mercoledì 18 febbraio 2009

ANSA. VELTRONI SI E' DIMESSO


ROMA - La "nuova stagione" di Walter Veltroni, cominciata 20 mesi al Lingotto di Torino, si infrange davanti al tonfo delle elezioni sarde e stritolata da mesi di tensioni, smarcamenti e polemiche più o meno sotterranee. Spiazzando tutti i big del partito, il primo segretario del Pd si dimette ed esce di scena. "Mi assumo le responsabilità mie e non, per molti il problema sono io, mi dimetto per salvare il progetto", annuncia di primo mattino Veltroni; e poi conferma più tardi nonostante l'insistenza di tutti, critici e sfidanti inclusi, affinché resti almeno fino alle europee. Il Pd esce terremotato dal voto sardo e apre ora una fase al buio, che con molta probabilità porterà l'assemblea nazionale ad eleggere Dario Franceschini segretario di transizione fino al congresso che difficilmente, viste le difficoltà del tesseramento, potrà essere anticipato a subito dopo le europee rispetto ad ottobre. Per allora si faranno i giochi veri per ridisegnare i nuovi equilibri del partito ed il nuovo leader visto che tutti danno per certo che Pier Luigi Bersani non resterà l'unico candidato a correre per la leadership.

A questi giochi Veltroni non parteciperà perché, avrebbe spiegato oggi motivando le sue dimissioni, "non ho intenzione di fare il capobastone", ovvero incarnare quello contro cui ha combattuto per mesi nel nome del rinnovamento. Veltroni avrebbe deciso da solo le dimissioni, ignorando le proposte, avanzate dal fedelissimo Giorgio Tonini, di andare alla 'conta' del congresso anticipato per sfidare gli avversari. Ma anche il pressing, arrivato pure da Bersani, per ritirare le dimissioni e cercare di risollevare in modo unitario le sorti del Pd in vista delle europee, rispettando il timing congressuale già previsto. "Basta farsi del male, io ho le mie responsabilità, ma non ho intenzione di andare avanti per fare logorare me e soprattutto la possibilità del Pd di esistere", ha tirato dritto il leader, che dopo aver riflettuto sulle osservazioni del coordinamento e su varie ipotesi di mediazione, é tornato alla riunione, ha confermato la decisione e poi ha lasciato la stanza. Un discorso nobile, descrivono i presenti, ma molto determinato nel quale Veltroni ha ricordato la "via crucis" e i "bastoni tra le ruote" messi in questi mesi lungo la sua strada. E mentre l'ormai ex segretario era nella sua stanza a ricevere telefonate, tra le quali anche quella del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il gotha del partito è rimasto un po' spaesato a valutare scenari futuri, resi ancora più confusi dalle difficoltà del tesseramento, del radicamento sul territorio e di regole statutarie pensate per una stagione all'insegna di un partito nuovo.

La strada più probabile, anche se c'é chi come Goffredo Bettini spinge per il congresso subito, è che ora il testimone passi al vicesegretario Dario Franceschini per gestire un passaggio che comprende le elezioni di giugno, il tesseramento del partito e la fase congressuale probabilmente fino ad ottobre. Una gestione che, almeno fino alle europee, non potrà che essere collegiale per cercare di non distruggere del tutto un partito già in crisi. Oggi Bettini ha proposto una "moratoria" delle candidature alla segreteria almeno fino a giugno, ma in molti ritengono difficile che non si apra una lunga fase congressuale, fatta di riunioni di correnti e discese in campo "con il rischio - denuncia un dirigente - di polverizzare del tutto un consenso già ai minimi". Allora Veltroni sarà uscito di scena, dopo aver spiegato, domani, le ragioni del suo addio.

2 commenti:

BIO ha detto...

Era ora che Veltroni se ne andasse! Di gran lunga il peggior leader che la sinistra abbia avuto!

Anonimo ha detto...

SEMPRE TROPPO TARDI I DANNI SONO FATTI SINISTRA=BUONISMO CON I DELINQUENTI