Legnago. È scomparso a 75 anni Giuseppe Masin, che nel 1979 portò i comunisti in municipio
Stefano Nicoli
Aveva esordito in consiglio nel 1958 dopo essere stato sindacalista Fu funzionario del partito a cui fece causa nel 1988 per i contributi
Da L'Arena, Mercoledì 28 Settembre 2011, pagina 28
Un comunista tutto d'un pezzo, caparbio e risoluto come può esserlo solo un autodidatta che si è fatto da sè difendendo con onestà e a volte con durezza i suoi ideali a suon di memorabili battaglie politiche, di scontri consiliari e di lotte sindacali in difesa dei lavoratori della Bassa. Tanto da non esitare a voltare radicalmente pagina quando si sentì tradito dai compagni di quel Pci al quale aveva dedicato tutta la sua gioventù prima di spezzare nel 1979 decenni di incontrastato dominio democristiano diventando il primo sindaco «rosso» di Legnago.
Con Giuseppe «Bepi» Masin - morto ieri mattina all'età di 75 anni all'ospedale «Mater salutis» dov'era ricoverato da venti giorni - se ne va un altro pezzo di quella storia cittadina in cui, come sostiene l'ex deputato Dc Gabriella Zanferrari, «ideali e desideri personali erano ancora un tutt'uno e lui era la sintesi di quello che deve essere la vera politica». Una pagina, salutata ieri da un cordoglio trasversale in attesa dei funerali fissati domani alle 15 in duomo, che iniziò nel 1954 da un lutto, la morte del padre, che costrinse il compagno Bepi a lasciare Milano dove stava facendosi le ossa in uno studio di stampa e montaggio per aiutare la mamma. Fu così che prese il posto del capo famiglia nella «Cooperativa facchini» alle dipendenze delle Cartiere in cui divenne poi caporeparto e dove, con passione sanguigna e ore di studio rubate al sonno dopo i turni in fabbrica, difese i diritti dei lavoratori prima di timbrare il cartellino allo zuccherificio.
Il grande salto Masin, comunista-cattolico che si battè per strappare alla demolizione la chiesetta dell'Assunta malgrado la «scomunica» di Papa Pio XII gli avesse impedito qualche decennio prima di convolare a nozze davanti all'altare con la mamma dei suoi due figli Luigi e Lorella, risale al 1958. «In quell'anno, in cui il Pci era a Legnago al 13 per cento e c'era gente che, visto il clima, arrivava alle riunioni di partito con la pistola», racconta l'ex consigliere Mario Crocco, amico e compagno di tante battaglie dell'ex sindaco, «Bepi venne eletto per la prima volta consigliere. E subito ingaggiò degli scontri epici con il senatore Dc Dino Limoni facendosi apprezzare perchè era un politico di razza, una persona schietta e generosa, capace di grandi slanci».
Passano gli anni e il compagno Bepi, assistito fino all'ultimo dalla compagna Dina che gli aveva ridato la felicità dopo la scomparsa nel 1996 della moglie Regina, diventa funzionario di partito. Quel Pci da cui divorziò a suon di carte bollate nel 1988 quando intentò una causa che sfociò nella vendita della storica sezione di via Gramsci per risarcirlo. E tutto perchè la federazione, dopo 17 anni di attività, non gli aveva versato correttamente i contributi. Un epilogo doloroso che gli costò l'espulsione e che lo fece approdare in Rifondazione comunista con la quale svolse il suo ultimo mandato consiliare, dal 1999 al 2004. Ma che non cancellò i bei ricordi di un risultato memorabile: quello ottenuto alle elezioni del 15-16 gennaio 1979, che gli permise di infilarsi la fascia tricolore alla testa di una Giunta Pci-Psi.
«Grazie all'astensione di un socialdemocratico», ricorda Giorgio Soffiati, assessore in quell'esecutivo, «si superò l'impasse dell'anno prima quando il pareggio portò al commissariamento. E così Masin divenne sindaco facendo conoscere alla città una nuova primavera dopo anni di paralisi». Tant'è che nella tornata elettorale del 1983 il compagno Bepi raccolse un grande successo personale mentre il partito si fermò a 11 consiglieri malgrado l'avanzata proporzionale. In quell'occasione i comunisti finirono all'opposizione cedendo il passò ad una Giunta pentapartito guidata dal socialista Rino Ferrari. Da lì la clamorosa rottura interna, che nel 1984 spinse Masin a rassegnare addirittura le dimissioni sentendosi tradito dai suoi.
COMMENTO
Sono andato a trovare Bepi l'anno scorso insieme ad un altro grande della storia politica legnaghese, Renzo Massaron.
Malgrado le notevoli differenze politiche, tra noi c'era grande affetto.
Mi parlava di quanto si sentisse ancora deluso da quei giovani del PCI (di trent'anni fa) - "intelligentissimi, facevano gli esami senza studiare", ripeteva - che lui amava come figli e che alla prima occasione lo scaricarono.
A distanza di tanti e tanti anni, nel 2004, un dirigente del centrosinistra locale sembra che se ne sia uscito in questo modo per troncare ogni possibilità di accordo tra la civica di Gandini e Legnago democratica: "dite a Masin che va bene per la casa di riposo, ci può andare... Ma da paziente!"
Se hai il cuore buono, caro Bepi, può capitarti di tutto. Anche di essere tradito e maltrattato. Ma hai la consapevolezza dell'affetto della gente per bene. Che non ti dimentica, malgrado gli sforzi di qualcuno.
4 commenti:
Chi ha fatto della sua vita un inno di fedeltà nonchè un'opera di coerenza morale, valoriale, ideale, culturale, identitaria acquisisce l'immortalità nelle memorie dei suoi concittadini.Non importa la casacca politica indossata, quello che importa è la stoffa con la quale sono state intessute e forgiate le vesti cucite al cuore per tutta una vita. Onore a Bepi Masin! Uomo e politico d'altri tempi. Massimo rispetto a chi mantiene per l'intera esistenza una coerenza civica e politica granitica.
Un saluto amico mio,
Paolo!
Ciao Bepi, sei sempre nei nostri cuori. Con gratitudine, affetto e ammirazione, i consiglieri di Roverchiara Democratica: Bruno Soave, Fausto Renso, Loredano Soave, Luigi Fontana e Mario Manfrin. Grazie Bepi
W Bepi!
W Bepi!
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