mercoledì 15 dicembre 2010

Il Consiglio ha fatto l'alba // Presidente castigamatti e parola agli assessori

LEGNAGO. La discussione sulle modifiche all'ordinamento consiliare è finita alle sei di mattina

Regolamento, è scontro


di Stefano Nicoli


L'opposizione ha presentato 132 emendamenti, votati solo per metà per contestare la revisione dei tempi di intervento tagliati di 5 minuti


Da L'Arena, Mercoledì 15 Dicembre 2010,pagina 39

Incollati per nove ore sui banchi del Consiglio, dall'ora di cena alle prime di luci dell'alba, per approvare il nuovo regolamento dell'assemblea comunale. Con l'unico conforto, almeno per Lega e Pdl, di spuntini a base di pizza, panini con la mortadella e caffè antisonno, forniti senza sosta dal presidente leghista del collegio dei revisori Luciano Giarola, calato sino alle sei del mattino nel ruolo di vivandiere del centrodestra, stremato dall'eccezionale prova di forza degli avversari.
Maggioranza ed opposizione non dimenticheranno facilmente la Santa Lucia 2010, che l'altra notte le ha impegnate, tra sbadigli e palpebre abbassate, in un'estenuante discussione, senza precedenti almeno negli ultimi tre mandati. Complice l'alzata di scudi inscenata dall'opposizione, che ha tentato fino all'ultimo di stoppare la revisione dell'ordinamento risalente al 1994, intravedendovi «un bavaglio ed un atto politico di prepotenza per costringere al silenzio la voce dei cittadini». Tanto da produrre, uno di seguito all'altro, 132 emendamenti di cui alla fine ne sono stati discussi e votati soltanto 65. E solo perchè il capogruppo del centrosinistra Damiano Ambrosini - resistito fino all'ultimo in aula con l'ex leghista Lucio Martinelli ed i colleghi Silvio Gandini, Claudio Marconi e Bruno Tagliaferro - ha ritenuto opportuno gettare la spugna. Anche perchè mettere ai voti i 47 emendamenti mancanti ancora all'appello avrebbe significato soltanto prolungare un supplizio, che ha costretto ugualmente molti consiglieri a passare direttamente dal municipio all'ufficio. La maggioranza, ricompattatasi per l'occasione con il Pdl rientrato nei ranghi, non dava infatti segni di resa. Anzi, intorno a mezzanotte, ha chiamato addirittura in rinforzo un febbricitante Nicola Scapini nel timore di non riuscire a licenziare la delibera che, trattandosi di regolamento, richiedeva la maggioranza qualificata.
Ad andare di traverso all'opposizione è stata, soprattutto, la riduzione dei tempi d'intervento decisa da Lega e Pdl «per razionalizzare e dare ordine ai lavori evitando inutili sermoni nell'interesse pubblico, in linea con quanto avviene nella maggior parte delle assemblee», come ha precisato Paolo Longhi, assessore alle Riforme». Solo il pensiero di dover troncare da 15 a 10 minuti gli interventi ha spinto però la minoranza sul piede di guerra con un ostruzionismo senza ricordi. «C'è la volontà scientifica di metterci a tacere perchè diamo fastidio e questa sfilza di emendamenti sono il modo di esprimere il nostro profondo dissenso per una scelta che va a danno dell'intero Consiglio», ha tuonato l'ex sindaco Gandini.
«È un atto di arroganza del tutto ingiustificato visto che non abbiamo mai bloccato le delibere ed i lavori sono saltati solo perchè il Pdl ha fatto mancare il numero legale», ha alzato il tiro Ambrosini. Tutto inutile. Il regolamento è passato poco prima delle sei mentre Giarola distribuiva panini con l'uva appena sfornati.


Presidente castigamatti
e parola agli assessori


Da L'Arena, Mercoledì 15 Dicembre 2010,pagina 39

La riforma del regolamento consiliare, che l'altra sera ha costretto l'assemblea a fare le ore piccole, si può sintetizzare in sei punti. Oltre alla cura dimagrante dei tempi previsti finora per la discussione, la dichiarazione di voto, gli interventi per fatto personale, l'illustrazione di ordini del giorno ed altre istanze dei consiglieri - tutti ridotti di cinque minuti - la prima novità riguarda il ricorso agli strumenti informatici. D'ora in avanti, l'avviso di convocazione delle sedute verrà infatti notificato mediante invio all'indirizzo di posta elettronica anzichè tramite il messo del municipio, che verrà incaricato solo su esplicita richiesta del consigliere. «In questo modo», ha sottolineato Paolo Longhi, assessore alle Riforme statutarie e regolamentari, «si potrà impiegare il personale per altre mansioni e si eviteranno sprechi di carta e denaro, che in questo periodo di magra non possiamo più permetterci». Un'altra modifica, che ha fatto andare su tutte le furie l'opposizione, interessa poi gli assessori. I quali, oltre a conservare la funzione di relatori su proposte di delibera, avranno l'opportunità di intervenire una sola volta nella trattazione di qualsiasi argomento. Con l'unica condizione di non superare i 10 minuti. Di pari passo, Lega e Pdl hanno pensato di garantire, all'occorrenza, la bacchetta di «castigamatti» al presidente del Consiglio Maurizio Raganà, finito a più riprese nel mirino della minoranza con pesanti attacchi al limite dell'offesa personale.
Qualora consiglieri ed assessori - ai quali è precluso tra l'altro qualsiasi riferimento alla vita privata - dovessero turbare l'ordine della seduta interrompendo i colleghi, pronunciando parole sconvenienti o lesive dell'onorabilità delle persone, il timoniere dell'assembla potrà infatti estrarre, nell'ordine, cartellini gialli e rossi. Ovvero richiamare il «discolo» di turno per arrivare poi a togliergli la parola e ad espellerlo dall'aula. Per l'occasione, è stata eliminata alla radice anche la facoltà di protrarre ad oltranza le sedute come si è verificato lunedì: l'articolo 61 non ammette infatti «emendamenti emulativi o seriali con l'evidente finalità di ostacolare i lavori del Consiglio». Infine, nel caso dovessero sorgere nel dibattito dubbi interpretativi, il presidente potrà interrompere i lavori e riunire la conferenza dei capigruppo per adottare le necessarie decisioni. S.N.

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