lunedì 11 febbraio 2008

Intervista del presidente di AN al Giornale

di Fabrizio De Feo


Presidente Fini. che cosa sarà il Popolo della libertà, un cartello elettorale o un vero e proprio partito?
«Non sarà solo un cartello elettorale, guai se lo fosse. È un progetto molto più ambizioso che nasce da un accordo politico e che troverà la sua consacrazione nel momento elettorale ma dovrà necessariamente svilupparsi dopo. Del resto Berlusconi ha chiarito che coloro che saranno eletti con il Pdl faranno parte di un unico gruppo parlamentare».

Come è arrivata l'accelerazione decisiva?
«L'accelerazione è nata dalla consapevolezza della condizione irripetibile in cui si trovava il centrodestra italiano.
Rispetto a qualche mese fa e anche rispetto all'aspra polemica che c'era stata dopo l'annuncio di San Babila erano accadute alcune cose che avevano cambiato radicalmente lo scenario».

Ma cosa vi siete detti con Berlusconi? Qual è stata la scintilla?
«A Berlusconi ho detto: ma se ci fosse la legge elettorale scaturita dal referendum, faremmo la lista unica? Berlusconi mi ha risposto di sì. A quel punto parlando ci siamo trovati d'accordo nel dire che per la prima volta poteva nascere un soggetto politico non calato dall'alto attraverso la scissione o la fusione di soggetti esistenti ma dal basso, nelle urne, per espressa volontà del corpo elettorale. E abbiamo rotto gli indugi».

Come farete a dare un'anima a questa nuova creatura?
«Il Pantheon dei nostri valori è condiviso da tempo. E questo è avvenuto grazie all'esperienza di governo e attraverso i valori del PPE. Inoltre esiste un manifesto dei valori redatto e firmato da tutti noi. Su questo si è andata a innestare la spinta proveniente dal popolo del 2 dicembre che ci ha fatto sentire indietro riSpetto al sentire dell'elettorato».

Che cosa significa affrontare queste elezioni senza il simbolo di An? E' preoccupato?
«Innanzitutto da domani sarò impegnatissimo a spiegare al partito che cosa sta accadendo. Ma non sono preoccupato per due ragioni: le identità dei partiti non sono espresse solo dai simboli - se fosse così si tratterebbe di identità assai deboli - ma dai valori e dai principi di riferimento.
E da questo punto di vista c'è una sostanziale omogeneità soprattutto con Forza Italia. Inoltre già nel '96 e nel 2001 la maggior parte dei deputati e dei senatori vennero eletti con un simbolo che non era né quello di Forza Italia né quello di An. Senza contare il referendum che promuovemmo per l'abolizione della quota proporzionale».

An verrà sciolta?
«AN, dovrà discutere fin dalla direzione di sabato, che sarà allargata a tutti i gruppi parlamentari, della nuova strategia. E se, come mi auguro, ci sarà un via libera, nei primi mesi dell'autunno sarà indetto un congresso per sancire questa decisione e avviare la fase successiva che dovrà portare alla nascita di un vero e proprio partito».

Che cosa farà l'Udc a questo punto?
«Sarebbe davvero grave se gli amici dell'Udc non comprendessero l'importanza di ciò che sta accadendo e non contribuissero a rendere il Popolo della Libertà più forte e credibile nei valori e nella sua capacità di governo».

Qual è la sua previsione?
«Confido nella, lungimiranza di Pier Ferdinando Casini».

Perché concedete alla Lega l'uso del simbolo e all'Udc no?
«La Lega ha una sua specificità legata al fatto che presente solo in alcune aree. Il modello che mi viene facile evocare è il modello tedesco con l'alleanza strategica tra Cdu e Csu».

Dal punto di vista organizzativo che cosa accadrà?
Ci sarà una sede unica? Perderemo sinonimi giornalistici come Via della Scrofa e Via dell'Umiltà?
«Non bisogna avere fretta. L'importante è avere un progetto politico chiaro e vincente. Poi, per dirla con De Gaulle, l'attendenza seguirà. Fermo restando che ritengo importantissimo affinare la macchina organizzativa».

Come si fa ad esorcizzare il rischio di avere un'Armata Brancaleone, con tante sigle che confluiscono insieme?
«ll semplice fatto che ci sia l'impegno di che entra a rimanere nel gruppo parlamentare unico è una garanzia contro i frazionismi. Inoltre dovrà valere la regola delle decisioni a maggioranza».

Spesso in Italia la confluenza di più partiti in un'unica formazione non è riusciuta a produrre la somma delle percentuali. Questa volta che cosa accadrà?
«E' vero quello che lei dice ma qui siamo in presenza di uno scenario diverso perché questa non è una lista ma il progetto di un soggetto politico capace di rappresentare il 40% degli italiani, una accelerazione verso un assetto che se non è bipartitico ci va molto vicino».

Veltroni è impegnato in una difficile operazione: la rimozione del governo Prodi dalla memoria dell'opinione pubblica. Ci riuscirà?
«Veltroni soffre di amnesie gravi. Presentare il suo progetto come una sorta di new deal e come nuovo un partito che ha Prodi come fondatore, come vicepresidente D'Alema e quasi tutti i ministri dell'esecutivo, oltre a Bassolino e Loiero,significa considerare scarsamente intelligenti gli italiani. Diventano ancora meno, credibili quando lo sento dire che bisogna diminuire le tasse».

La preparazione delle liste sarà un primo test per il Pdl. Secondo quale
criterio si procederà?
«Il primo atto sarà la definizione del programma, con un particolare accento sul rilancio dell'economia, sulla legalità e la sicurezza. In parallelo inizieremo a predisporre le liste con una volontà innovativa.
L'obiettivo è presentare liste credibili per qualità, capacità e serietà. Sono convinto che se riusciremo a candidare molti giovani e donne sarà la dimostrazione evidente della volontà di guardare avanti».

Mastella sarà dentro il Pdl?
«Se non fosse per lui saremmo ancora alle prese con il governo Prodi. Inoltre lui già ha come riferimento i valori del Ppe. Bisognerà, però, che ci sia una ulteriore sottolineatura della necessità di rompere i ponti con la sinistra anche in molte amministrazioni locali»

E Storace?
«E' evidente che se Francesco dice che vuole entrare nel Pdl deve sottoscriverne i valori. E lui ha fatto notare giustamente che è uscito da An per non approdare nel Ppe. Non sarebbe comprensibile se Storace facesse parte della coalizione ma non del Pdl e lo facesse in ragione della sua diversità valoriale».

Ad aprile a Roma si voterà con cinque schede diverse e senza più i simboli dei partiti. Non teme il rischio di molti errori materiali da parte degli elettori?
«Sì, anche per questo abbiamo deciso che in tutte le consultazioni ci sarà il simbolo del Pdl».

Chi sarà il candidato sindaco del Centrodestra a Roma?
«Se sull'altro fronte ci sarà Rutelli dobbiamo-essere consapevoli che occorre un Candidato di peso come possono esserlo Frattini e Giorgia Meloni. Ma potrebbe essere anche un altro che non è stato ancora fatto».

La nascita del Pdl rappresenterà perAn uno strappo simile a quello di Fiuggi?
«Siamo solo ai primi passi di percorso. Ma non credo che i due momenti siano paragonabili».

E' interessato a guidare il Pdl?
«Sarebbe stupido parlarne. Di sicuro nessuno rimarrà disoccupato. Ci sarà spazio, gloria e fatica per tutti»

2 commenti:

____ ha detto...

FEBBRAIO 1983, Paolo di Nella muore con il cranio fratturato

Anche attaccare manifesti sul verde pubblico può essere mortale,
mortale per chi come Paolo di Nella è un attivista Nazional Popolare.
Paolo di Nella muore dopo sette giorni di agonia , aggredito il 2
febbraio mentre in viale Libia a Roma (quartiere Africano), alle ore
22.45 con una ragazza attaccava dei manifesti per pubblicizzare
l'esproprio di una villa che sarebbe stata utilizzata come centro
sociale e culturale con ampi spazi di verde pubblico totalmente
mancante nel quartiere. Fu colpito alle spalle sulla testa con delle
spranghe di ferro o delle chiavi inglesi.
Le ragioni di quest'assassinio sono oscure. Ormai gli anni più duri
erano passati, i rivoluzionari si stavano riciclando in politica
parlamentare, in insospettabili professionisti o si erano persi
nell'oblio della droga. Ma anni di odio, di impunità, di compiacenza
non potevano essere cancellati completamente.
Dopo la vile aggressione Paolo torna a casa, verso le ore 01.30 si
sente male (forti dolori alla testa) e i genitori lo portano d'urgenza
all'ospedale. Durante il tragitto Paolo perde conoscenza, dopo
l'intervento chirurgico entra in coma irreversibile.
I suoi camerati, durante i giorni di agonia si danno il cambio per
stargli a fianco, giorno e notte presidiano il suo letto indignandosi
sempre di più per le infamie che i giornali iniziavano a scrivere..
sordide e squallide storie. Il presidente della repubblica Pertini, si
reca all'ospedale ma non riceve una buona accoglienza.
Paolo muore alle 20.45 di mercoledì nove Febbraio, con il cranio
fratturato come Sergio.
Le indagini questa volta furono più solerti e furono fermati due
autonomi, presunti responsabili dell'assassinio. I due vennero poi
rilasciati e prosciolti per mancanza di prove.

____ ha detto...

Alleanza nazionale "c'è e non si scioglie". Lo assicura davanti ai giornalisti il portavoce del partito Andrea Ronchi in una conferenza stampa a Montecitorio, con Ignazio La Russa e Roberto Menia, per la presentazione dei manifesti sei per tre che animeranno la pre-campagna elettorale del partito. 'Più sicuri. C'è alleanza.', è lo slogan prescelto, con sotto il logo del Popolo della libertà e la scritta Berlusconi presidente.
"La nostra campagna - osserva il portavoce di An, Andrea Ronchi - è l'ennesima dimostrazione che non ci sciogliamo, come del resto non si scioglie Forza Italia, ma siamo presenti ventre a terra insieme a Berlusconi per un progetto che non è solo una lista elettorale ma che ha una portata addirittura storica e che realizzerà il bipolarismo compiuto nel nostro paese. Tra noi e Fi ci sarà una gestione unitaria della campagna elettorale e realizzeremo di qui in avanti sinergie per ottimizzare le risorse. Ma per noi - aggiunge ancora Ronchi - è fondamentale spiegare che An c'è. E lo vedrete a breve nel programma, dove la nostra identità e' presente attraverso i nostri valori, progetti ed idee guida". Ronchi spiega comunque che "il simbolo di An non sarà presente in campagna elettorale per non confondere l'elettorato.
"Riutilizzeremo i gazebo che si sono rivelati - spiega il responsabile della campagna elettorale di An Roberto Menia - strumento utilissimo, tanto che già da mesi abbiamo rifornito in tal senso tutte le federazioni locali del partito". "Con i nostri manifesti - sottolinea il capogruppo di An, Ignazio La Russa - vogliamo mettere in evidenza che con il Pdl riannoderemo i fili di un'Italia sfilacciata a causa del governo di centrosinistra".