LEGNAGO. Approvato un ordine del giorno per prevenire la chiusura
La presa di posizione condensata in un documento è legata ai ventilati tagli anticrisi delle sedi staccate
Da L'Arena, Venerdì 23 Settembre 2011, pagina 32
«Giù le mani dal nostro tribunale». Non poteva avere titolo più eloquente l'ordine del giorno, sottoscritto da tutti i capigruppo e votato all'unanimità martedì scorso dal Consiglio comunale al termine di una seduta arroventata dal contestato rimpasto di Giunta, con il quale il Comune di Legnago ha espresso «la sua netta contrarietà alla soppressione dei presidi di giustizia cittadini». Vale a dire la sede distaccata del tribunale di Verona ospitata in piazza San Martino, che già un anno fa aveva corso il rischio di perdere la sezione penale, e l'ufficio dei giudici di pace di via XXIV Maggio. Sebbene non ci sia ancora nulla di certo e si tratti al momento soltanto di una scure virtuale, maggioranza ed opposizione hanno ritenuto comunque opportuno agire per tempo di fronte ad un'eventualità già diventata protesta: quella emersa tra le misure vagliate dal Governo in occasione della recente manovra per la riduzione della spesa pubblica, che vedrebbe penalizzate le sedi periferiche con l'accentramento delle funzioni di giustizia nei capoluoghi di distretto.
Da qui la volontà dell'intero Consiglio di dare man forte alla dura presa di posizione che dai primi di settembre vede impegnati, con un documento ed una raccolta di firme coordinata dall'avvocato Lelio Limoni e dall'ex assessore Paolo Longhi, i legali del Foro di Legnago, poco propensi a rinunciare ad una realtà che ha competenza su 27 Comuni. L'assemblea ha quindi votato un'istanza, predisposta da Longhi prima della sua uscita forzata dalla Giunta, che verrà inviata ora al ministero, ai parlamentari veronesi, al presidente del tribunale scaligero Gianfranco Gilardi e a quello dell'Ordine degli avvocati Bruno Piazzola. «Faremo di tutto», ha assicurato il sindaco, «per scongiurare la perdita di un servizio irrinunciabile per il territorio. Il taglio delle nostre corti di giustizia costituirebbe infatti non solo un sacrificio per i professionisti e i lavoratori del settore ma anche un enorme danno per i cittadini della pianura costretti a spostarsi a Verona con relativi costi e disagi». S.N.
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