LEGNAGO. L'estromissione di Longhi dalla Giunta «normale operazione politica»: ma la protesta esplode sulla strada
Stefano Nicoli
Il sottosegretario «benedice» il rimpasto nell'esecutivo ma lo aspettano urla, fischi e slogan «contro i traditori»
Da L'Arena Martedì 18 Ottobre 2011, pagina 26
Urla, fischi, sfottò, cartellini rossi e slogan «anti caregari» intonati da una quarantina di scatenati sostenitori dell'ex assessore pidiellino ai Lavori pubblici Paolo Longhi, estromesso un mese fa dalla Giunta dai suoi stessi compagni di partito con l'avallo degli alleati leghisti. Non poteva ricevere un commiato peggiore il sottosegretario alla Presidenza del consiglio Carlo Giovanardi, che ieri sera è arrivato a Legnago, su invito del referente veronese dei Popolari liberali Agostino Rossini, per legittimare «una normale operazione politica». Convinto che il rimpasto che ha assegnato ad un uomo della sua corrente - l'architetto Moreno Nalin - la poltrona sgombrata a forza dal giorgettiano Longhi «non giustifichi affatto la procedura di espulsione aperta dai vertici provinciali del partito nei confronti di alcuni consiglieri ed assessori, sulla scorta di quanto è avvenuto in situazioni analoghe verificatesi a Bolzano e a San Giovanni».
Dopo aver impartito l'assoluzione piena al burrascoso riassetto di esecutivo, nella conferenza stampa convocata da Rossini nella sede dei Popolari liberali di Corso della Vittoria, Giovanardi è stato infatti salutato all'uscita da una contestazione tenuta a bada da un ingente spiegamento delle forze dell'ordine. Con lo stesso Longhi, recordman di preferenze della lista Pdl nel 2009, in prima fila a gridare a squarciagola «contro i traditori» con il supporto dei militanti della Giovane Italia, di tanti ex aennini e dei consiglieri comunali di Verona Ciro Maschio, Elena Traverso e Stefano Ederle, ormai senza voce per reclamare l'espulsione dei responsabili del fuoco amico.
Un sit in durato 20 minuti che, fatta eccezione per un paio di calci sferrati nella calca al consigliere rossiniano Alessandro Rettondini, non è sfociato in violenze e tafferugli alla black block. Malgrado il clima rovente ed il secco rifiuto rivolto a Giovanardi, che prima di infilarsi sull'auto blu di servizio, si è avvicinato tranquillo ai contestatori «per confrontarsi con loro» invitandoli «a lavorare tutti assieme per il bene del Pdl». Tutto inutile. Anzi, i manifestanti hanno alzato il tiro amplificando fischi ed insulti con cori da stadio.
Questo è stato però solo l'epilogo della tappa mordi e fuggi in città del sottosegretario, che fa parte anche dell'ufficio di presidenza del Pdl. Una visita iniziata con una cronistoria di Rossini sugli ultimi sviluppi politici. «Eventi», ha detto il leader dei Popolari liberali, «che, grazie ad un'azione coraggiosa dei consiglieri spronata dalla latitanza del commissario, hanno permesso non solo di garantire una rappresentanza alla nostra componente inizialmente esautorata». «Ma anche», ha aggiunto, «di dare stabilità all'amministrazione e di rilanciare il Pdl».
Quindi ha preso la parola Giovanardi: «È inconcepibile ricorrere alle sanzioni per risolvere quella che è una questione politica fisiologica in un partito, usando tra l'altro due metri e due misure visto che quando è successo con un assessore della nostra componente andava tutto bene mentre se si tocca un ex An si arriva a questi estremi quasi surreali». «In Veneto». ha aggiunto il sottosegretario, «sarei più preoccupato a tenere chi se ne va dal Pdl come Fabio Gava e Giustina Destro piuttosto che colpire chi ha perfezionato, nell'interesse del partito, un legittimo accordo politico senza cambiare schieramento o far cadere la Giunta». Infine, prima di affrontare i manifestanti, Giovanardi ha lanciato un invito: «Mi appello ai direttivi provinciale e regionale affinchè ci ripensino utilizzando tutte le energie per risalire la china nel processo di democratizzazione interna iniziato da Angelino Alfano e che sta per culminare nei congressi».
COMMENTO
Di manifestati ne ho contati più di 100. Non erano affatto tutti ex An. C'erano molte persone precedentemente iscritte in Forza Italia.
Un grazie a tutti loro e soprattutto a quelli che sono rimasti al freddo e al gelo non per venti minuti ma per circa 2 ore (motivo per cui all'uscita del sottosegretario c'era meno gente a contestare). Grazie a coloro che, pur non essendo legnaghesi son giunti a gridare il proprio dissenso: Giovanni Pesenato, Silvia Dal Cero, Barbara Carpi, Elena Traverso, Stefano Ederle, Ciro Maschio, Pippo Mutascio e Matia Martini.
Grazie a chi avrebbe voluto venire, non l'ha fatto ma era lì col cuore.
Passando dall'altra parte della barricata è assolutamente interessante notare come alcuni sostenitori di Bendinelli alle regionali 2010 (Stefano Michelazzi, Laura Leonardo Maron) siano saliti nella "stanza dei bottoni", ovvero l'ufficio politico di Rossini & C.
Quanto poi al rifiuto di conversare con Giovanardi, esso è stato dato in forza delle provocazioni lanciate da quest'ultimo, il quale ha etichettato il gruppo dei contestatori come "fascistelli", brandendo provocatoriamente una minaccia che nessuno ha capito: la richiesta di espulsione di Maurizio Gasparri.
4 commenti:
proprio belli sembravate no-global! Però il calcio che hai sferraro potevi anche risparmiartelo! ciao da damiano
Caro Damiano, a ognuno la propria interpretazione.
Io sono profondamente no global, nel senso vero del termine, però, non in quanto vicino ai modi di fare dei contestatori facinorosi.
Di una cosa sono comunque certo: io non ho sferrato calci a nessuno. E a dire il vero non ho nemmeno visto il fatto di violenza - che condanno - di cui è stato vittima il consigliere Rettondini secondo il resoconto de L'Arema
Questo gentile anonimo mi accusa, in un post che non pubblico per le maldicenze che contiene, di essere autore di fatti deprecabili durante la manifestazione.
Nulla ho sotto questo profilo da rimproverarmi,se costui la pensa diversamente... Pazienza
C'e' ormai da riflettere seriamente sul fatto che in Italia si sia ormai costretti a scendere in strada, con o senza violenza, per identificare, processare e condannare alla gogna i farabutti della casta delle poltrone (con appalti pubblici a seguito). Anch'io, come Paolo, sono no-global da sempre. Non nel senso antagonista-comunista dei centri sociali (e certo neanche Paolo lo e'in quel senso). Quelli non sono affatto no-global ma figli di papa'che vogliono tutto senza fatica. Anzi la globalizzazione l'acclamavano loro ancora negli anni '90, applaudendo allo scempio delle identita' etniche, nazionali e religiose da parte di milioni di immigrati che della nostra cultura se ne fottevano, pisciando sui muri delle chiese di Firenze(Orgoglio e Rabbia, Oriana Fallaci, 2001). No global significa essere contro un mondialismo insano che ci stupra ogni identita', oltre che il portafoglio, come stiamo dolorosissamente provando oggi. Sul mondialismo (oggi globalizzazione) l'avevano vista giusta tanti buoni fascisti che avevano capito che il modello plutocratico-mondialista americano ci avrebbe portati tutti al collasso. Tradotto oggi, quel mondialismo si dice liberismo finanziario e globalizzazione senza regole. Putroppo la Storia la scrivono i vincitori e cosi' con l'acqua sporca si getto' anche il bambino. Oggi il modello americano, tanto caro ai vecchi dorotei che riuscivano sempre a farsi prestare soldi dallo zio Tom(il debito pubblico italiano non e' di adesso, comincio' con le follie dell'assistenzialismo democristiano gia' negli anni '70), ebbene quel modello e' adesso in declino e il conto da pagare viene girato ai giovani. Oggi abbiamo l'opportunita' di tornare a rivedere la storia e capire dove ci siamo sbagliati, io credo proprio dopo la crisi '29, risolta con l'invenzione del sistema dell'assistenzialismo (e quindi debito) da parte di quel folle di Keynes (non a caso americano). Oggi dobbiamo chiudere il welfare dell'utopia keynesiana e bloccare la cretinata del mercato libero globale che dovrebbe sostenere i governi a ritmo di debiti sempre maggiori. Consumismo planetario e societa' della balia che non vuole piu' rischi e assicura tutto per tutti sono due aspetti della stessa follia che ormai non abbiamo piu' soldi per pagare. Tornare ad un economia locale, a consumi locali, a bloccare la vendita di case e terreni ai nuovi conquistatori cinesi e indiani non e' ne' di sinistra ne' di destra. E' di chiunque abbia un cervello sano e pronto a difendere la terra dove e' nato e i valori che ancora, per poco, lo accompagnano. Giovanardi, cattolico come me, dovrebbe confessarsi per aver disubbidito ai comandamenti e aver fornicato con puttane mafiose (e pure ignoranti e incapaci) come quelli della locale casta legnaghese. Se c'ero io altroche' calci. Ai miei tempi non si perdeva tempo con i piedi. Ma allora il nemico era di ben piu' alto lignaggio e il duello era molto piu' piacevole, con o senza padrini. Aramis
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