di Paolo Cecco

“
E me che i tempi e il desio d'onore fan per diversa gente ir
fuggitivo, me ad evocar gli eroi chiamin le Muse del mortale pensiero
animatrici. Siedon custodi de'sepolcri, e quando il tempo con sue
fredde ale vi spazza fin le rovine, le Pimplée fan lieti di loro
canto i deserti, e l'armonia vince di mille secoli il silenzio”.
Con questa immortale armonia di parole, il Foscolo autorizzava il
governo della memoria e del ricordo a quei “
Sepolcri”,
severi contenitori delle eterne spoglie umane. Ed un odierno Foscolo
ha lanciato nei giorni scorsi un accorato appello sulle pagine del
quotidiano locale
l'Arena: per
salvaguardare lo storico monumento dei Caduti della città del
Salieri. Mario Crocco, un gigante della storia civica cittadina, ha
avvisato il governo cittadino affinché: "non venga abbandonato a se
stesso un pezzo di storia legnaghese”. Nel j' accuse del
novantaseienne infatti si fa riferimento all'azione erosiva degli
agenti atmosferici e del tempo che hanno messo in precarie condizioni
il complesso di Piazza San Martino, dedicato ai caduti della Grande
Guerra. “Occorre strappare il monumento dall'incalzante degrado in
cui versa con una radicale manutenzione”- ha chiosato l'illustre
legnaghese-” l'ultima riqualificazione del fabbricato risale al
1997, è importante per la città non perdere la memoria del suo
passato”. Già la memoria, l'onorare il passato ed i suoi
martiri...che senso ha nell'epopea del “pensiero debole”, della
spendig review ,
dello spread , della
tecnocrazia al potere e del relativismo di massa? L'orologio che
bussa alle porte del nostro tempo non ammette guardiani né tutori
della memoria: si vive hic et nunc ,
sull'immediato slegandoci dal passato e dai suoi valori: custodi del
nostro futuro civico ed antropologico. In una civiltà genoflessa al
motto capitalistico del “ consumi, produci e crepa”,
che presta attenzione alle sirene di
Wall Street e dei burocrati di Eurolandia e fa spallucce di quei
valori che hanno permeato la coscienza ed il viver civico di infinite
generazioni è Crocco l'alieno, l'extracomunitario da rispedire a
casa, il migrante di una memoria disconosciuta, calpestata,
oltraggiata, vomitata. È notizia di tutti giorni l'attacco frontale
che questo regime ha attuato nei confronti di quelle Istituzioni che
hanno accompagnato l'uomo fin dalla culla: l'imperante laicismo da
Novantatre e la
denigrazione di Santa Romana Chiesa e dei suoi illustri ministri,
l'umiliazione riservata alla Scuola (solo nello scorso anno abbiamo
perso 53mila matricole) e più in generale alla cultura (che senso
hanno i libri se paga di più un miss maglietta bagnata o dar due
calci ad un pallone?) dunque la Pearl Harbor riservata alla musa
delle muse, la matrice delle istituzioni: la famiglia. Su questa
mappatura si può scorgere l'indifferenza, tutta modernista e
liberista, che verrà riserbata all'urlo di dolore civico e storico
divulgato dal Crocco. Nel tempo degli oggetti, del loro ritmo e della
loro incessante successione non c'è spazio per il sacro, la
spiritualità, l'umana contemplazione di quelle umanissime spoglie
che, con il loro sacrificio, dovrebbero far da faro alle nostre
azioni e dare un senso alla nostra fragile presenza terrena. Crocco
vive la sua esistenza da appassionato cittadino, questa è la sua più
grave colpa e delitto quando, oramai da decenni ci siamo liberati
dalle spoglie della cittadinanza per liquefarci in quella dell'unica
maschera ammessa nel teatro-mondo: quella del consumatore, del
cliente, del correntista, del venditore. Non più, quindi, un
abbraccio al nostro passato ma un quotidiano flirt con gli oggetti,
con il conto corrente, con il vagare ludico negli odierni centri
culturali e sacrali: i centri commerciali, le banche, le luci della
ribalta moderniste. “Siamo nella casa del consumo come
organizzazione totale della quotidianità, omogeneizzazione totale,
in cui tutto è recuperato e sorpassato nella facilità”- questa
sosteneva più di quarant'anni fa Baudrillard scogerndo l'imminente “
Società dei consumi ”
.
Temo (augurandomi di sbagliarmi) che, in questa epoca lubrificata,
controllata, democratica, tecnicizzata, non ci sia spazio per il
nostro tempo, per le nostre battaglie, per la nostra storia, per i
nostri morti e per i nostri ossari... in chiusura, voglio ringraziare
l'anziano concittadino: con la sua passione, le sue emozioni, magari
le sue lacrime che cadevano dagli occhi e le sue pulsioni quando ha
visto l'atmosfera apocalittica in cui vessa il sacrario legnaghese mi
ha dato una eterna lezione di vita, di intensa umanità, di eroica
esistenza vissuta non da presidnete della Bce o del Fed (odierni
vello d'orati) ma da essere umano: dove non c'è spending
review che tenga per onorare i
nostri morti, la nostra memoria la nostra umanità.
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