lunedì 30 giugno 2014

Palestra agli islamici.Le ragioni del no

Il paradosso di uno Stato codardo che non difende i suoi valori 


A Legnago l'amministrazione comunale ha concesso una palestra ad un'associazione islamica per incontri di preghiera durante il ramadan.
Non è di certo un atto eroico o una novità.
A prima vista sembrerebbe quasi un atto dovuto.
Alla stregua delle norme esistenti in materia e della giurisprudenza formatasi sul tema della libertà di professione religiosa, tutti gli amministratori che hanno cercato di contrastare l'Imam di turno lo hanno fatto attraverso espedienti amministrativi, non potendo – con ogni evidente probabilità - esplicitamente manifestare un diniego per la pratica del rito in sé.
Ma siamo certi che il nostro Stato stia davvero tutelando i principi fondamentali del suo ordinamento attraverso una siffatta interpretazione della libertà religiosa?
La nostra Costituzione afferma che tutti hanno il diritto di professare liberamente la propria fede religiosa ed anche di esercitarne il culto in pubblico, purché ciò non avvenga con riti contrari al buon costume (art. 19).
L'unico limite esplicito all'esercizio dei riti religiosi è dunque il buon costume ed esso è un concetto indefinito che nel diritto costituzionale assume la connotazione di “morale sessuale” e “pudore sessuale”.
Ma per i costituzionalisti che si sono cimentati sul punto vi sarebbero pure limiti impliciti che dovrebbero tutti sussistere per impedire l'esercizio di un rito religioso e della propaganda religiosa:
  1. necessità di tutelare altri diritti costituzionalmente garantiti, ovvero principi e valori esplicitamente menzionati dalla Costituzione;
  2. conflitto tra libertà religiosa e questi diritti, principi e valori che verrebbero snaturati senza limitazione della libertà religiosa.
Dobbiamo dunque chiederci – visto che ragioni di opportunità hanno imposto ai nostri governanti di non farlo – se i precetti dell'Islam siano o meno in contrasto con i valori della nostra Costituzione, al punto che la pratica dei riti religiosi sia in grado di minacciarli.
Orbene, è inutile negare che la confessione islamica, che è anche l'unica vera legge per i seguaci di Maometto, risulta contrastare nettamente non solo col nostro ordinamento, ma anche coi principi cardine della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, tant'è vero che di quest'ultima esiste la versione musulmana, ovvero la “Dichiarazione islamica dei diritti dell'uomo”, resasi necessaria perché la prima è stata ritenuta incompatibile per diverse concezioni dell'uomo e della comunità nel mondo islamico.
Vediamo perché:
  • Il Corano invita a soggiogare gli infedeli;
  • In molti paesi islamici l'apostasia, ovvero l'abbandono della religione musulmana, è considerata un crimine da punire addirittura con la morte.
  • Il Corano si basa su di una regolamentazione maschilista della famiglia e così pure la dichiarazione islamica dei diritti dell'uomo che priva le donne di diritti umani e civili.
  • Per i musulmani praticanti l'insegnamento coranico non è solo modello religioso ma anche un modello esistenziale e politico e devono seguire pedissequamente i dettami della religione islamica che impone di non avere amici con i “miscredenti” e anzi di combatterli”.
Ecco perché nel concedere la palestra all'associazione confessionale islamica (una delle tante, visto che per i motivi suesposti l'Islam non ha potuto – e mai potrà – sottoscrivere un'intesa con lo Stato italiano) le nostre istituzioni sono costrette al paradosso di garantire dignità ed eguaglianza a chi reclama tali diritti per sé ma li vuole negare a tutti gli “infedeli”.
NB
So perfettamente che ci sarà qualcuno che commenterà malignamente (magari tra un "hihihi" e un errore ortografico) prendendo le mosse da questa decisione della nuova amministrazione per criticare la mia posizione durante il ballottaggio (invitai a disertare le urne ovvero tuttalpiù a votare Scapin).
Ma mi pregio di aver sempre con orgoglio rivendicato le mie idee, giuste o sbagliate che fossero per le gente. Ho sempre cercato di farlo con cognizione di causa, magari con veemenza ma senza mai offendere gli altri.
Ritengo di aver fatto bene a impedire la vittoria di chi aveva dileggiato me ed il mio gruppo con fatti e scritti (in uno ero definito addirittura il male assoluto); ancora, credo di avere il diritto-dovere di manifestare dissenso per un modo di amministrare assolutamente distante da quello che, insieme al mio gruppo, ho sempre immaginato.
E intendo ancora esercitarlo, siano blu, rossi o verdi i colori dell'amministrazione in carica 

2 commenti:

Anonimo ha detto...

sei solo un cretino che dopo la seconda UMILIAZIONE ALLE URNE non sa più che osso mordicchiare.. e attaccare i musulmani vi sembra una cosa che vi farà guadagnare punti ...mmm bene MA!! attento che giocando con il fuoco prima o poi ti bruci da solo e finisci per essere considerato solo un CO...!

____ ha detto...

La ringrazio per i "complimenti". Se Lei - mi è d'obbligo rivolgermi con formalità, visto che il Tu mi è precluso dal suo coraggioso anonimato - ha perso tempo per leggere e commentare ciò che ho scritto non può che farmi comunque piacere. Un caro saluto dal CO... Umiliato.