mercoledì 25 febbraio 2009

giuntami via mail

Caro Paolo,
Premesso che è detestabile (e di matrice illuminista)il gergo integrazione
(io preferisco Identificazione) e tolleranza "si tollerano i selvaggi, gli
incivili"..che brutto termine razzista- Rousseniano (infatti nella mitica e
democratica epopea dei lumi vanno rintracciati i primi capisaldi del razzismo);
purtoppo si è fallito con l'integrazione. In Italia non esiste integrazione
tantomeno uno stato di Welfare e quando non ci si integra questi sono i
drammatici risultati. Il modello d'identificazione a cui faccio riferimento è
quello della mitica Felix Austria Asburgica, stato multietnico, davvero "inter-
europeo", dall'impeccabile amministrazione (ancora spesso rimpianta dagli ex-
sudditi), dalla giustizia rigorosa e che aveva mostrato, tra l'altro, uno
straordinario vigore culturale. Smembrata in nome di un astratto principio di
nazionalità che avrebbe dovuto assicurare felicità e pace e preparò invece
un'altra guerra ancora più feroce, oltre a guerre civili negli Stati "liberati
dall'oppressione asburgica". Sotto i colpi delle forze della "modernità" finiva
un laboratorio di quella possibile unità europea che oggi si cerca di
ricostruire.
Infatti Sino ad allora, nel cuore del Continente, continuava ad esistere una
realtà politico-culturale che in qualche modo testimoniava dell'unità perduta
(non a caso era considerata l'ultimo brandello del Sacro Romano Impero). Sotto
lo scettro di Francesco Giuseppe, imperatore d'Asburgo, convivevano decine di
milioni di uomini delle tre etnìe, delle tre culture principali nella storia
europea: germani, slavi, latini. A differenza di quanto sosteneva una
propaganda esterna massonica-liberista-giacobina-anticlericale, laicista, non
era affatto una convivenza imposta dalla forza. Lo mostrarono quattro anni di
guerra in cui le armate dell'Impero multinazionale combatterono vigorosamente,
sino all'ultimo, senza sfasciarsi per mancanza di coesione interna. Che quelle
armate si sarebbero ammutinate al primo urto in nome del principio nazionale
era l'illusione dell'Italia del 1915.
E' indubbio che proprio le forze "democratiche", "progressiste", mirarono a
distruggere sin dalle fondamenta l'Impero Austro-Ungarico.
Una prova dell'efficiente integrazione nella Felix Imperiale e Gagliardamente
Cattolica viene fornita dagli Ebrei, da sempre cacciati in quasi tutta Europa
mentre nella Felix trovarono un sicuro porto di arrivo. Franz Kafka, Joseph
Roth, Karl Popper, immigrati innamorati del loro Paese d'identificazione che
scrissero queste parole: «Vienna era davvero una città incredibile,
caratterizzata da una creatività ineguagliabile. Era una mistura feconda di
quasi tutte le culture europee: il regime favoriva la libera espressione e
l'incontro di queste diverse tradizioni. Inoltre, diversamente da altri luoghi
dove culture disparate convivono - poniamo la New York di oggi - nell'Austria
degli Asburgo non c'era violenza».
W L'AUSTRIA CATTOLICA ASBURGICA esempio di perfetta sinfonia tra popoli e
moderno stato di welfare ABBASSO QUESTI MODERNI E PROGRESSISTI LAICISTI STATI
"DEMOCRATICI" Con tanto di virgolette visto che di democratico non hanno un bel
niente!
Un saluto,

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