martedì 23 novembre 2010

Aung San Suu Kyi libera: un trionfo dei diritti umani



Da Prismanews.net

La notizia della liberazione di Aung San Suu Kyi ha fatto il giro del mondo: una vittoria della libertà, della democrazia, del libero pensiero. Figura politica birmana da sempre attiva nella difesa dei diritti umani del suo Paese, oppresso - da anni - da una pesantissima dittatura militare, San Suu Kyi è Leader del movimento non-violento.

Fonda la “Lega Nazionale per la Democrazia” che la porta a vincere le elezioni nel 1990 ed a ricevere, l’anno successivo, il Premio Nobel per la Pace. A un passo dal divenire Primo Ministro birmano, i militari si impongono con la forza prendendo il potere e annullando la volontà popolare. Da allora San Suu Kyi viene forzatamente tenuta tra uno stato di semilibertà e arresti domiciliari, impossibilitata a lasciare il suo Paese e con il divieto assoluto di visita da parte di chiunque, persino dei suoi stessi familiari. L’Italia, come il resto del mondo, si è fortemente mobilitata per la battaglia di Aung San Suu Kyi, ma uno dei Comuni che maggiormente si è distinto nell’impegno di questa giusta crociata è stato il Comune di Legnago, che ha votato all’unanimità una mozione in suo favore e di condanna verso il regime militare che la teneva prigioniera.

Prismanews ha intervistato l’avvocato Paolo Longhi, Assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Legnago, che all’epoca si occupò della mozione a favore della liberazione della dissidente birmana.

Avvocato Longhi si ricorda come ebbe inizio l’idea di una mozione a favore di San Suu Kyi? “Certamente: l’idea della mozione era venuta ai ragazzi della Giovane Italia. Il documento, da me redatto, è stato poi proposto all’assemblea dal presidente del consiglio comunale ed esprimeva solidarietà nei confronti del Premio Nobel birmano, ma anche durissime critiche al regime di Myanmar. L’Ordine del giorno venne approvato e votato da tutti, una mozione super partes in piena regola insomma!”.

E da cosa è scaturito il vostro interesse, peraltro lodevolissimo, verso una causa così lontana anche geograficamente? “La mancanza di libertà verso i diritti umani non ha confini geografici: ci siamo mobilitati fondamentalmente per esprimere il nostro biasimo verso l’atteggiamento della giunta militare birmana che negava a San Suu Kyi, con il prolungamento degli arresti domiciliari, ogni forma di libertà: sia fisica che di pensiero”.

E come avete accolto la notizia della sua liberazione? “Non possiamo che esprimere parole di soddisfazione e la nostra gioia per questa vittoria: San Suu Kyi è una grande donna, può fare ancora tante e grandi cose. Anche se, inutile illudersi del contrario, sicuramente è ancora controllata a vista. Siamo però soddisfatti di questo piccolo passo verso la libertà di pensiero soprattutto”.

Avete ora in programma qualche evento per festeggiare la sua liberazione? “Stiamo pensandoci e lo proporrò al prossimo consiglio comunale. E comunque il nostro impegno non si esaurisce certamente qui, perché il processo di libertà in Birmania non è affatto completato”.

Avete mai pensato di scriverle? “Lo avremmo fatto in passato se non avessimo avuto, purtroppo, la certezza che una nostra comunicazione non le sarebbe mai pervenuta. Ora, dopo la sua liberazione, la situazione è diversa e sicuramente le scriveremo per congratularci con lei e augurarle il meglio per lei e il suo popolo”.

Avvocato, la vostra è stata indubbiamente un’azione che fa onore al Comune di Legnago: chapeau! “E noi non possiamo che esserne soddisfatti; per quanto contiamo poco nel panorama mondiale che si è mobilitato per San Suu Kyi, il fatto stesso che Prismanews ci abbia “scovati “ ed interpellati, sta a significare che anche se siamo una piccola goccia nel mare, abbiamo, nel nostro piccolo, contribuito alla vittoria di una giusta causa”.

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