Da Primoweb
Venerdì 23 Settembre 2011
«Cari colleghi, cari cittadini,voglio esprimere alcune considerazioni sugli ultimi sviluppi interni a questa amministrazione, avvenuti, non certo per volontà del popolo, della maggioranza né tanto meno del sindaco, ma causati da tre consiglieri del Pdl, che hanno posto l’amministrazione ed il sindaco di fronte ad un bivio: o rimettere il mandato agli elettori o subire il loro ricatto revocando la nomina ad un collega, che oltre a rappresentare l’espressione della volontà popolare, tanto ha dato per la sua città; e svilendo il sottoscritto togliendoli la delega di vicesindaco. Purtroppo vivo questa situazione per la seconda volta; La prima durante il mandato del sindaco Flangini: compatti ed unanimi nella decisione di non sottostare a meschini ricatti, gli allora assessori e consiglieri, compreso il sottoscritto, hanno rimesso il mandato agli elettori, bloccando di fatto l’attività amministrativa fino a nuove elezioni. Ora, nuovamente tre consiglieri decidono le sorti a loro discrezione, pretendendo di modificare l’assetto voluto dal popolo con le ultime elezioni e avvallato dalle segreterie. I tre consiglieri di maggioranza hanno fatto valere la “regola della giungla”, cioè del più forte, scordando che, nella giungla, e non solo, vale la “legge del branco” e chi non vi appartiene è destinato a morire, e loro, politicamente lo sono già. Ricordo che nella precedente amministrazione, quando appartenevo alla minoranza, io, l’amico Paolo Longhi ed alcuni colleghi presenti indossammo una maglietta che riportava lo slogan “Legnago a chi la ama”: Noi l’abbiamo dimostrato con i fatti e con il cuore. Invito i cittadini ,quando finirà questo mandato che mi auguro resista sino alla sua naturale conclusione, a giudicare non solo gli obiettivi raggiunti da questa amministrazione, ma a riflettere circa il comportamento politico ed amministrativo dei singoli uomini. Caro sindaco e colleghi Anche se d’impulso sarei portato ad abbandonare completamente, la mia razionalità e professionalità, nonché l’amore per la mia città mi impongono di rimanere e, anche se ferito, rimarrò fino al termine del mio mandato o fintanto che mi sarà permesso di restare, continuando ad operare con lealtà ed impegno.
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