giovedì 7 febbraio 2008

10 febbraio: Giorno del Ricordo

Ricordo le migliaia e migliaia di uomini, donne, anziani e bambini, lasciati morire nel buio di una foiba, seppelliti vivi tra i morti. Perché si risparmiassero le pallottole. Ricordo maestri, preti, soldati, operai, studenti seviziati e uccisi dalle milizie comuniste jugoslave nelle scuole, in strada, in chiesa, in casa propria. Cadaveri disseminati senza pietà lungo tutto il confine nord-orientale d'Italia. Ricordo giovani donne torturate con tenaglie roventi, rinchiuse in gabbie di ferro, stuprate ed esposte al ludibrio degli uomini di Tito. Ricordo quei carnefici ancora impuniti, prosciolti dall'accusa di sterminio per aver operato in territorio "extranazionale" o mai neanche processati. Ricordo la disperazione dei 350 mila esuli italiani di Fiume, dell'Istria, della Dalmazia. Costretti ad abbandonare le loro case, le loro terre, i loro ricordi radicati nei secoli. Ricordo migliaia di persone scomparse nel nulla che l'Italia, l'Europa ed il mondo hanno fatto finta di dimenticare. Ricordo il silenzio degli storici di partito e l'omissione complice della scuola pubblica italiana, perché le giovani generazioni non sapessero, perché non ricordassero. Il 10 febbraio di ogni anno, nel "Giorno del ricordo in memoria delle vittime delle foibe, dell'esodo giuliano - dalmata e delle vicende del confine orientale" io indosso il fiocco tricolore per tributare il mio riconoscimento a questi Figli d'Italia troppo a lungo dimenticati. Io ricordo. E tu?

IN ONORE DELLE VITTIME DELLE FOIBE DELL'ASSASSINO MARESCIALLO TITO, CHE UCCISE IN TEMPO DI GUERRA E SOPRATTUTTO IN TEMPO DI PACE A GUERRA FINITA MIGLIAIA DI ITALIANI. CON IL SILENZIO, L'ASSENSO E L'AIUTO COLPEVOLE E INFAME DI TOGLIATTI E COMPAGNI.

18 commenti:

____ ha detto...

La tragedia di Norma Cossetto

… Norma Cossetto era una splendida ragazza di 24 anni di S. Domenico di Visinada, laureanda in lettere e filosofia presso l'Università di Padova. In quel periodo girava in bicicletta per i comuni dell'Istria per preparare il materiale per la sua tesi di laurea, che aveva per titolo "L'Istria Rossa" (Terra rossa per la bauxite).

Il 25 settembre 1943 un gruppo di partigiani irruppe in casa Cossetto razziando ogni cosa.

Entrarono perfino nelle camere, sparando sopra i letti per spaventare le persone. Il giorno successivo prelevarono Norma. Venne condotta prima nella ex caserma dei Carabinieri di Visignano dove i capibanda si divertirono a tormentarla, promettendole libertà e mansioni direttive, se avesse accettato di collaborare e di aggregarsi alle loro imprese. Al netto rifiuto, la rinchiusero nella ex caserma della Guardia di Finanza a Parenzo assieme ad altri parenti, conoscenti ed amici .

Dopo una sosta di un paio di giorni, vennero tutti trasferiti durante la notte e trasportati con un camion nella scuola di Antignana, dove Norma iniziò il suo vero martirio. Fissata ad un tavolo con alcune corde, venne violentata da diciassette aguzzini, quindi gettata nuda nella Foiba poco distante, sulla catasta degli altri cadaveri degli istriani. Una signora di Antignana che abitava di fronte, sentendo dal primo pomeriggio urla e lamenti, verso sera, appena buio, osò avvicinarsi alle imposte socchiuse. Vide la ragazza legata al tavolo e la udì, distintamente, invocare pietà.

… Il 13 ottobre 1943 a S. Domenico ritornarono i tedeschi i quali, su richiesta di Licia, sorella di Norma, catturarono alcuni partigiani che raccontarono la sua tragica fine e quella di suo padre. Il 10 dicembre 1943 i Vigili del fuoco di Pola, al comando del maresciallo Harzarich, ricuperarono la sua salma: era caduta supina, nuda, con le braccia legate con il filo di ferro, su un cumulo di altri cadaveri aggrovigliati; aveva ambedue i seni pugnalati ed altre parti del corpo sfregiate. Emanuele Cossetto, che identificò la nipote Norma, riconobbe sul suo corpo varie ferite di armi da taglio; altrettanto riscontrò sui cadaveri degli altri".

Norma aveva le mani legate in avanti, mentre le altre vittime erano state legate dietro. Da prigionieri partigiani, presi in seguito da militari italiani istriani, si seppe che Norma, durante la prigionia venne violentata da molti.

…La salma di Norma fu composta nella piccola cappella mortuaria del cimitero di Castellerier.

Dei suoi diciassette torturatori, sei furono arrestati e obbligati a passare l'ultima notte della loro vita nella cappella mortuaria del locale cimitero per vegliare la salma, composta al centro, di quel corpo che essi avevano seviziato sessantasette giorni prima,nell'attesa angosciosa della morte certa. Soli, con la loro vittima, con il peso enorme dei loro rimorsi, tre impazzirono e all'alba caddero con gli altri, fucilati a colpi di mitra…

Anonimo ha detto...

Non ti rendi conto che tragedie come quella di cui parli non esisterebbero se al potere non ci fossero persone intolleranti verso il diverso/gli altri come te ?
Riflettici.

Anonimo ha detto...

Caro studente, se sei come quelli della Sapienza (figli proprio di quei concetti realmente razziali, discriminatori e assassini) è meglio che fai un esame di coscenza!

Anonimo ha detto...

Scusa?
Ma hai capito almeno una virgola di quello che ho scritto ? La tua altro non mi sembra che una risposta ad effetto imparata e memoria...prova a ragionare su quello che ho detto...anzi dai te la taglio un po' più fina:
se non ci fossero persone intolleranti e cariche di preconcetti ( come leggo in questo blog ) , non si sarebbero mai verificate tutte le stragi di cui la storia e' silente testimone.
Sbaglio ?

____ ha detto...

Caro Umberto, se qui dentro trovi spazio per scrivere quello che pensi vuol dire che non c'è gente intollerante che gestisce questo blog.
Poi, se diversamente continuassi a ritenere questo spazio come luogo di incontro telematico di gente intollerante... Beh... il mondo... anche informatico è abbastanza grande per tutti e due...quindi buona navigazione verso altri lidi.
Comunque sempre pronto a rispondere con educazione.
Ciao.

Anonimo ha detto...

innanzitutto non vedo perchè tu non debba rispondermi. I miei toni mi sembrano piuttosto civili...quindi ti invito a rispodere alle mie affermazioni in modo diverso da un invito ad andarmene.
In secondo luogo, ritengo che tu sia una persona intollerante, ma ETIMOLOGICAMENTE parlando.
Ti riporto la definizione del De Mauro a riguardo:
Intollerante: 1 agg., s.m. e f. CO che, chi non è capace di tollerare;

Bene, io altro non ho fatto che allacciarmi alla tua affermazione, che si puo' leggere in fondo al blog, dove dici che "odi i comunisti dalla culla" e ,udite udite, non TOLLERI vedere burqa nella tua città.
A mio parere sono segni di *evidente* intolleranza, checchè tu dica...
Visto che ci siamo anche conosciuti di persona davanti alla nostra Scuola sabato mattina, ti prego di non aggirare più i miei interventi, ma piuttosto di rispondere in maniera costruttiva.

Federico Zuliani ha detto...

Se non altro sei passato dall'anonimato all'uso del tuo nome (spero...).

Cmq come esempio il burka direi che non ci sta proprio: si sta parlando di una cosa IMPOSTA alle donne musulmane, che pagherebbero anche con la vita un loro eventuale rifiuto verso questa NEGAZIONE DELLA DIGNITA' UMANA. E non venirmi a tirar fuori che invece le donne musulmane lo portano volentieri per un sincero sentimento religioso, perchè allora potrebbe veramente saltar fuori per scrivere che Bin Laden aveva le sue ragioni, e così Hitler e così tanti altri...

Anonimo ha detto...

Caro Federico
Come vedi Longhi è diventato un intollerante!
Ma deve essere talmente orgoglioso che ci sia un butel che passa le giornate a cercare sul vocabolario qualcosa per attaccarlo che mi sa che ha goduto tantissimo!!! (ha hah ha)

____ ha detto...

Caro anonimo. Si, devo ammetterlo, ho goduto.
Ci siamo conosciuti davanti alla scuola? Allora sei quel ragazzo bassetto con gli occhiali?
Beh..se ti interessa sapere come la penso sull'intolleranza (non penso, penso che ti interessi solo attaccarmi...ma è normale)ti dico: è doveroso essere intolleranti rispetto alle ingiustizie. E tra queste ci metto anche l'acquiescenza ad una gigantesca cazzata come lo spaccio e l'assunzione di cannabis.
Penso che sia doveroso non tollerare che donne musulmane siano costrette (C O S T R E T T E!!!) a coprire integralmente il proprio viso.
Quanto alla tragedia delle foibe se ci tieni posso prestarti qualche libro. Poi non dire che ti faccio il lavaggio del cervello!!

Anonimo ha detto...

non mi spreco nemmeno a commentare il pietoso intervento anonimo.

Comunque tornando a noi, forse gli occhiali te li devo prestare, visto che sono alto 1,78 e non mi pare di essere bassetto...ad ogni modo se questo ti è servito a capire chi sono, ben venga.
E' vero che non possiamo tollerare la coercizione all'utilizzo del burka a CERTE ( come dici tu stesso ) donne musulmane, ma non puoi negare che ESISTE una parte di esse che lo vede come elemento culturale. Sono stati i taliban a costringere le donne a vestire il cosiddetto "burka completo" o "burka afghano", mentre il burka tout court E' un elemento della cultura coranica, che di per sè non sottintende discrimimanti di tipo coercitivo. Ad ogni modo non posso che dichiararmi d'accordo con te riguardo alla costrizione all'utilizzo del burqa nel modello "talebano", evidentemente ci siamo fraintesi.
Comunque trovo assolutamente fuori luogo che tu ritenga io sia qui unicamente per attaccarti: se trovi che il dialogo non sia, o non sia stato, costruttivo, tolgo subito le tende..no problem..

____ ha detto...

No, Umberto, ci tengo che tu scriva.
Scusami se sono stao maleducato. nOn volevo esserlo.
Penso che mettere a confronto pensieri diversi possa servire a tutti. Anche a noi, no?
Rinnovo l'invito a fare due chiacchere di persona anche a te.
Ciao.
Paolo

Anonimo ha detto...

Ti ho visto alcune volte a Legnago...anche al Gabbia che frequento spesso...ad ogni modo se dovessimo vederci non c'è nessun problema a fare due parole..anche se le nostre idee credo saranno eternamente divergenti...

____ ha detto...

Tra persone civili non c'è mai alcun problema a confrontarsi. Buona giornata

Federico Zuliani ha detto...

Ma tutti al "Gabbia" i bloggers?!?

Anonimo ha detto...

Penso si scelga il gabbia più per mancanza di alternative che per altro ..

Anonimo ha detto...

Anche perché al Gabbia non si rischia di incontrare belle ragazze; infatti l'accesso è vietato alle belle gnocche!

____ ha detto...

è bastato che l'anonimo agitasse lo spettro femminile per allontanare i visitatori? Ueh, buteleti, vardè che no la ga mia i denti....

____ ha detto...

Italiani nel mondo

GIORNO DEL RICORDO/ LA POLIZIA SLOVENA BLOCCA LA COMMEMORAZIONE DELL’UNIONE DEGLI ISTRIANI OLTRE CONFINE: LA DENUNCIA DEL PRESIDENTE LACOTA

TRIESTE\ aise\ - Ieri, domenica 10 febbraio, per rendere omaggio ai finanzieri deportati dai titini nel maggio 1945 ed uccisi sul Carso sloveno, dopo le commemorazioni di Basovizza e dopo la cerimonia della consegna delle onorificenze ai parenti degli infoibati in Prefettura a Trieste, l’Unione degli Istriani ha organizzato un pellegrinaggio oltre confine a Roditti (Cosina) e Capodistria.
A Roditti gli esuli hanno deposto una corona di alloro in memoria dei 97 finanzieri deportati nel maggio 1945 dai partigiani jugoslavi principalmente dalla caserma di Campo Marzio (Trieste) ed infoibati nell’abisso in prossimità dell’omonimo villaggio. In seguito, i pullman hanno raggiunto Capodistria dove nel centro storico hanno reso omaggio alle centinaia di migliaia di esuli costretti a lasciare le loro case per sottrarsi alla feroce pulizia etnica slovena e croata.
"Credo che varcare il confine e recarsi sui luoghi in cui si verificarono queste tragedie", ha affermato il presidente dell’Unione degli Istriani, Massimiliano Lacota, a capo delle delegazioni, "sia il modo più onesto e naturale per riconoscere con concretezza e risolutezza la verità storica".
La delegazione, fanno saper dall’Unione degli Istriani, è stata però invitata a non entrare in territorio sloveno, in quanto la commemorazione, secondo gli agenti, non sarebbe stata gradita e pertanto non poteva essere autorizzata.
A seguito dei fatti accaduti ieri, il presidente dell’Unione degli Istriani Massimiliano Lacota ha indetto una conferenza stampa, che si è tenuta oggi alle ore 15.30 a Trieste, per denunciare "il trasgressivo, scorretto e intimidatorio comportamento della polizia slovena che in violazione degli accordi di Schengen ha bloccato al valico di Pese i pullman degli esuli diretti a Roditti e poi a Capodistria".
Durante la conferenza, il presidente Lacota ha raccontato che alle sue rimostranze, ribadendo di "non poter accettare una simile interpretazione da parte degli agenti, è intervenuto un ispettore donna dal comando di Sesana, che in sostanza ribadiva l’opportunità di non proseguire il viaggio. Alla domanda degli esuli "che cosa può succederci se proseguiamo il viaggio?" la polizia ha risposto che "con questo avviso noi abbiamo assolto al dovere di informarvi e, se proseguirete, vi assumerete ogni responsabilità per ciò che vi potrà capitare!" ".
La comitiva ha proseguito il viaggio e gli agenti hanno scortato i pullman fino a Roditti, dove, appena parcheggiati in prossimità della chiesa, al Presidente Lacota è stato ritirato il documento d’identità in attesa di ordini da parte dei loro superiori. Intanto i partecipanti, "nonostante il clima di intimidazione, hanno proseguito fino alla miniera dove hanno deposto una corona, non potendo proseguire fino alle foibe". "Dopo alcuni tentennamenti", hanno dichiarato dall’Unione degli Istriani, "gli agenti hanno multato il presidente Lacota, pretendendo il pagamento immediato di Euro 312,00 in contanti, a fronte però di nessuna accusa precisa".
I pullman sono quindi proseguiti verso Capodistria, dove è stata deposta una corona davanti la casa Derin, sede dell’OZNA dopo il 1945, in cui venivano torturate numerose persone. Dopo la deposizione, ha continuato Lacota, "la storia si è ripetuta: al ritorno nei pullman, gli esuli hanno trovato ad aspettarli due cellulari con alcuni uomini delle forze dell’ordine che hanno invitato il presidente Lacota a salire su una camionetta. Al rifiuto di Lacota ed alle proteste degli astanti, gli agenti hanno desistito, facendo però pagare una importo di altre 312,00 Euro, anche in questo caso senza alcuna specifica accusa".
Alla fine, i pullman sono ritornati a Trieste, scortati a vista da veicoli della Polizia fino al confine.
"È veramente pazzesco ciò che ci è capitato", ha spiegato Massimiliano Lacota, "è stata un’intimidazione in piena regola, simile a quelle degli anni ‘50, che ha colpito nel segno: la gente impaurita, difficilmente tornerà a Roditti per commemorare i nostri concittadini, ed è questo che volevano i poliziotti, che hanno agito evidentemente non di propria iniziativa".
"Ho interessato l’on. Rosato e le autorità locali", ha concluso Lacota, "affinché sia fatta luce su questa vicenda ed affinché si smetta con questi vergognosi sistemi polizieschi".
Da informazioni precise d’oltreconfine, fanno sapere dall’Unione degli Istriani, nel frattempo si evince come "la Repubblica di Slovenia, a seguito di un’interrogazione parlamentare, abbia avviato un’inchiesta ufficiale per verificare e punire gli abusi e le irregolarità commesse dalle forze dell’ordine slovene".
Secondo Lacota, "analoga iniziativa diplomatica in tal senso deve essere intrapresa in tempi rapidi dal Governo Italiano in considerazione del trattamento antidemocratico ed ingiustificabile riservato ad un gruppo di cittadini europei, italiani nella fattispecie, impegnati in un pellegrinaggio pacifico nel territorio dell’Unione Europea". (aise)