mercoledì 4 maggio 2011

LEGNAGO. Il vertice si è chiuso senza soluzioni
Crisi politica del Pdl
Il caso è approdato
al tavolo provinciale
L'«ala fedele» dei pidiellini reclama misure severe per i due colleghi «ribelli» e i loro referenti locali
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Mercoledì 04 Maggio 2011 PROVINCIA, pagina 38
Fumata nera per la crisi scoppiata sui banchi della maggioranza dopo che i consiglieri pidiellini Stefano Zamperlin (gruppo Venturato-Conta) e Alessandro Rettondini (corrente Rossini-Bendinelli) avevano fatto saltare giovedì scorso il Consiglio. Il tavolo provinciale del Pdl, riunitosi l'altro pomeriggio a Verona per affrontare l'ennesimo terremoto politico-amministrativo con cui deve fare i conti il centrodestra cittadino, non ha preso infatti alcun provvedimento nei confronti di due consiglieri «ribelli» e dei rispettivi referenti locali così come avevano auspicato i loro compagni di partito e gli alleati leghisti. Quindi la «resa dei conti» interna, che doveva calmare le acque in vista della nuova seduta convocata per domani, è ancora in alto mare. Con l'effetto di complicare ulteriormente la già intricata missione affidata al commissario Stefano Bertacco. Il quale «esasperato dalle continue prese di posizione delle varie correnti che stanno vanificando gli sforzi fatti finora per superare i contrasti e rilanciare il Pdl legnaghese» ha rimesso lunedì il mandato nelle mani del coordinatore Aldo Brancher che ha però respinto le sue dimissioni.
«L'assenza di Davide Bendinelli», informa Loris Bisighin, vicesindaco pidiellino, «ha consigliato al tavolo di rinviare a domani (oggi ndr) una decisione sulla frattura causata dai due colleghi su cui non intendiamo soprassedere». «Quindi», aggiunge l'assessore Paolo Longhi, recordman di preferenze del Pdl, «attendiamo che il tavolo prenda misure severe non solo nei confronti di Zamperlin e Rettondini che farebbero bene a scusarsi. Ma anche di Rossini e Venturato il cui consenso politico è inversamente proporzionale alle loro pretese e ai danni che stanno causando a Legnago». «Altrimenti se tutto finirà a tarallucci e vino», minaccia Longhi, «io e gli altri rappresentanti fedeli alla Giunta ci autosospenderemo dal partito

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