lunedì 11 maggio 2009

LEGNAGO "SICURA"...TROVATO CADAVERE LUNGO L'ARGINE DELL'ADIGE

da L'ARENA Lunedì 11 Maggio 2009


Non si sa chi sia, da dove venga, né come e perché sia morta. Era completamente nuda, in posizione supìna, nascosta da arbusti in fiore e dalla vegetazione rigogliosa di questo periodo dell’anno, di giorni di caldo quasi estivo dopo piogge abbondanti. Anche il suo viso, come tutto il resto, irriconoscibile per l’avanzato stato di decomposizione di un corpo abbandonato da giorni e giorni, forse più di dieci, giù dalla banca del tratto di argine dell’Adige dietro l’ospedale. Ed era insivibile agli occhi. Ma ieri l’odore della decomposizione si spandeva nettissimo, intenso e nauseabondo fin sullo sterrato sull’argine e una signora, che portava a passeggio il cane, si è fermata ed è andata a vedere se provenisse dalla carogna di un animale. E ha intravvisto le natiche della donna morta tra i cespugli. Sconvolta, ha chiamato i carabinieri di Legnago.
Il cadavere di una sconosciuta è stato scoperto, dunque, ieri intorno alle 10 sull’argine a Legnago. E pare evidente, anche se tutte le ipotesi sono aperte, che la donna sia stata uccisa. Prima uccisa e poi portata in quel luogo. La completa nudità, l’essere stata nascosta, anzi gettata giù dall’argine (le tracce di erba piegata per il rotolomento del corpo dalla banca dell’argine ieri erano ancora visibili) lasciano margini risibili di possibilità che la donna sia deceduta di morte naturale.
Sono, invece, segnali che la sua è stata una morte «scomoda», un decesso violento o provocato da qualcosa per cui, chi vi ha assistito, ha dovuto sbarazzarsi del corpo per non finire nei guai. Perché pare evidente che di lei ci si voleva sbarazzare, posticipare il suo ritrovamento e che fosse lontana dal luogo dove è morta: gli inquirenti sembrano convinti che la donna sia stata lanciata giù da un’auto in corsa. L’assassino (o gli assassini) potrebbe essere arrivato dietro l’ospedale, dal quale esiste un accesso alla strada sterrata dell’argine, arrivando da fuori Legnago, anche se non necessariamente da molto lontano, con la poveretta a bordo da scaricare.
Al momento ci sono solo misteri, interrogativi e ipotesi che rendono il ritrovamento della donna dell’argine un giallo intricato. Un fatto oscuro.
Per esempio, lo stato in cui si trovava il corpo non consente, per ora, nemmeno di stabilire due elementi chiave: da quanto la donna è morta e quanti anni avesse. Sia le unghie delle sue mani (la mano sinistra era quella più intatta) che dei piedi erano laccate di smalto, segno di una certa cura per se stessa e quindi di un’età che forse non supera i 35 anni. Ha qualche dente ricoperto d’oro in bocca, una pratica non più in uso oggi, ma ancora diffusa tra rom e etnìe dell’est. Ma, per ora, questi indizi non bastano a dare certezze. Il medico legale inviato dall’istituto di medicina legale di Borgo Roma per i primi rilievi, non si è sbilanciato né sull’età della donna, né sulle cause, né sul momento della morte proprio per lo stato in cui si trovava il cadavere che, non solo era lì probabilmente da molti giorni ma la cui decomposizione sarebbe purtroppo stata accelerata da pioggia e caldo. Cosa che rende difficile anche trovare eventuali tracce di ferite.
Il corpo è ora a Borgo Roma a disposizione del magistrato (ieri il sostituto procuratore di turno era Giovanni Pietro Pascucci) per tutti gli accertamenti, per le analisi e per l’autopsia, oltre che per prendere le impronte digitali e ricavare il dna della donna. Non appena gli inquirenti avranno questi dati, potranno per lo meno confrontarli con quelli di donne che risultano scomparse: la notizia del ritrovamento è stata diramata dai militari del comando dei carabinieri di Legnago ai colleghi di tutta la provincia.
I dati della Medicina legale verrano poi posti a confronto, per l’identificazione e per accertare le cause della morte, con quelli raccolti dal nucleo investigazioni scientifiche del Comando provinciale dei carabinieri. Il cadavere è stato recuperato dai vigili del fuoco diLegnago: il loro intervento è stato necessario proprio per il pessimo stato del cadavere.
Tra le tante domande che suscita questo caso, c’è anche quella del ritardo nel ritrovamento: la zona dietro l’ospedale, così come tutto il tratto che dal ponte Limoni di Legnago va fino all’oleodotto, è frequentatissimo, a quasi ogni ora del giorno, da legnaghesi che vi passeggiano o portano in giro i propri cani o vanno a fare footing. Ma, naturalmente, la poveretta è finita lì una notte. E nessuno ha visto niente fino a ieri.

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