giovedì 17 ottobre 2013

Acqua potabile, per l'Ulss21 ora siamo (quasi) "a prova di Germania"


ma continua il monitoraggio della Regione delle Ulss e di Arpav sulle sostanze perfluoroalchiliche nelle acque

L'acqua dell'acquedotto legnaghese non è avvelenata.
L'Ulss21 l'aveva già evidenziato a Luglio e lo ha confermato in una recente nota datata 10 Ottobre.
Quanto alla presenza di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS), il Dipartimento di Prevenzione ha escluso che esse possano rappresentare un rischio immediato per la popolazione, pur risultando necessario – questo è il monito dell'Istituto Superiore di Sanità e del Ministero della Salute – di intervenire sulla filiera idropotabile per eliminare ovvero per calmierare i valori di PFAS rilevati.
In punto è stato attivato un coordinamento tra la Direzione Regionale per la prevenzione, Ulss e Arpav, in filo diretto con i Ministeri della Salute e dell'Ambiente. E la task force, intervenuta su Acque Veronesi, ha già ottenuto dei “validi sistemi di rimozione di dette sostanze dalle acque”.
Anche la Regione Veneto ha avviato una commisione tecnica.
Il settimanale monitoraggio sull'abbattimento della PFAS nell'acqua potabile avrebbe dimostrato la significativa riduzione dopo le misure correttive imposte all'Ente Gestore (credo si tratti dei filtri a carboni attivi).

Quanto ai parametri di concentrazione di tali sostanze chimiche, la loro fissazione è competenza esclusiva del Ministero della Salute, il quale deve ancora esprimersi, pur essendo stato interessato più volte sulla questione PFAS da parte della Regione Veneto.

In attesa delle decisioni Ministeriali valgono le valutazioni dell'EFSA, l'agenzia europea competente per la sicurezza alimentare, le quali, circa il caso che ci occupa, evidenzierebbero l'esclusione di un rischio immediato per la popolazione esposta.

Ci sono poi le comparazioni: alla la Germania, che ha fissato un limite di PFAS molto restrittivo, pari a 100 nanogrammi/litro, fa da contraltare il regno Unito, il quale ha alzato l'asticella sino a 10mila nanogrammi/litro, valore mai raggiunto - e, nel dubbio, diciamo per fortuna! - nelle nostre acque.

Anche volendo adottare i ristrettivi parametri teutonici, la stessa normativa tedesca - attesi i valori attuali di PFAS nelle nostre acque - non prevederebbe azioni limitative dell'uso della potabile di acquedotto, nemmeno nei confronti dei bambini e delle donne in gravidanza.

La nota dell'Ulss21 affronta poi la questione dei pozzi privati che pescano acqua dalle falde di Legnago e dintorni. Le analisi  ad oggi effettuate escluderebbero la presenza di PFAS ma, in alcune zone, resterebbe il pericolo arsenico, presente in quantità superiori ai 10microgrammi/litro (=10mila nanogrammi/litro).



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