mercoledì 19 dicembre 2012

In memoria dell'Amico Piero

Piero Frattini ha lasciato la sua Legnago.
Non credo di poter essere smentito nel sostenere che fosse il più celebre tra i legnaghesi illustri viventi.
Conobbi Piero nel 2001. Quando tornò ad avere una rubrica fissa sulla carta stampata.
Non erano più “Le frattinate” su L'Arena ma “Il salotto di Piero Frattini” su Il Nuovo Giornale.
Nel piccolo e magico mondo in cui mi aveva inserito il buon Giuliano Lunardi, titolare del periodico, l'arrivo di Piero in redazione segnava uno dei momenti più particolari.
Piero arrivava a piedi in Via Marchesi, allungava il suo pezzo battuto a macchina in segreteria; talvolta io e Giuliano andavamo – non ricordo il perché e il percome – fino a Casette per far di un foglio un file e poter pubblicare “Il salotto” sul quindicinale.
In quella rubrica c'era ancora un po' di stiletto ma che si accompagnava, e spesso cedeva il passo, a bonari e malinconici ricordi di gioventù.
E quante cose aveva Piero da raccontare.
Io gli avrò sentito narrare mille e mille volte la storia dei suoi pochi esami di giurisprudenza o quella della “Garda Cola”. Quando lo interrompevo per anticipargli il resto del racconto rideva sornione.
Era un grande onore stare in sua compagnia, guardare le partite della nostra Juve al centro scommesse di Via XX Settembre e accompagnarlo in macchina alla cena natalizia de Il Nuovo Giornale.
Il mio “Salotto” preferito si intitolava “Quei quattro quarei smarzi” ed era dedicato alla scoperta dei ruderi di Porta Mantova.
Era un pezzo piuttosto cattivo perché quello era l'umore della vulgata legnaghese, piuttosto refrattaria alle novità, conservatrice per beffa della novità impegnata.
Penso che Piero – pur essendo profondo conoscitore della vita politica legnaghese – sentisse il dovere di offrire un qualche rilievo alla chiacchera da bar, che come la leggenda ha sempre un fondo di verità.
Tempo fa mi capitò per le mani un suo libercolo che raccoglieva le sue vecchie “frattinate” pubblicate su l'Arena: tra le sue chicche rammento la capacità di pigliare in giro l'Intelligencija legnaghese dopo un buon successo della sinistra in una prova elettorale. Piero affermava che sarebbe stato necessario declinare tutti i nomi in cirillico; il tutto per far trasformare Renzo Massaron in Renzo Makkaron.
Era anche un grande esperto di calcio e in particolare delle sue regole. Avrebbe potuto insegnarle agli arbitri.
A noi legnaghesi ha provato a insegnare l'importanza di sorridere, anche di noi stessi. Che non è poco. Ciao Piero.

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