sabato 2 febbraio 2008

I RISULTATI DEL SUPERSONDAGGIONE: GANDINI SI CANDIDERA' AL PARLAMENTO

Il Sindaco Silvio Gandini si Candiderà al Parlamento?

Si 8 (66%)

no 4 (33%)

1 commento:

____ ha detto...

MILANO - L'«election day» per evitare inutili esborsi? Tutt'altro. Accorpare le elezioni politiche con le amministrative e scegliere per questo di indire i «comizi elettorali» il 13 di aprile non risponde ad una logica di contenimento dei costi, per evitare una doppia chiamata alle urne nel giro di poche settimane. Bensì all'esigenza di garantire anche ai parlamentari alla loro prima legislatura il diritto di accedere al vitalizio previsto per deputati e senatori. Ne è convinto il vicepresidente del Senato, il leghista Roberto Calderoli, secondo cui «quando il governo deve schierarsi dalla parte del cittadino o della "Casta" a parole dice di essere con il cittadino ma nei fatti sta sempre con la "Casta"».
«SCELTA NON CASUALE» - «La scelta della data del 13 aprile per il voto in alternativa a quella del 6 di aprile può apparire casuale ma non lo è affatto - sottolinea il coordinatore delle segreterie del Carroccio -. Votando il 6 aprile, infatti, i parlamentari alla prima legislatura non rieletti non avrebbero maturato la pensione, votando invece come stabilito dal Consiglio dei ministri il 13 aprile, ovvero una settimana dopo, acquisiranno la pensione». E questo per effetto di un gioco di interpretazioni delle norme e della prassi. Sulla carta il diritto a maturare la pensione scatta quando viene superata almeno la metà della durata di una legislatura: in questo caso i parlamentari che decadono possono, se lo vogliono, versare di tasca propria i contributi relativi alla parte di legislatura non effettuata e avere così diritto ad incassare il vitalizio a partire dal compimento dei 65 anni. Ma in realtà questa norma potrebbe essere aggirata.

GIOCO DI INTERPRETAZIONI - Il requisito dei «due-anni-sei-mesi-e-un giorno» - fa notare Calderoli - «ha un'interpretazione rigida soltanto per quanto riguarda il Senato, dove pure si adotta una norma interpretativa per cui quando è stata superata la metà dell'anno questo viene considerato come un anno intero. Per i senatori la dead-line sarebbe stata dunque il 15 giugno. Alla Camera, mi dicono, a causa dell'interpretazione che viene data la pensione matura invece dopo due anni e un giorno». Di qui la disputa sulle date. L'attuale legislatura è iniziata il 28 aprile del 2006 e quindi i due anni e un giorno maturerebbero il 29 aprile. Ma votando il 6 di aprile questo rischio sarebbe scongiurato perché per legge la prima seduta del nuovo Parlamento deve essere convocata entro venti giorni dal voto, e quindi entro il 26 aprile. Facendo slittare di una settimana le elezioni, e ipotizzando l'indizione della prima seduta dal 29 aprile in avanti, il diritto sarebbe invece raggiunto. Il Consiglio dei ministri, sarà un caso, ha stabilito che la prima riunione del prossimo Parlamento avrà luogo appunto il 29 aprile.


LA LEGGE E L'INGANNO - Si tratta di un'interpretazione, è vero, ma secondo Calderoli è proprio questo l'orientamento che starebbero pensando di seguire all'ufficio di presidenza di Montecitorio. La pensione dei deputati sarebbe dunque salva. E i senatori? «A quel punto - fa notare Calderoli - si porrebbe il problema di uniformare i due rami del Parlamento, per non creare differenze, ed è quindi plausibile che la stessa interpretazione venga estesa al Senato». Di qui il sospetto che la scelta della data del voto sia tutt'altro che casuale e, in ogni caso, non legata a volontà di risparmio. «Parlano di voler fare l'election day per ridurre i costi della politica - commenta Calderoli -. Ben altri però saranno i costi di queste pensioni, non solo in meri termini quantitativi, ma anche per il messaggio dato al Paese, perchè questo è il tipico esempio di come fatta la legge viene subito trovato l'inganno».