giovedì 5 marzo 2009

DA L'ARENA 5.3.09

IN TRIBUNALE. La donna era caduta nel 2007 sulla pista di piazza Garibaldi procurandosi danni non ancora risolti

Pattinatrice fa causa al Comune

La pista di pattinaggio Che sia naturale o artificiale poco importa: il ghiaccio non smette di procurare grane legali al Comune anche quando è ormai sciolto. Dopo essere stato chiamato in giudizio due anni fa da un’insegnante di Vigo, che nel novembre del 2005 scivolò con la bicicletta sulla passerella ghiacciata di ponte Principe Umberto riportando numerose lesioni, l’ente dovrà infatti comparire nuovamente in tribunale a LEGNAGO il prossimo 28 aprile. E sempre per una causa di risarcimento danni legata al ghiaccio. A trascinarcelo è stata questa volta, tramite il suo legale, l’avvocato legnaghese Roberta Danzi, C.M: una 61enne di Casette, che ha citato l’amministrazione a comparire davanti al giudice per farsi rifondere i danni subìti cadendo sulla pista di pattinaggio allestita nel 2007 in piazza Garibaldi dalla società «Water & Ice» di Padova con un sostanzioso contributo della giunta al centro allora di accese polemiche.
Stando all’atto di citazione, intorno alle ore 11 del 9 dicembre la signora iniziò a pattinare nel rettangolo congelato artificialmente. Nemmeno il tempo di assaporare i primi giri di pista che la donna, «a causa delle pessime condizioni della superficie, formata da uno strato di ghiaccio irregolare e poco consistente, e della fuoriuscita di una serpertina raffreddante», cadde e si fratturò un polso. Quella che doveva essere una mattinata spensierata finì così per la 61enne al Pronto soccorso del «Mater salutis». Per C.M. la disavventura non finì lì perchè, una volta tolto il gesso, «dovette sottoporsi a cicli di terapie riabilitative per alleviare le sofferenze dei postumi della caduta». A distanza di poco più di un anno la signora, non avendo raggiunto un accordo extragiudiziale con la società allestitrice e con il Comune «tenuto a vigilare e a predisporre ogni tipo di controllo sulla pista», ha convenuto entrambi in tribunale «per ottenere la condanna in solido o in via esclusiva al risarcimento danni».
Il conto presentato dalla sportiva di Casette è di 13.853 euro: importo in cui, oltre alle spese mediche, sono compresi il danno biologico, quello morale e l’invalidità lasciata in eredità da quel brutto incidente. Una richiesta alla quale la giunta si opporrà con l’avvocato Stefano Sartori di Verona: il legale fiduciario della Reale Mutua, l’assicurazione con quale aveva in corso all’epoca una polizza di responsabilità civile verso terzi. S.N.

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