mercoledì 1 ottobre 2008

Variazione al bilancio previsionale n. 3. Comune senza soldi e i rossi scoprirono il federalismo.

Da marzo, ovvero da quando Palazzo De Stefani licenziò il bilancio di previsione, di acqua sotto i ponti ne è passata tanta. Basti ricordare che a Roma il governo centrale è cambiato e che, quale primo provvedimento, ha abolito l’ici sull’abitazione principale.
Un provvedimento che ho sempre considerato giusto. In via di principio.
L’imposta sull’abitazione principale era odiosa come la tassa che i Savoia imposero sul macinato.
Ma se la direzione è quella giusta occorre poi valutare anche il percorso seguito per giungere a destinazione.
E qui mi permetto di essere assai più prudente sui giudizi nei confronti del mio governo.
Fosse vero che i contributi erariali che sostituiranno l’imposta sulla prima casa avessero da relazionarsi con l’aliquota 2007, avremmo dato luogo ad un’ingiustizia – permettetemi la battuta – grande come una casa.
Vorrebbe dire che i Comuni virtuosi che hanno cercato di gravare meno sulle tasche dei propri cittadini, tenendo bassa l’aliquota ici sulla prima casa, Beh.. si ritroverebbero ad introitare molto meno di quelli che l’hanno aumentata.
Per paradosso occorrerebbe applaudire alla scelta – fatta da questa amministrazione e penso non a cuor leggero – di alzare l’aliquota ici sulla prima casa al 6,2 per mille.
Ma tant’è. Fosse tutto qui ci sarebbe da stappare bottiglie di spumante.
Ma purtroppo così non è.
Prevediamo una minore entrata dal gettito ici prima casa e pertinenze 2.160.000 euro.
E se il dato su quel che si perde è quasi granitico tanto non si può ancora dire sui contributi erariali del governo centrale che dovranno compensare questa minore entrata.
Oggi scriviamo nell’apposito capitolo di maggiori entrate che il trasferimento erariale coprirà la nostra perdita impositiva.
Ma non sappiamo se sarà così.
Qui però termino i miei punti interrogativi nei confronti del governo centrale per avanzare critiche a questa amministrazione comunale di centrosinistra.
Dicevo prima: per i comuni è definitivamente tramontata l’età dell’oro.
A dire il vero era già sera da un bel pezzetto.
Preso atto di ciò, vanno considerate le contromisure attuate dalle amministrazioni comunali.
Il Comune di Bologna, retto da un’amministrazione rossa come la vostra, in previsione di una probabile diminuzione delle entrate ha fatto opera di prudenza.
Ha vincolato parte dell’avanzo di amministrazione per coprire assai probabili buchi.
Da noi non è stato così.
Non un euro del nostro avanzo è stato vincolato a tal fine.
Ancora, il centrosinistra legnaghese fa i bilanci elettorali a mo’ di prima repubblica.
Basti pensare che per il secondo anno ci si accorge in sede di assestamento che mancano ben 100mila euro per pagare le bollette del gas.
Vuol dire che si sono appositamente sottostimate le spese in sede previsionale per far quadrare i conti. Eppure, ogni santo giorno che Iddio manda in terra, a Legnago si spendono denari pubblici per inaugurare un qualcosa. Panem, circenses e assessorem. Questa la ricetta. Sarà pur vincente sotto il profilo elettorale. Ma non paga sotto il profilo della programmazione economica.
Le cicale che campano sulle anticipazioni di cassa hanno vita breve.
Il mio è dunque un appello alla responsabilità politica e generazionale.
Un appello che rivolgo al governo centrale. Affinché attui quel municipalismo d’esecuzione attraverso il federalismo, garantendo agli organi più vicini ai cittadini, vale a dire i Comuni, non solo maggiori responsabilità, ma unitamente anche più capacità patrimoniale.
Ma anche un appello rivolto agli amministratori di oggi e di domani, affinché in tempi di vacche magre non sia la stella polare del facile consenso a indirizzare scelte, bensì la capacità programmatica e la responsabilità.
Quest’oggi la maggior parte dei sindaci del Veneto, di destra e di sinistra, andranno a Roma a chiedere di poter trattenere a livello municipale il 20% dell’irpef.
Anche il nostro sindaco si è recato nella Capitale.
Ma perché la sinistra arriva sempre in ritardo? Quando nel 2006 si votò per il referendum sospensivo sulla riforma federale la sinistra ne sostenne la bocciatura. Meditate gente, meditate.

11 commenti:

Anonimo ha detto...

Inutile chiudere il recinto quando i buoi sono fuggiti. Federalisti i comunisti? Ma non scherziamo!

Anonimo ha detto...

Esco dal seminato e faccio una domanda:
sono venuto a conoscenza che il Sig. Bozzolin ha organizzato un incontro a casa sua invitando chiaramente i suoi fedelissimi.
Chiaramente ogniuno di noi è libero di invitare chi e come vuole, immagino però che gli argomenti trattati non siano stati la pessima figura ad esempio che ha fatto la Juve ieri sera in coppa, e vi parla uno juventino doc, ma credo che molto interesse sia stato focalizzato sulle amministrative 2009.
Chi sa quali sono le sue intenzioni ?
Ritornano certi fantasmi che si pensava ormai rinchiusi definitavente nelle cantine dei vecchi castelli ?
Oh my Good !!!!!!!!!

____ ha detto...

La situazione politica, dal centrodestra al centrosinistra non è delle più facili

Anonimo ha detto...

Un pò semplice come risposta, da paolo mi sarei aspettato qualche cosa di più.
Magari la gente ha voglia di sentire dei nomi, non a tutti va bene la Lega, però attenzione che a livello comunale l'elettoarato si sposta velocemente.
E argomenti come quello sulla variazione del bilancio, certamente sono importantissimi, però purtroppo la gente comune si sente un pò distante da quelle situazione, sappiamo che molti giudicano comunque positivamente la legislatura di Gandini e company perchè vedono solo starde e rotonde, marciapiedi rifatti e inaugurazioni di ogni tipo.
Attenti a non sottovalutare.

Luca G.

Anonimo ha detto...

volevo scrivere strade e marciapiedi

____ ha detto...

caro Luca, non ho intenzione di indagare cosa fanno gli altri gruppi di volonterosi del centrodestra. Noi ci stiamo dando da fare e io mi batto perché si trovi un accordo tra tutte le forze politiche dell'ex Casa delle Libertà.
Ho investito molto tempo in questi anni per l'unità del centrodestra. E non intendo veder distrutto il percorso difficilmente costruito insieme agli amici Di FI, Popolari e Lega.
Quanto consenso di cui godrebbe la classe politica attualmente al timone di palazzo De Stefani, non sarei altrettanto certo.
Ciao

Anonimo ha detto...

LA MARCIA FEDERALISTA. Moltissimi i primicittadini del Veronese che hanno sfilato nella Capitale per chiedere di avere a disposizione il 20% del gettito Irpef
I sindaci a Roma: vogliamo più soldi
L’incontro con il Governo li ha lasciati soddisfatti a metà: «Hanno capito ma i tempi sono troppo lunghi»


Marina Maresca
ROMA
Trecento sindaci del Veneto, fasce tricolori, cravatte e completi scuri (ma non mancavano le prime cittadine) hanno sfilato da Piazza Venezia per via del Corso fino a Montecitorio. Una manifestazione, e poi una fitta giornata di incontri con il governo e il parlamento, con una sola unanime richiesta, quella di trasferire ai Comuni il 20% dell’Irpef. È la prima «uscita» nazionale del movimento promosso dal vice sindaco di Crespano del Grappa Antonio Guadagnini poi lievitato attraverso mail e contatti tra i municipi fino a coinvolgere tutti e 450 i sindaci veneti. Sono scesi i piazza perché, spiegano nel composto corteo romano (disertato però dai sindaci leghisti), non possiamo essere i «più ricchi per pil, i più poveri per i trasferimenti dei fondi». Il 20% dell’Irpef significherebbe il raddoppio dei soldi da tenersi «in casa».
«Siamo qui e siamo in tanti perché ci crediamo, vogliamo dare un segnare forte per affermare un principio altrettanto forte e vogliamo essere ascoltati», dichiara battagliero Silvio Gandini, sindaco di Legnago e vice presidente dell’Anci Veneto. «I soldi di un territorio», afferma, «devono rimanere nel territorio altrimenti il federalismo resterà solo uno slogan».
«Non vogliamo fare da cassa di compensazione per i Comuni che hanno scialacquato e sono in pieno dissesto finanziario, per quelli dove la disponibilità di più soldi non si è affatto trasformata in più servizi», incalza Alberto Martelletto, assessore provinciale ai Trasporti e sindaco di Colognola ai Colli. Molti sindaci veneti hanno lasciato da poche ore i rispettivi consigli comunali per rispettare la scadenza del 30 settembre per l’approvazione dei bilanci. «Tutti rigorosamente in pareggio», rivendica Martelletto, ma certo non si può dire lo stesso di tanti paesi della Calabria e della Sicilia.
Il problema delle spese dei Comuni va risolto altrimenti quelli meno virtuosi, denuncia Alberto Mion, sindaco di Negrar, «non avranno mai incentivi a fare meglio». E non è vero, sostiene, che affidare una percentuale dell’Irpef ai Comuni privilegia il Nord.
Per Franco Bertaso, primo citadino di Castel d’Azzano, 11.500 abitanti, quella che i sindaci veneti sono venuti a portare a Roma è una «proposta seria», la «piattaforma per il federalismo». Il nodo delle risorse è cruciale perché, spiega, dei 25 milioni di Irpef, ne viene restituita a Castel d’Azzano appena il 6% e senza fondi non può andare avanti, per fare l’esempio del suo paese, la ristrutturazione della caserma dei Carabinieri e del municipio. Ma a fare economia deve essere anche lo Stato, riducendo gli sprechi e tagliando i rami secchi. «Non è giusto che chi tira il carro non abbia biada sufficiente per automantenersi», riassume.
Tra i sindaci del Veronese in marcia verso Montecitorio quello di Gazzo, Stefano Negrini, di Nogarole Rocca Luca Trentin, il vice sindaco di Dolcè Massimiliano Adamoli. «Siamo tutti penalizzati», protesta Mario Faccioli, primo cittadino di Villafranca, 33 mila abitanti, «perché nel Veneto proprio perché i Comuni rispettano le regole paghiamo più di tutti». Tra le fasce tricolori serpeggia un certo malumore per il regalo di 140 milioni fatto da Tremonti per salvare Catania dal fallimento, ma c’è chi ricorda anche i casi di Roma e di Taranto. «Qui non è questione di destra o di sinistra», sostiene Faccioli, «noi rispettiamo le regole e deve essere così da Nord a Sud, chiediamo che la regolarità dei nostri bilanci sia riconosciuta e premiata perché vogliamo offrire ai cittadini nuovi servizi, e migliorare e mantenere quelli che ci sono».
Anna Maria Bigon, sindaco di Povegliano Veronese sottolinea come siano penalizzati proprio i comuni più «virtuosi», quelli che non hanno mai sgarrato di un’euro dal Patto di stabilità». Angelo Campi, sindaco di Salizzole, mette in evidenza che «nel Veronese, come in tutta Italia, ci sono realtà economiche diverse e solo la Regione, nel quadro del federalismo che vogliamo e dobbiamo realizzare potrà decidere i diversi parametri di spesa».
Stefano Marzotto, sindaco di Pressana, ci tiene a dire che la loro «è una richiesta trasversale, noi amministratori guardiamo ai fatti, chiediamo il 20% dell’Irpef e l’azzeramento della spesa storica perché le necessità dei comuni si devono basare sulle reali necessità».

Federico Zuliani ha detto...

Buffo ke mancassero i leghisti, eh?!?

X l'anonimo su Bozzolin: se è così interessato a quello che fa l'amico Franco, piuttosto che Venturato, piuttosto che quelli di Nuova Città o qualsiasi altro gruppo/corrente/associazione/carboneria/ecc., si rivolga a loro e glielo chieda!

Anonimo ha detto...

Caro Zuliani non voglio fare della polemica ma la mia era solo una domanda ingenua, se non ha la risposta la pregherei di non intromettersi.
grazie.

Luca G

Federico Zuliani ha detto...

In questo blog esiste la libera discussione, ed io vi partecipo quindi con la massima libertà di dire la mia, altro ke "intromettermi".

And that's the bottom line, 'cause I said so!

____ ha detto...

Boni, boni...