venerdì 6 marzo 2009

Da L'Arena 6.3.09

Fa la manomorta condannato a 14 mesi
La vittima è una giovane che era al bar con amici A tradire l’uomo è stato il sorriso malizioso


A tradirlo è stato il sorriso malizioso, mostrato alla giovane diciottenne dopo averle dato una sberla sul sedere in un bar di legnago.
Un atteggiamento in netto contrasto, a giudizio del tribunale, per chi si è sempre difeso sostenendo di aver toccato involontariamente il fondoschiena della ragazza. E, alla fine dell’udienza, per il tribunale non c’erano dubbi: Mimoune El Houssaine, 42 anni da tre giorni, è colpevole e deve essere condannato ad un anno e due mesi per quel gesto così poco elegante, «catalogato» dal codice penale come violenza sessuale. È stato assolto, invece, dall’accusa di minacce, rivolte al gestore del locale.
Il migrante, difeso da Simone Bergamini e Tancredi Turco, non subirà per il momento alcuna conseguenza: ieri ha assistito alla lettura della sentenza in stato di libertà e ci rimarrà fino a quando la sentenza non passerà in giudicato. L’accusa parlava di violenza sessuale anche se nella sua accezione più lieve.
La vicenda risale al 13 novembre 2007. Quel giorno la diciottenne si era recata nel bar di legnago con un paio di amici. Una volta entrata, si era appoggiata al banco sul lato destro e aveva rivolto le spalle al marocchino. Che ha pensato bene di darle una sberla sul fondoschiena pur non conoscendola.
La vittima si è subito girata e ha visto il viso dell’imputato che le sorrideva. Un sorriso da arrogante, l’ha definito la giovane davanti ai carabinieri di legnago in sede di denuncia. La ragazza ha raccontato che nessuno si è accorto del gesto del marocchino: «Non ho attirato l’attenzione dei miei amici», ha detto, «perché all’inizio mi vergognavo». Poi, però, si è rivolta al titolare del bar, raccontandogli ciò che si era appena verificato. Per El Houssaine, quindi, la sorte era segnata: è stato subito allontanato dal locale.
Il migrante aveva appena finito di bere un bicchiere di vino rosso insieme ad un suo amico e, una volta fuori dal locale, ha insultato il gestore del bar, minacciando delle ritorsioni. Il marocchino si è poi allontanato in un altro locale, facendo perdere in un primo momento le sue tracce. I carabinieri, però, l’hanno rintracciato poco dopo grazie alle indicazioni di vittima e amici. El Houssaine, ancora sotto l’effetto dell’alcol, però, non ha accettato molto volentieri l’arrivo dei militari e ha reagito in modo violento. È stato così arrestato per resistenza a pubblico ufficiale, subendo una condanna per direttissima ad otto mesi di carcere dove è stato condotto al termine del processo.
Ieri è arrivata la condanna a 14 mesi, duramente contestata dai suoi difensori. Durante le loro arringhe, gli avvocati Turco e Bergamini hanno insistito sulla lievità del gesto, sostenendo che la condotta El Houssaine rientrava nel reato ben meno grave di molestie e non di violenza sessuale così come sostenuto dall’accusa, rappresentata in aula dal pm Giovanni Pietro Pascucci.
Nella motivazione della sentenza, letta ieri in aula subito dopo il dispositivo, i giudici sostengono che «si è trattato di una pacca data repentinamente e con una certa energia...ed è, quindi, da escludere che la stessa sia stata involontaria». Per il tribunale, infine, la sberla sul sedere «integra gli estremi del reato di violenza sessuale come è ritenuto dalla migliore e più recente giurisprudenza della Suprema corte che escluda che possa trattarsi di molestie».GP.CH.

Nessun commento: