giovedì 20 dicembre 2007

QUANDO IL BURQA CE L'ABBIAMO NOI. di Paolo Cecco

Ricevo questo meraviglioso scritto dell'amico Paolo e lo giro a Voi tutti (mica poi tanti eh...) lettori del mio blog!

Caro Paolo,

ho deciso di scriverti poiché nell'ultimo articolo pubblicato nel tuo blog,quello sul Burqa, sono rimasto colpito dall'uso di due termini, a mio avviso, sacri:” tradizione” ed “identità”.
Secondo il mio punto di vista le minacce per l’identità nascono,più che dall’esterno, dall’interno di una cultura: quando l’identità è forte e matura , il confronto con le identità “altre” può solo rafforzarci e magari arricchirci.
È una regola antropologica che le identità vengano minacciate da quelle simili piuttosto che da quelle remote.
Un’identità si rafforza solo vivendola più intensamente ed in modo positivo.
Nel “mitico”Settecento si iniziò a portare avanti la tesi secondo la quale per liberare l’uomo, era necessario alleggerirlo dalla sovrastruttura dei corpi intermedi, identitari nonché morali che si portava addosso: la famiglia,la chiesa, la corporazione, vincoli solidaristici ecc si pensò che il libero e diretto confronto con la maestà statale avrebbe reso libera la persona.
Bene, fra Settecento e Novecento abbiamo visto come l’uomo(divenuto cittadino), privo dei corpi identitari e tradizionali, si sia trovato nudo dinnanzi al prepotere/prepotenza statale.
L’identità muore se assorbita in toto da una cultura dell’omologazione linguistica, estetica,comportamentale;appassiamo come foglie in autunno quando s’innesca la proletarizzatone dei gusti e degli atteggiamenti; i nostri burqua sono la macdonalizzazione, la simpsonizzazione, la nikizzazione, l’adidasizzazione, la microsoftizzazione, la siemensizzazzione del mondo.
Quello che abbiamo bisogno è di una cultura dell’identità, dell’informazione e del limite. Di una cultura che si opponga al taglio delle radici del passato, che tutelala la memoria storica, quotidianamente insidiata da “innovazioni” scolastiche.
Chi per primo ha stuprato l’identità e la tradizione è stata la tanto decantata modernità, pensiamo a tutto quello che ci ha fatto perdere in termini di cultura comunitaria e tradizioni riti-culturali.
Riflettiamo soltanto un momento su quello che resta della santa domenica:un attacco meditato della ragione e dell’utilità(le solennità religiose ostacolano la produzione) contro la festa.
Abbiamo sostituito il tempo della festa e da dedicare a Dio, il tempo della riscoperta delle nostre radici comunitarie con un tempo individualista, ponendo sugli altari soltanto noi ed il nostro “giorno di riposo”.
Dirò un’assurdità, ma è più letale(e mortuorio) per le nostre identità la festa Halloween che non fa il shabbat ebraico o il ramadam islamico; proprio per il fatto che un’identità si annulla se correlata ad un rito od una tradizione che si somiglia piuttosto che ad usi o costumi a noi distanti.
Certo esiste un “pericolo musulmano”(esterno) che cerca di cancellare le nostre tradizioni e radici; ma il vero problema è ritenere che tutto sia mercificabile e monetizzabile, ateizzare le nostre culture, ispirare una visione della vita del tutto dovuto e niente doveri, vivere il progresso (che di per se è positivo)assuefatti dai soli miti del livellamento consumistico, dell’omologazione culturale e delle masse.
Una società cessa di esistere se alla base del suo scheletro manca il surplus di idee,valori, eticità che sorregge le fondamenta del nostro vivere in comune.
Il tonfo di una realtà umana si sente quando decadono le colonne che mantengono senso e danno valore alla nostra realtà,al nostro sistema di vita,alle nostre esperienze.
Il vero pericolo è rappresentato dalla staticità del pensiero, dall’immoralità al governo, i sepolcri dove ci accingiamo a raccogliere i cloni di valori, identità, ideali già consumati ma che non tentiamo di mascherare (agli altri ed a noi stessi) come energici ed ancora vincenti e convincenti:è questo quello che porta alla decadenza della nostra umanità identitaria, questo, più che il burqua, porta a diaspore tragiche e silenziose.
Occorre uscire da questa società incerta, paurosa e titubante, la società “dell’ateismo pratico”- citando Giovanni Paolo Secondo-,una società opulenta che ha voltato le spalle alle sue origini e alla sua culla.
Serve riportare i valori al loro habitat naturale:riproporli come fari d’Alessandria nel veicolare la nostra società.
Più di una signora con il burqua mi inorridiscono le blasfemie di Luttazzi contro il Papa, la soffitta dove abbiamo dimenticato il quattro novembre ed i suoi 600.000cadaveri (però sappiamo tutto quando si parla dell’americano giorno del ringraziamento o della sovietica rivoluzione d’ottobre). bisogna ri-infatuarci della nostra cultura(italiana ed europea)per ritrovare la nostra personale identità: un’identità che viaggia nelle opere di Mozart, si legge nel libro Core, in Goethe e nella Divina Commedia, si scruta nella Cappella Sistina, si abbraccia nei film di Chaplin , si assapora nei cibi sublimi mediterranei.
Fidanzandoci,nuovamente, con la nostra cultura e con le arti riusciremmo a ritrovare le nostre origini, in caso contrario, citando Veneziani:”Senza un centro di attenzione e di attrazione,rispetto a cui ordinare la vita, organizzare il senso e raccogliere le sue sparse esperienze, non resta che il naufragio.che può suscitare perfino allegrai- come notava Ungharetti – ma che produce sicuramente abbandono ai flutti e intima, compiuta abdicazione di sé.”
Un Abbraccio,
Paolo Cecco

4 commenti:

Federico Zuliani ha detto...

Mi freghi i collaboratori?!? :)

Paolo Cecco, oltre che un caro amico, è veramente un bravo "scrittore", capace di analisi colte e profonde. Complimenti a lui, e bravo Pavel ad averlo ospitato!

Anonimo ha detto...

Caro Fede,
Paolo è semplicemente meraviglioso.
Complimenti per il tuo blog, sempre ricco di battaglie ideali importanti.
Complimenti anche per l'incontro con Berlusca.
A proposito, ho trovato l'amico Giorgio Gugole il quale mi ha detto che Silvio ti avrebbe invitato a tagliare il mefistofelico pizzo... Speriamo che - diversamente dalle mie - le rammostranze del tuo Capo abbiano seguito.

Federico Zuliani ha detto...

Non sapevo conoscessi il bravo Gugole! Confermo che il Cav. m'ha chiesto un solenne impegno sul taglio del mio "goatie"...farò il possibile x accontentarlo quanto prima...

Anonimo ha detto...

E dai! fai un fioretto!!! Taglialo!