martedì 14 dicembre 2010

Maratona oratoria per cambiare il regolamento consiliare.




Nicolino Scapini, febbricitante, col suo esempio dà la carica al centrodestra per resistere fino all’alba all’assalto dei sinistri emendamenti



















Solo all’alba il centrosinistra ha mollato la presa. Finita l’ora dedicata ad interpellanze, mozioni ed odg, il consiglio di Palazzo De Stefani è stato occupato - complice l’ostruzionismo dell’opposizione - per 7 ore abbondanti sulla delibera che ha introdotto alcune semplici modifiche al regolamento dell’aula.
A parte qualche adeguamento normativo e la positivizzazione di alcune consuetudini consiliari, si trattava di varare una “riformetta” per:

1)risparmiare carta e soldi al Comune, con la notifica telematica delle delibere.

2)conferire alla conferenza dei capigruppo il potere di decidere i dubbi interpretativi che dovessero sorgere nel dibattito.

3)attribuire al Presidente del Consiglio comunale cartellini gialli e rossi per ammonire ed espellere i consiglieri o gli assessori che si comportino male.

4)Parlare tutti, parlare meno.
a)Parleranno gli assessori ma con parsimonia: una sola volta, per dieci minuti sugli argomenti in discussione. Così risolvendo una volta per tutte l’annoso (nel senso che dura da un anno circa, durante il precedente mandato amministrativo parlavano a ruota libera) dubbio interpretativo sull’art. 16.
b)chiediamo a tutti meno sermoni più stringatezza; In linea con quanto accade nella maggior parte delle assemblee degli enti locali.

5)fermare gli emendamenti carogna. Ovvero quelli seriali o emulativi, fatti al solo scopo di nuocere al razionale svolgimento del dibattito.

Proprio su quest’ultimo punto la sinistra ¬ che evidentemente trova la propria sintesi solo nel livore verso il centrodestra – è stata capace di dimostrarci quanto fossero giuste correzioni regolamentari.
Infatti Ambrosini, Ramorino, Tagliaferro e Gandini hanno prodotto insieme circa 150 emendamenti.
Solo alle 5.15 Ambrosini, giunto al quarto dei suoi 51 emendamenti, ha gettato le armi.
Prima di lui, Ramorino, Marconi (che per la stanchezza rischia di approvare la delibera), con un semplice taglia-incolla e qualche aggiustatina ad una virgola o ad una congiunzione a loro emendamenti, hanno bloccato i lavori ciarlando del nulla per ore ed ore.
Grande prova di responsabilità del centrodestra. Complice il defilarsi del buon Lucio Martinelli – in serata astensionismo – e l’assenza per questioni lavorative del leghista Andrea Grazio, tutti hanno dovuto restare nei ranghi e sorbirsi le sinistre litanie.
Anche il febbricitante Nicolino Scapini, ribattezzato dallo stesso Ambrosini come “il nuovo Enrico Toti del centrodestra”.
La riuscita resistenza all’assedio degli emendamenti è anche merito delle leccornie portate in sala Giunta da assessori, consiglieri e revisori contabili di PDL e Lega.
La seduta è poi proseguita su punti di minor interesse politico sino alle 6.00.

Nelle foto, dall'alto: l'opposizione in gran spolvero, Il presidente "castigamatti" con Nicola Scapini "moribondo" e un ritratto elettorale di quest'ultimo

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