domenica 10 marzo 2013

Ha ragione Crocco, salviamo i monumenti ai caduti della grande Guerra


di Paolo Cecco



E me che i tempi e il desio d'onore fan per diversa gente ir fuggitivo, me ad evocar gli eroi chiamin le Muse del mortale pensiero animatrici. Siedon custodi de'sepolcri, e quando il tempo con sue fredde ale vi spazza fin le rovine, le Pimplée fan lieti di loro canto i deserti, e l'armonia vince di mille secoli il silenzio”. Con questa immortale armonia di parole, il Foscolo autorizzava il governo della memoria e del ricordo a quei “Sepolcri”, severi contenitori delle eterne spoglie umane. Ed un odierno Foscolo ha lanciato nei giorni scorsi un accorato appello sulle pagine del quotidiano locale l'Arena: per salvaguardare lo storico monumento dei Caduti della città del Salieri. Mario Crocco, un gigante della storia civica cittadina, ha avvisato il governo cittadino affinché: "non venga abbandonato a se stesso un pezzo di storia legnaghese”. Nel j' accuse del novantaseienne infatti si fa riferimento all'azione erosiva degli agenti atmosferici e del tempo che hanno messo in precarie condizioni il complesso di Piazza San Martino, dedicato ai caduti della Grande Guerra. “Occorre strappare il monumento dall'incalzante degrado in cui versa con una radicale manutenzione”- ha chiosato l'illustre legnaghese-” l'ultima riqualificazione del fabbricato risale al 1997, è importante per la città non perdere la memoria del suo passato”. Già la memoria, l'onorare il passato ed i suoi martiri...che senso ha nell'epopea del “pensiero debole”, della spendig review , dello spread , della tecnocrazia al potere e del relativismo di massa? L'orologio che bussa alle porte del nostro tempo non ammette guardiani né tutori della memoria: si vive hic et nunc , sull'immediato slegandoci dal passato e dai suoi valori: custodi del nostro futuro civico ed antropologico. In una civiltà genoflessa al motto capitalistico del “ consumi, produci e crepa”, che presta attenzione alle sirene di Wall Street e dei burocrati di Eurolandia e fa spallucce di quei valori che hanno permeato la coscienza ed il viver civico di infinite generazioni è Crocco l'alieno, l'extracomunitario da rispedire a casa, il migrante di una memoria disconosciuta, calpestata, oltraggiata, vomitata. È notizia di tutti giorni l'attacco frontale che questo regime ha attuato nei confronti di quelle Istituzioni che hanno accompagnato l'uomo fin dalla culla: l'imperante laicismo da Novantatre e la denigrazione di Santa Romana Chiesa e dei suoi illustri ministri, l'umiliazione riservata alla Scuola (solo nello scorso anno abbiamo perso 53mila matricole) e più in generale alla cultura (che senso hanno i libri se paga di più un miss maglietta bagnata o dar due calci ad un pallone?) dunque la Pearl Harbor riservata alla musa delle muse, la matrice delle istituzioni: la famiglia. Su questa mappatura si può scorgere l'indifferenza, tutta modernista e liberista, che verrà riserbata all'urlo di dolore civico e storico divulgato dal Crocco. Nel tempo degli oggetti, del loro ritmo e della loro incessante successione non c'è spazio per il sacro, la spiritualità, l'umana contemplazione di quelle umanissime spoglie che, con il loro sacrificio, dovrebbero far da faro alle nostre azioni e dare un senso alla nostra fragile presenza terrena. Crocco vive la sua esistenza da appassionato cittadino, questa è la sua più grave colpa e delitto quando, oramai da decenni ci siamo liberati dalle spoglie della cittadinanza per liquefarci in quella dell'unica maschera ammessa nel teatro-mondo: quella del consumatore, del cliente, del correntista, del venditore. Non più, quindi, un abbraccio al nostro passato ma un quotidiano flirt con gli oggetti, con il conto corrente, con il vagare ludico negli odierni centri culturali e sacrali: i centri commerciali, le banche, le luci della ribalta moderniste. “Siamo nella casa del consumo come organizzazione totale della quotidianità, omogeneizzazione totale, in cui tutto è recuperato e sorpassato nella facilità”- questa sosteneva più di quarant'anni fa Baudrillard scogerndo l'imminente “ Società dei consumi. Temo (augurandomi di sbagliarmi) che, in questa epoca lubrificata, controllata, democratica, tecnicizzata, non ci sia spazio per il nostro tempo, per le nostre battaglie, per la nostra storia, per i nostri morti e per i nostri ossari... in chiusura, voglio ringraziare l'anziano concittadino: con la sua passione, le sue emozioni, magari le sue lacrime che cadevano dagli occhi e le sue pulsioni quando ha visto l'atmosfera apocalittica in cui vessa il sacrario legnaghese mi ha dato una eterna lezione di vita, di intensa umanità, di eroica esistenza vissuta non da presidnete della Bce o del Fed (odierni vello d'orati) ma da essere umano: dove non c'è spending review che tenga per onorare i nostri morti, la nostra memoria la nostra umanità.


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