ma
continua il monitoraggio della Regione delle Ulss e di Arpav sulle
sostanze perfluoroalchiliche nelle acque
L'acqua dell'acquedotto legnaghese non
è avvelenata.
L'Ulss21 l'aveva già evidenziato a
Luglio e lo ha confermato in una recente nota datata 10 Ottobre.
Quanto alla presenza di sostanze
perfluoroalchiliche (PFAS), il Dipartimento di Prevenzione ha escluso
che esse possano rappresentare un rischio immediato per la
popolazione, pur risultando necessario – questo è il monito
dell'Istituto Superiore di Sanità e del Ministero della Salute –
di intervenire sulla filiera idropotabile per eliminare ovvero per
calmierare i valori di PFAS rilevati.
In punto è stato attivato un
coordinamento tra la Direzione Regionale per la prevenzione, Ulss e
Arpav, in filo diretto con i Ministeri della Salute e dell'Ambiente. E
la task force, intervenuta su Acque Veronesi, ha già ottenuto dei
“validi sistemi di rimozione di dette sostanze dalle acque”.
Anche la Regione Veneto ha avviato una
commisione tecnica.
Il settimanale monitoraggio
sull'abbattimento della PFAS nell'acqua potabile avrebbe dimostrato
la significativa riduzione dopo le misure correttive imposte all'Ente
Gestore (credo si tratti dei filtri a carboni attivi).
Quanto ai parametri di concentrazione
di tali sostanze chimiche, la loro fissazione è competenza esclusiva
del Ministero della Salute, il quale deve ancora esprimersi, pur
essendo stato interessato più volte sulla questione PFAS da parte
della Regione Veneto.

Ci sono poi le comparazioni: alla la
Germania, che ha fissato un limite di PFAS molto restrittivo, pari a
100 nanogrammi/litro, fa da contraltare il regno Unito, il
quale ha alzato l'asticella sino a 10mila nanogrammi/litro, valore
mai raggiunto - e, nel dubbio, diciamo per fortuna! - nelle nostre acque.
Anche volendo adottare i ristrettivi
parametri teutonici, la stessa normativa tedesca - attesi i valori
attuali di PFAS nelle nostre acque - non prevederebbe azioni
limitative dell'uso della potabile di acquedotto, nemmeno nei confronti dei bambini e
delle donne in gravidanza.
La nota dell'Ulss21 affronta poi la questione dei pozzi privati che pescano acqua dalle falde di Legnago e dintorni. Le analisi ad oggi effettuate escluderebbero la presenza di PFAS ma, in alcune zone, resterebbe il pericolo arsenico, presente in quantità superiori ai 10microgrammi/litro (=10mila nanogrammi/litro).
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