mercoledì 13 luglio 2011

LEGNAGO. DOLORE PER L’ADDIO AL NOSTRO CAPORAL MAGGIORE. MA NESSUNO PARLI DI RITIRO DALL’ AFGHANISTAN.

Dopo Alessandro Di Lisio un altro figlio adottivo della nostra Legnago è caduto nel compimento del suo dovere di soldato, il caporal maggiore Roberto Marchini.
Il dolore è tanto, la Città è in lutto. Domani, in occasione dell’anniversario della passerella ciclopedonale Porto – Legnago, ci sarà una festa sommessa, senza fuochi d’artificio.
Afferma l’Amico Sindaco Roberto Andrea Rettondini : «(…) tragedie che lasciano senza parole. L'ottavo reggimento Folgore è infatti parte integrante da quasi 50 anni della città e i suoi militari li sentiamo tutti figli della nostra terra, una grande famiglia di cui siamo tutti orgogliosi e alla quale mi lega tra l'altro un rapporto di amicizia personale».
Tanti amici che pure con me condividono il medesimo percorso politico si lasciano scappare, commossi: “via da questa missione inutile”.
Sbagliano. Nel loro sincero sgomento non si rendono conto di quanto questa frase possa ferire l’orgoglio e la dignità dei nostri soldati. Quando ho tributato gli onori a Roberto sul social network facebook ai tanti "pro-ritiro" ha risposto una cara amica, Stefania, figlia e fidanzata di militari, con il compagno in missione a Farah:
“inutile? La cosa che mi fa incazzare è che ogni volta che muore un soldato in missione qualcuno deve dire "la sua" e magari neanche sa cosa davvero fanno i nostri militari. Prima di aprire bocca parlate con uno di loro,ascoltatelo quando teneramente parla di bambini afghani innocenti che fanno festa per un pezzo di pane. Davvero pensate che per tutto il mondo sia inutile questo sacrificio? Per fortuna qualcuno sa perché sono li. Anziché parlare a vanvera fate silenzio,i nostri militari devono rimanere la. Perché? Perché hanno un altro morto a cui rispondere!”
Ovviamente oltre alle ragioni del cuore, dell’orgoglio e della dignità umana ci sono altri motivi che rendono improvvida la strada del ritiro immediato: c’è una tempistica stabilita dalle forze della coalizione per riconsegnare quella martoriata regione alla responsabilità militare e politica degli afghani. Non rispettarla significa darla vinta ai talebani.
E questo, per Alessandro, per Roberto, per tutti i nostri quaranta ragazzi caduti, per la dignità ella nostra Nazione, non possiamo permetterlo.
Meglio un giorno da Marchini che cent’anni da pacifisti.

2 commenti:

Claudio Marconi ha detto...

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Claudio Marconi

____ ha detto...

Grazie Claudio