venerdì 20 marzo 2009

E la soprintendenza chiede la revoca della procedura di gara per l’affidamento in gestione del Museo Archeologico





La gara per l’affidamento in gestione del museo archeologico legnaghese non smette di suscitare polemiche e sorprese.
Dopo le accuse dell’opposizione, relative al fatto che l’amministrazione abbia voluto accelerare l’operazione senza attendere il post elezioni, anche il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Veneto, critica fortemente l’operato dell’amministrazione Gandini.
In una missiva datata 27 febbraio 2009 - e sino ad ora tenuta all’oscuro dell’opinione pubblica - la Soprintendenza afferma di non essere stata coinvolta nel procedimento di formazione del bando di gara e, quindi, eccepisce di non aver avuto la possibilità di fornire al Comune le opportune osservazioni e proposte.
Da Padova censurano in primo luogo il fatto che i materiali archeologici che costituiscono la collezione museale, tutti di proprietà statale, sono esposti presso il Museo Civico per una Mostra temporanea autorizzata fino al 31.12.09, mentre risulta ancora in itinere la procedura di deposito temporaneo dei reperti, avviata secondo le recenti disposizioni normative in materia.
Ancora, si rileva che al momento non è stato stipulato con l’amministrazione alcun accordo per la valorizzazione dei beni archeologici, come invece previsto dal D.Lgs. 42/04, in particolare dall’art. 112.
Un accordo ritenuto necessario non solo per il carattere temporaneo dell’esposizione cui è autorizzato il Comune, ma anche per definire i diritti economici relativi ai biglietti di ingresso e ai proventi derivanti dalla riproduzione dei beni archeologici di potestà statale.
Nella missiva si lamenta inoltre il mancato coinvolgimento della Soprintendenza soprattutto nella predisposizione del contratto di servizio, in particolare per quegli aspetti che riguardano il contenuto del progetto di gestione, per quanto attiene alle attività di valorizzazione sui beni statali, i livelli qualitativi delle attività e dei servizi e la professionalità degli addetti.
In questo senso- secondo la Soprintendenza – andrebbe anche rivista e modificata la determinazione dei criteri per la valutazione dei progetti di valorizzazione contenuti nel disciplinare.
Vengono poi chiesti dei chiarimenti relativamente a come il Comune intenda adempiere all’obbligo di incarico al Conservatore, come previsto dalla L.R. 50/84 e DM 10 maggio 2001, “figura che non risulta ancora nominata e per la cui individuazione, peraltro, è buona prassi, nel caso di collezioni museali statali, coinvolgere la Soprintendenza”.
Le obiezioni mosse dall’ente di Via Aquileia non possono non condurre alla logica conseguenza di ottenere in autotutela la revoca della procedura di gara (Cfr disciplinare di gara pag. 17 ultimo capoverso).

ALLA LUCE DELLE FONDATE CRITICHE DELLA SOPRINTENDENZA, CHE SI UNISCONO A QUELLE GIA' SOLLEVATE DALL'OPPOSIZIONE, ANCHE L'AMICA SCAPIN SI DECIDA A REVOCARE IL BANDO. NE VA DEL FUTURO DEL MUSEO

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Vendiamo tutto. Ecco un'altra storia.
Legnago – Che il mercato dell’arte sia sempre in continua evoluzione è un dato di fatto, ma che questo includa Legnago all’interno di un gruppo di città europee che si vedranno “sottrarre” importanti opere d’arte da parte di facoltosi collezionisti cinesi è davvero difficile da credere.
In un intervista pubblicata in Ottobre dall’importante rivista d’arte moderna francese Le Beffe, lo statunitense Paul Fish, facoltoso gallerista, avvertiva nelle ultime battute della sua riflessione il Vecchio Continente dell’interesse manifestato dai mercanti della Cina per alcune opere d’arte “non convenzionali” ospitate in città sparse per l’Europa. Tra le città interessate Fish cita vari capoluoghi più o meno noti d’Italia e d’Europa, Breim, Fosse Au-Beu, Haston, Poggibonsi e Legnago.
Gia, Legnago la terra del Salieri e… del Sole di Pomodoro.
Questi nuovi collezionisti sono infatti attratti in special modo dalle opere dell’avanguardia, soprattutto statue con la particolarità di essere esposte non in musei o collezioni private ma in piazze, parchi e viali cittadini. La “moda” rimbalza da noi dagli USA dove è conosciuta gia da una decina d’anni, ma che ha visto una grande accelerazione negli ultimi quattro, ed ora è pronta ad investire l’Europa considerato dagli intenditori difficile, troppo protetto. E’ alla luce di queste rivoluzioni che il finanziere cinese Atogo Coischei si è interessato alla statua principale di piazza Garibaldi. Egli intende valorizzarla all’interno del parco cittadino del suo paese natale Neg-Laog, dove si dice sicuro attirerà interesse dei paesi vicini. Ora si ripensa al criticato intervento di Fish, l’americano, dalle vedute troppo contrastanti con la realtà europea e a chi commentò la vicenda dei “trapianti di statue” come una speculazione delle gallerie d’arte.
Da noi la notizia passò con l’indifferenza e l’ilarità di chi vede per la prima volta Legnago tener testa a Verona nel campo dell’arte.
Ma Verona, per ora si tiene pure le sue statue, e i legnaghesi intervistati si domandano “Cossa ghe metemo in piassa?”

____ ha detto...

Mitico, la riconosco, trattasi dell'accompagnatoria redatta da BEFFA LEGNAGO in occasione del pesce d'aprile di qualche anno fa...Poi il Presidente trovò la fidanzata...