venerdì 26 settembre 2008

Pannella celebra a Londra la breccia di Porta Pia (articolo giunto via mail)

Giacinto Pannella e un gruppetto di radicali hanno celebrato a Londra
l'annuale anniversario del XX settembre e della breccia di Porta Pia. Scelta
(lo dico senza ironia) azzeccatissima. Non per nulla qualcuno (non ricordo chi)
ha osservato che in fondo l'unificazione dell'Italia è stata un episodio della
politica coloniale inglese. Affermazione forse provocatoria, ma non priva di un
fondo di verità. Come ormai tutti sanno (anche se in genere si sorvola), senza
i finanziamenti inglesi la spedizione dei Mille non sarebbe nemmeno partita, e
senza la protezione dei vascelli “Argus” e “Intrepid” al momento dello sbarco
in Sicilia sarebbe fallita (lo stesso Garibaldi ricorda nelle sue “Memorie” di
avere tirato un sospiro di sollievo quando dopo avere a lungo scrutato
l'orizzonte scorse salire sui pennoni delle navi alla fonda la “nobile bandiera
di Albione”).

In realtà l'Inghilterra aveva più di una ragione per desiderare un radicale
sovvertimento dell'assetto della penisola italiana. Anzitutto creare à coté
della Francia, la sua tradizionale avversaria, uno Stato di mezza tacca, ma
abbastanza forte per non subirne, a differenza del piccolo Piemonte,
l'influenza e da costituire invece una potenziale minaccia per i legami di
gratitudine con la sua madrina. Poi, forse ancora più importante, la volontà di
non perdere il controllo delle zolfatare siciliane. Queste coprivano quasi il
90% della produzione mondiale di zolfo, una sostanza all'epoca indispensabile
per il processo di industrializzazione tanto da essere definita “il
lubrificante del motore dell'imperialismo, soprattutto di quello inglese”. Fino
a tutto il quinto decennio del XIX secolo lo sfruttamento delle zolfatare
siciliane era stato appaltato dal governo borbonico ad imprese inglesi, ma
verso il 1860 re Ferdinando si mostrava incline a non rinnovare la concessione
e trattava sia coi russi sia – e soprattutto – con i francesi.

Non per nulla la Francia, attaccata dalla politica britannica su due fronti,
protestò ufficialmente per l'appoggio di Londra all'operazione di conquista
delle Due Sicilie

Vi era comunque anche una terza ragione, se si vuole meno concreta, ma forse
ancora più determinante: la lotta al papismo, la distruzione del cattolicesimo.
Le simpatie per Mazzini e, ancor più, le trionfali accoglienze riservate a
Garibaldi dal governo britannico (ma non dalla regina Vittoria, che anzi ne
sollecitò la partenza) e dalla popolazione si fondavano in massima parte sulla
loro fama di campioni della lotta al cattolicesimo.

E' noto che subito dopo i bersaglieri per la breccia di Porta Pia entrò nella
Roma ormai non più papalina un carretto trainato da un cane, ribattezzato Pio
IX, carico di bibbie protestanti. Forse meno noto che i cosiddetti
rappresentanti del popolo italiano (“cosiddetti” perché appena il 2% dei
cittadini godeva del diritto di voto) erano perfettamente consapevoli di quello
che ci si aspettava da loro e, pur mancando allora l'obiettivo, fecero del loro
meglio per mantenere gli impegni assunti. Già in una delle prime sedute del
regio parlamento italico (20 luglio 1862) provvide a ricordarlo ai colleghi il
deputato Ferdinando Petrucelli della Gattina: “Fare la guerra alla
preponderanza cattolica nel mondo, per tutto, con tutti i mezzi, questa la
nostra politica avvenire. Noi vediamo che questo cattolicesimo è un istrumento
di dissidio, di sventura e dobbiamo distruggerlo!”. Di rincalzo il quotidiano
“Il Diritto”, vicino al futuro presidente del consiglio e inventore del
trasformismo Agostino Depretis: “Quand'anche tutti gli uomini che hanno
autorità sulle cose d'Italia e tutti i partiti che li secondano, fossero
concordi nel volere, a dispetto della civiltà, mantenere intatto l'edificio
della Chiesa cattolica la nostra rivoluzione tende a distruggerlo e deve
distruggerlo e non può non distruggerlo senza pericolo. Nazionalità, unità,
libertà politica sono mezzi a quel fine; mezzi che eventualmente sono grandi e
solenni benefici per noi, ma che pure sono, rispetto all'umanità, null'altro
che mezzi per conseguire quel fine, che a lei sta sommamente a cuore, della
totale distruzione del medioevo nell'ultima sua forma: il cattolicesimo”.

Da ultimo l'Inghilterra, funestata, oltre che dalla crisi economica, dalla
conversione al cattolicesimo di Tony Blair, sembrava dimentica dei suoi antichi
progetti. Giacinto Pannella detto Marco e i suoi adepti sono andati a Londra
per ricordarglieli.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Sinceramente è come scoprire l'acqua calda.Lo sanno anche i sassi oramai che l'unità d'Italia è una farsa in tutto e per tutto.Lo dico da ammiratore della politica coloniale Inglese.Purtroppo irripetibile di questi tempi..simone

Federico Zuliani ha detto...

W Porta Pia!!!

Anonimo ha detto...

Grande marco pannella