuta, sotto forma di una pesante e continua protesta, contro
gli amministratori legnaghesi in ragione dell’ordinanza del Sindaco Lorenzetti che ha
vietato la somministrazione di bevande alcoliche alla festa organizzata al
Parco dall’ottima associazione Soun Vito.
A poco è servito illustrare che gli eventuali pericoli non
erano costituiti dalla qualità degli organizzatori ma, purtroppo, dal
luogo indicato (peraltro su consiglio del Comune stesso) per ospitare l’evento:
il parco cittadino.
La tempesta di feci non ha cessato neanche dinnanzi alla
seconda comunicazione, proveniente dalla questura e dello stesso segno della
nota dei carabinieri.
A prendere parte alla laida burrasca degna delle arpie di re
Fineo, anche un ex sindaco e altri che avevano già amministrato Legnago o,
comunque, partecipato alle elezioni.
Critiche legittime, ci mancherebbe. Trovo solo strano che
quegli stessi amministratori avessero – illo tempore - ordinato, sempre sulla
scorta dell’art. 54 Tuel, il divieto di somministrazione di alcolici o
addirittura la chiusura temporanea del Bar Caffe' Busse' 7 Scalini in occasione
di partite del Legnago Salus: ora come allora l’informativa dei carabinieri
indicava possibili pericoli per l'ordine pubblico. Evidentemente nemmeno la
cacca è uguale per tutti giacché per tali limitazioni nessuno ha battuto ciglio.
Torno alla considerazione principale: il problema vero – a mio
avviso - è che non solo non siamo diventati "padroni a casa nostra" ma a casa
nostra non siamo nemmeno più liberi; liberi di organizzare in un luogo pubblico una bella occasione
culturale (qual è un concerto di musica) bevendoci una birra ghiacciata in
barba alla calura estiva; liberi di valorizzare il lavoro di giovani che da
anni onorano la Città con il proprio impegno, senza guadagnarci nulla
se non l’orgoglio di far qualcosa di bello per il loro e nostro paesello.
Su questo, a mio modesto avviso - più che sulle fantasiose attribuzioni di superpoteri in capo ad un povero borgomastro - dovremmo più attentamente riflettere.